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[RULE] E adesso Cipputi
lavora a
Yellowstone [RULE]


Nel Nord-Est dei capannoni e del cemento c'è anche una fabbrica metalmeccanica nata in mezzo ad una specie di riserva naturale. Dove tra laghetti e cascate gli operai in tuta blu passeggiano tra aironi, struzzi, fenicotteri, tartarughe giganti, falchi e scoiattoli.

L’operaio ha sempre la tuta blu, il cacciavite nel taschino, la gavetta con la minestra di fagioli e la Gazzetta dello Sport sotto il braccio. Come il buon vecchio Cipputi. Solo che prima di timbrare il cartellino, passati i cancelli della fabbrica, gli sembra ogni mattina di entrare al parco di Yellowstone. Chi entra in macchina, operai compresi, deve farlo a passo d'uomo. Altrimenti si rischia di dover inchiodare di colpo per non stendere lo struzzo che, incurante di tutto, ti attraversa la strada all' improvviso. Può essere uno struzzo, ma anche un airone o una cicogna o una tartaruga di quelle giganti. Manca solo l’orso Yoghi, che se l’è cavata perché è un cartone animato. Ma non siamo in una riserva naturale né allo zoo: Siamo alla Raasm, una fabbrica che produce attrezzature per la lubrificazione e più precisamente pompe pneumatiche.

E' un'azienda nata nel '75, a due passi da Bassano del Grappa. Settanta operai, oltre il 90 per cento di quello che produce viene esportato, un fatturato che sfiora i 25 miliardi. Un'azienda come tante nel Nord est, di quelle nate dal nulla (all'inizio occupava i 70 metri quadri di una stalla) ma cresciuta presto in linea con quell'ascesa economica che ha fatto del modello veneto la terra dei miracoli. Ma il miracolo, in questo caso, sono i nove ettari di verde nei quali è immersa l'azienda e dove circolano liberi e allo stato brado gru, fenicotteri, struzzi, antigoni, nandù, fagiani, pernici, starne, pavoni e una trentina di specie diverse di uccelli acquatici. A questi si aggiungono civette, falchi e barbagianni che si sono insediati spontaneamente nel parco e poi scoiattoli, tartarughe e, in dirittura di arrivo, perfino daini.

Fin qui la fauna. II capitolo flora è ancora più nutrito: a circondare la fabbrica (che su 8 ettari di terra occupa solo 16 mila metri quadri ) sono oltre 200 specie di piante diverse tra cui acacie, faggi, carpini, celtis. E poi migliaia di arbusti e fiori di ogni tipo che costeggiano i corsi d'acqua che attraversano il parco e che confluiscono in un lago alimentato da una cascata (un vero e proprio giardino giapponese da far invidia ai giardinieri del Sol Levante). Un bacino di riserva, inserito addirittura nelle mappe provinciali dei Vigili del fuoco, a cui possono attingere con elicotteri in caso di necessità.

E con gli elicotteri, gli animali del parco hanno grande familiarità. Quando parte o atterra quello che usa abitualmente il propietario dell'azienda, non si scompongono neppure e continuano imperturbabili a zampettare per nulla spaventati dal rumore dei motori. Così come circolano placidi tra le auto di operai e impiegati parcheggiate sul piazzale antistante l'ingresso di questa fabbrica-fattoria. Così almeno la definisce il proprietario, 48 anni, l'aria più di un biologo che di un imprenditore.

