Index CULTURA/DANZA - Aprile 1997



Bolero: la sensualità come rito

Di Bolero ne hanno parlato negli ultimi vent’anni un po’ tutti, per questo preferiamo farlo raccontare da Luciana Savignano che è, tra tutte le interpreti, la più significativa.
"La musica di Ravel " diceva Bejart "è fin troppo nota e tuttavia sempre nuova per la sua a semplicità".
" Sempre nuova è anche la mia interpretazione di Bolero" spiega la Savignano sinceramente non ricordo quante volte l’ho danzato ma è come se ogni volta la mia anima si rinnovasse donandosi, attraverso il corpo, in un messaggio in continua mutazione che sussurra cresce in un grido e tace con la musica".
Metamorfica la Savignano nel "suo" Bolero: una fisicità che si accende lentamente a partire dalle sue dita tante piccole fiammelle che si insinuano sulla scena si allungano nelle braccia, nel busto nelle gambe divampando in un grande incendio che è l'unione della melodia con il ritmo.
" Io sono innamorata" continua "dell’arte come la crede e la vive fancendola vivere Bejart. Il movimento in lui è interamente dedicato alla ricerca di un messaggio da proiettare ad un dialogo continuo con la musica e soprattutto mai fine a se stesso: è questa la meraviglia, la magia del suo vocabolario coreografico.
Le mie mani le mie braccia sono come delle ali di fuoco che esprimono la necessità fisica di comunicare.
Io sono una sacerdotessa che compie un rito per me Bolero è come una preghiera è questo che sento ogni volta che lo danzo.
Spesso si vede in Bolero solo l’erotismo ma se vogliamo la sensualità che si legge nella continua ripetizione dei balancé nelle sinuose ed ossessive movenze del bacino ha molto di cerebrale appartiene ad una sensualità superiore.
Io mi sento come l’araba fenice che sorge dalle fiamme come se la musica di Ravel provenisse dalla tomba e mi facesse progressivamente rinascere è come un miracolo ed io dico sempre che il giorno che sentirò affievolirsi il fuoco che anima questo incanto scenderò dal tavolo. Ma sino ad ora sento ancora tutta la magia di Bolero scaldarmi."

Roberta Paolini