NAUTILUS logo



G I U G N O    1 9 9 6 



[PRIMA PAGINA]

[IN PRIMO PIANO]

[ATTUALITA']

[POLITICA]

[ECONOMIA]

[ESTERI]

[SPORT]

[SCIENZE]

[SCIENZE]

[CULTURA]

[CULTURA]

[CULTURA]

[CULTURA]

[CULTURA]

[TURISMO]

[METEO]

[METEO]

[GASTRONOMIA]

[OROSCOPO]

[ANNUNCI]

[] [PRIMO PIANO]
[SPECIALE] [RULE] Una valutazione di Percy Allum, politologo dell'Università inglese di Reading ed esperto di problemi italiani

Cristo si è fermato a Pontida [RULE]


Alla conclusione delle sue famose Lettere meridionali nel 1875, il grande meridionalista Pasquale Villari, rivolgendosi alla classe dirigente risorgimentale, scrisse: "'Dopo l’unità d'Italia non avete più scampo; o voi riuscirete a render noi civili; o noi riusciremo a render barbari voi. E noi uomini del Mezzogiorno abbiamo il diritto a dire a quelli dell’Italia superiore e centrale la vostra e la nostra indifferenza sarebbero del pari immorali e colpevoli..." In altre parole, costruire un paese moderno e uno Stato legittimo.

Ci pare che ci sia una grande ironia visto al giorno di oggi; infatti nonostante l'ascolto dato all'appello di Villari dai governi nel dopoguerra, il Settentrione non solo non è riuscito a rendere civile il Mezzogiorno ma è riuscito allo stesso tempo a rendersi barbaro senza l'aiuto particolare del Meridione: Milano come Napoli; il Veneto come la Calabria (Tangentopoli insegna !) Inoltre, l'appello di Bossi e dei leghisti alla secessione non e altro che un altro atto "incivile" e "barbaro". Come scrisse ancora Villari: "in un altro paese più civile del nostro, una situazione simile a quella meridionale, solleverebbe uno spirito pubblico; una generale indignazione domandarebbe pronta giustizia..."

Nella "Padania", invece, la solidarietà meridionale dei governi del dopoguerra provoca oggi una rivolta fiscale. Perché va detto senza peli sulla lingua che l'origine del 'secessionismo padano' sono i soldi. Non a caso, le radici del separatismo leghista sono dunque la crisi fiscale e il debito pubblico. Di conseguenza il leghismo è principalmente una rivolta fiscale, simile a quella del Partito del progresso danese del populista Morgens Glistrip e dei suoi grandi successi elettorali della fine degli anni'70 e 80. Infatti, il secessionismo attuale ha poco a che fare con le "deboli identità nordiste' come confermò, tra l'altro lo scrittore, Guido Piovene nel corso del suo Viaggio in Italia (anni '50}: "nel Veneto non vi è traccia di separatismo", anche se ammise che "esiste nel cuore dei veneti una persuasione fantastica che la loro terra sia un mondo.... che non ha l'uguale nelle altre regioni d'ltalia...".

Ora a questo punto e necessario rilevare un paradosso, e cioè che gli elettori leghisti di oggi sono i fedeli elettori democristiani di ieri e vengono in massa dalle zone più 'bianche' d'ltalia. Cosa è accaduto affinché coloro che furono tra i principali "supporters" dei governi democristiani di ieri (quelli che praticavano una Politica di solidarietà con il Meridione - riforma agraria. Cassa per il Mezzogiorno - del tipo invocato da Villari), li rifiutano oggi sulla base del noto slogan "Roma ladrona" ? La risposta più immediata si trova senz’altro nel modo in cui la DC ha governato il paese nei cinquant’anni del dopoguerra. Non era solo una questione di intenti, ma di risultati. E alla fine il conto è diventato pesante, troppo pesante per alcune categorie sociali...

E’ noto che la DC ha operato come un partito di mediatori; infatti, era l'amalgama di due tipi di partito - partito di massa nel Nord e partito di notabili nel Sud - che è diventato un consorzio di macchine politiche locali tanto al Nord quanto al Sud man mano che avanzava il dopoguerra: la mediazione era la sola cosa che teneva le varie parti insieme, e ciò grazie alla guerra fredda e l'anticomunismo. Nel Settentrione, la DC aveva egemonizzato l’elettorato grazie alla Chiesa; nel Meridione, con il clientelismo. Il dualismo economico e politico fra Nord e Sud che rendeva contraddittoria l’azione della DC ha generato la Politica del doppio binario tra Settentrione e Meridione che ha assicurato il suo saldo consenso politico. Tutto andava liscio durante la "trente glorieuses ":nel Nord la DC assicurava benefici alla piccola industria (esenzioni fiscali, credito sovvenzionato, flessibilità del mercato di lavoro, ecc.), mentre al Sud l'intervento dello Stato (con posti di lavoro, incentivi in agricoltura, opere d'utilità pubblica, ecc..}, creava il noto sistema di potere clientelare fondato sulla spregiudicata gestione della finanza pubblica.

A partire degli anni '70 la contraddizione fra queste due politiche diventava sempre più difficile da sostenere: i costi aumentavano sempre e i benefici diventavano sempre meno visibili, soprattutto al Nord. La recessione dei primi anni '90, con l’aumento della pressione fiscale per contenere il debito pubblico, fu l'ultima goccia per i gruppi sociali settentrionali cruciali: imprenditori, lavoratori autonomi e lavoratori dipendenti, soprattutto nei distretti industriali. Tutti convinti che Roma succhiava loro il guadagno del proprio lavoro tramite una miriade di tasse che servivano a mantenere uno Stato inefficiente (da qui lo slogan "Roma ladrona") e un Meridione corrotto e mafioso (da qui l'altro slogan "Etna, fai il tuo dovere !"). In conclusione, è quindi certamente vero che fin quando le varie leghe si sono focalizzate sulla cultura e l’identità locali dei diversi Popoli d'Italia non hanno avuto grandi successi elettorali. A dimostrazione di ciò è il fatto che la Lega Nord è un'alleanza di varie leghe regionali rappresentando diverse identità nordiche, quindi aperta alla stesso tipo di contraddizione che ebbe la DC. La riprova del fondo materiale anziché culturale della protesta nordista sarebbe l'attuale rapida diffusione dell'associazione LIFE (Líbera Impresa Federalisti Europei) che rischia di tagliare l'erba sotto i piedi della Lega: la vera battaglia non è (e in un certo senso non è mai stata) il separatismo ma i soldi. E più presto il nuovo governo se ne renderà conto e agirà. meglio sarà per tutti ("Padania" compresa).

Percy Allum
Università di Reading (UK)

[Rule]