Capelli grigi, jeans e camicia hawaiana, Giovanni Menon racconta di aver realizzato il suo sogno nel cassetto. «Ho sempre desiderato lavorare in un ambiente immerso nel verde, dove uomini e animali potessero convivere in armonia. Nei primi anni '70 quando andavo a Milano per lavoro tornavo distrutto da lunghe riunioni fatte dentro una stanza senza finestre o quasi, all'interno di stabili di cemento, circondati da asfalto. Un incubo». Così quando la Raasm nasce, nel '75, in quattro stanze recuperate in una ex stalla lo spazio riservato al verde c'è già. E siccome le cose vanno bene e gli affari girano per il verso giusto Menon investe comprando terreno e poi ancora terreno fino a trasformare la sua proprietà in una sorta di piccolo Yellowstone dove trapianta alberi di ogni tipo, ci mette gli animali più disparati, crea corsi d'acqua, ponti in legno che li attraversano, trasporta massi alluvionali da 340 quintali e li piazza all' ingresso della fabbrica. «Anche un sasso - dice -parla dell'uomo e della sua storia».

Non a caso sugli scaffali della libreria, dentro il suo ufficio, campeggiano titoli come «Minerali e rocce», oppure «Saggezza della natura» o ancora «Balloons, il fascino del volo in mongolfiera». Libri che rispecchiano il suo modo di essere. «Se mi sento realizzato? Sì, sto bene - dice - sono in pace con me stesso, soddisfatto per aver messo in piedi un patrimonio che non andrà disperso e che è una specie di inno alla vita».

Una vita che, in effetti, pulsa ovunque si giri lo sguardo. Per esempio davanti all'ufficio tecnico dove, su un cornicione, le rondini hanno fatto il nido. O davanti alle porte a vetri dell’ingresso dove le gru ogni tanto bussano con il becco. Scene dell'altro mondo per chi le vede per la prima volta, abitudine, invece, per chi alla Raasm ci entra ogni mattina. Per gli abitanti della zona la fabbrica di Menon è come il paradiso terrestre. Oltretutto neanche proibito, perché da qualche tempo l' imprenditore apre le porte del parco a chi desidera visitarlo. Le maestre hanno preso l'occasione al volo e ci hanno portato i loro marmocchi in visita con tanto di block notes e di biro per annotare tutte quelle meraviglie. E le coppie di sposi vanno lì vestiti di tutto punto a farsi immortalare possibilmente con uno struzzo sullo sfondo o, perché no, una cicogna che porta pure bene. E poi ci sono gli anziani per i quali Giovanni Menon ha in serbo un progetto che realizzerà, giura lui, entro il '97. E cioé una mini ferrovia a vapore ( come i trenini di una volta) che percorre il parco in lungo e in largo toccando anche gli angoli più suggestivi in modo che chi stenta a camminare possa ugualmente non perdersi lo spettacolo. Quella delle vaporiere, a dire il vero, è una delle tante passioni di Menon. Che una volta all'anno salta su un aereo diretto a Birmingham, in Inghilterra, dove si tiene la Fiera del vapore, una grande parata di collezionisti che espongono tra le altre cose vecchi trenini alti poco più di un metro. Menon guarda, fotografa, compra. Quest'anno è tornato a casa con una collezione di ampolle d'olio del secolo scorso. «In tutto sono 500 pezzi che sistemerò all'ingresso dell'azienda - dice Menon - come testimonianza di un oggetto che ~e il progresso ha profondamente cambiato». II passato, del resto, è un suo chiodo fisso. Tanto che un'ala della fabbrica sarà dedicata ad ospitare 91 attrezzi usati nei mestieri di una volta, quelli dimenticati da tutti e sepolti dalla tecnologia.

Di progetti per la testa Giovanni Menon ne ha tanti. Ad esempio acquisire un'ulteriore area di terreno per ingrandire il parco delle meraviglie. Ogni tanto si alza dalla poltrona, esce dall'ufficio e si mette a camminare in mezzo ai suoi prati incrociando gli animali . «Vorrei trasmettere il senso di tutto questo a mia figlia - dice - vorrei che capisse, magari un domani perché adesso è ancora piccola, quanto è importante non perdere di vista la dimensione umana del vivere. Io non compro Ferrari come altri imprenditori e abito al quarto piano di un condominio Ma quello che ho fatto sono sicuro che resterà nel tempo».

Anna Madron

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