Index CULTURA/DANZA - Aprile 1997



Luciana Savignano e l'Aterballetto
in un trittico coreografico di grande suggestione

Luciana Savignano e Aterballetto realtà stabile di balletto italiana eccezione fatta per gli enti lirici, hanno fatto il tutto esaurito giovedì 27 marzo al palazzetto dello sport di Vicenza, nell'ambito delle manifestazioni di Vicenza Danza, e mandato letteralmente in visibilio il pubblico presente che li ha applauditi per un quarto d’ora.
La Savignano si è riproposta come interprete indimenticabile della celeberrimo
Bolero versione Maurice Bejart mentre l’Ater ha proposto Scrutiny di David Parson e Circus del giovane emergente Orazio Caiti.
Un trittico corografico di grande suggestione dissimile per dinamiche espressive e tecniche.
Scrutiny creata da Parson nell’87, recentemente acquistata dall’ Ater, è incentrato sulla tematica esistenziale dei pregiudizi del comportamento umano. Le braccia dei danzatori, vere e proprie frustate di energia, sono proiettato in uno spazio scenico continuamente ridimensionato dai cambi direzionali. Una scena mutante, fitta di un intrico di percorsi invisibili che i ballerini scoprono, incrociandosi, allacciandosi in richiami tesi e vitali.
Circus primo lavoro di Caiti per l’Ater è una coreografia sovraccarica di immagini che si susseguono con una velocità incoerente che travolge. Una musica lontana, quella di Mozart, disturbata dal linguaggio della quotidianità : il rumore, dai ritmi del rap e del rock.
Una sorta di inquinamento sonoro e visivo che possiede l’anima del danzatore creando un circo gestuale sospeso tra l’arcaismo del classico estetizzato e l’estremizzazione di movenze da cyborg. Corpi elettrici scossi continuamente da una melodia informe, che paralizza il movimento o lo esaspera.
Bolero chiude la serata, la Savignano che interpreta il ruolo della melodia è tornata sul suo tavolo circondata da venti ballerini e non ha deluso le aspettative.
Bejart dice della musica di Ravel "una melodia che si avvolge su stessa contorcendosi sino ad inghiottire l’ intero spazio sonoro e se stessa". Su quel tavolo effettivamente si consuma un sacrificio, è quel tavolo l’altare sul quale la danzatrice,scarnificando progressivamente con la musica, offre la nudità dell’anima che sorge mentre la fisicità dilegua.

R.P.