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[RULE] Sergio Romano:
il federalismo difficile
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[MANCA FOTO] - Bossi più che uno stratega è un tattico: adesso vuole dimostrare che la classe politica non è in grado di governare

- A Nord est non c’è un "partito" della secessione, ma grandi desideri insoddisfatti e paura di perdere la ricchezza costruita

- Il governo parla di federalismo solo genericamente perchè sa che applicarlo è molto complicato e il Sud ne uscirebbe impoverito

- Il Sud dopo un’eventuale secessione potrebbe prendere due strade: un crollo tipo Albania o diventare una piccola Taiwan.

- Il Polo ha "perso" l’elettorato leghista perchè ha governato male e per accattivarsi la destra moderata ha dovuto smorzare i toni liberisti


Bossi parla di secessione, Padania, moneta diversa. Il suo è un bluff per alzare il prezzo o al Nord esiste una vera voglia di indipendenza?
Bisogna distinguere tra Bossi e i suoi elettori. Scontenti, frustrati, oberati da troppe tasse. Hanno scelto Bossi come un megafono per la loro protesta. Questo è accaduto anche perchè durante la campagna elettorale Polo e Ulivo non hanno dato loro risposte.

Ammesso allora che il leader del Carroccio "spari a salve", dove vuole arrivare?
Bossi è un leader politico che sta costruendo qualcosa. Ma usa più la tattica che la strategia: sfrutta cioè il malessere generale. Diciamo che in questo momento ha un’esigenza: dimostrare che la classe politica non è in grado di governare. Quindi se Prodi parla di federalismo, lui dice secessione. E sposta il problema.

Ma è o no un pericolo reale quello della secessione?
C’è una scarica elettrica che non si sa dove può scaricare. E c’è anche paura: il Nord est ad esempio ha costruito molto, non vuole tornare indietro. Non penso esista un "partito" secessionista o federalista: ci sono magari desideri insoddisfatti...

E il governo intanto annuncia le prime riforme in senso federalista. Basteranno a frenare Bossi e la Lega? Oppure: cosa dovrebbe in concreto fare Prodi per impedire una spaccatura tra Nord e Sud?
Già, il federalismo. Il fatto è che pochi sanno di cosa parlano. Sia D’Alema, Prodi e Berlusconi la citano spesso evitando però i particolari. Vediamo di capirci: come minimo federalismo significa che ogni regione tiene per sè una maggior quota di gettito fiscale. Questo vuol dire che le regioni del Sud diventeranno più povere. E i politici nazionali, che lo hanno capito, restano sul generico e non si espongono. Senza contare tutte le altre cose da fare: il decentramento, l’autonomia gestionale, anche i sindaci chiedono maggiori poteri di gestione. Ma oggi c’è la catena prefetto-comuni-province- regioni. E tutti, di fronte alla possibile perdita di potere, si oppongono agli altri. Servirà poi una forte mobilità della funzione pubblica: ci sono 5 mila dipendenti al ministero dei Lavori pubblici solo a Roma. Bene, provate a spostarli: i sindacati alzeranno le difese...

Uno studente della Bocconi ha provato ad immaginare cosa succederebbe ad un’Italia divisa. E ha ipotizzato che il Nord finirebbe per trasferire le fabbriche al Sud. Secondo lei cosa può succedere?
Già tempo fa avevo consigliato di simulare una secessione, ovviamente con l’ausilio di esperti. Comunque proviamo: dopo la separazione il Sud svaluta del 40-50 per cento la moneta. Lo diveva anche Andreatta. Se resta nell’Unione europea, cosa fermerà il Nord dall’andare ad impiantare lavoro e fabbriche al Sud? Se invece il Meridione esce dal mercato unico, potrebbe diventare un disastro, un’Albania insomma. Ma anche mettere in piedi un’economia privata stile Taiwan che produce a prezzi bassi. In conclusione non è detto che l’ipotesi di secessione funzioni. Il grosso rischio è restare fuori dall’Ue: un guaio per tutti.

Infine un passo indietro alle elezioni: l’Ulivo aveva un altro elettorato, ma perchè il Polo non è riuscito ad attirare i piccoli-medi imprenditori e i commercianti del Nord-Est che hanno votato Lega?
Perchè ha governato per alcuni mesi e non ha dato l’impressione di farlo bene. Erano divisi, in lotta fra loro, non convincenti. E poi in campagna elettorale ha prevalso un linguaggio più cauto, meno bellicosamente liberista. E così hanno perso quella parte di elettorato. Ma forse non c’era alternativa: o loro o i moderati...

Alessandro Mognon
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