Vai al numero precedenteVai alla prima paginaVai al numero successivo

Vai alla pagina precedenteVai alla prima pagina dell'argomentoVai alla pagina successiva

Vai all'indice del numero precedenteVai all'indice di questo numeroVai all'indice del numero successivo
Scrivi alla Redazione di NautilusEntra  in Info, Gerenza, Aiuto
 
redarrowleft.GIF (53 byte) Cinema aprile-maggio 2003

Salvatores e il grano della paura

 

Ci sono i bambini con le loro fantasie, gli adulti cattivi e sterminati campi di grano che fra le spighe dorate possono nascondere l’orrore. Dopo tante storie di adulti problematici e in fuga da loro stessi in “Io non ho paura” per la prima volta il regista milanese di “Mediterraneo” e “Nirvana” ha diretto dei ragazzini. E ha scoperto, come racconta in questa intervista a Nautilus, un mondo straordinario

 

Nautilus incontra Gabriele Salvatores a proposito del suo ultimo film tratto dal romanzo omonimo di Niccolò Ammaniti in cui – in un’Italia distante nel tempo e dello spazio – due bambini si incontrano in modo drammatico e spaventoso:  Michele Amitrano, nove anni, si trova di colpo a fare i conti con un segreto così grande e terribile da non poterlo nemmeno raccontare. E per affrontarlo dovrà trovare la forza proprio nelle sue fantasie di bambino, mentre si assiste a una doppia storia: quella vista con gli occhi di Michele e quella, tragica, che coinvolge i grandi di Acqua Traversa, misera frazione dispersa tra i campi di grano.

 

Io non ho paura è tratto da un romanzo di successo ed è una riflessione sulle dinamiche delle bande di bambini. Ha pensato a qualche precedente illustre mentre lo girava?

 

Sì, a Il Signore delle mosche del premio Nobel William Golding da cui Peter Brook ha tratto un film bellissimo. Ricordo una scena in cui un bambino chiede ad un altro di non dire a nessuno che lui era stato soprannominato “fatty”, ovvero “grassottello”. Ovviamente, la prima cosa che fa l’altro è quella di raccontare a tutti questo segreto. Si tratta delle dinamiche dei giochi di bambini che spesso arrivano ad essere crudeli. Io non sono mai stato grasso, ma ho sempre portato gli occhiali. Quando giocavo a calcio con i miei amichetti, finivo sempre in porta che – per uno che porta gli occhiali – è una sorta di supplizio. Io non ho bambini e non ho mai lavorato con loro. Con Io non ho paura avevo bisogno di alcuni cuccioli della mia specie per fare quello che dovevo fare. E’ stata una scoperta straordinaria. Un’illuminazione.

 

Uno dei grandi protagonisti del film è il grano: perché?

 

Se lo vedi da fuori il grano dà un’immagine dolce, profumata e di benessere. Visto da dentro, invece, se hai dieci anni o se sei il Presidente del Consiglio, ti senti come sommerso. Il corpo è immerso in un mondo che non puoi vedere e che pullula di una vita che – talora – può diventare anche pericolosa con topi e anche qualche serpente.

 

Anche in questo film la musica ha una grande importanza con la sua prima collaborazione con Ezio Bosso…

 

Dopo Mediterraneo e Puerto Escondido ho realizzato film ancora più diversi da Marrakesch Express. Ogni pellicola ha bisogno di una propria impostazione, così come di una sua musica. In Sud ho utilizzato ad esempio i primi prodotti degli albori dell’hip hop italiano. Subito dopo è arrivato Nirvana con altre musiche ancora fino ad arrivare a scelte per film più recenti. La musica cambia a seconda dei film. Spesso ho lavorato con Mauro Pagani e Federico De Robertiis. Per Io non ho paura, però, volevo Bosso perché desideravo da Bosso, un musicista classico compositore per un quartetto d’archi, una musica “tesa come una corda di violino”.  

 

La scelta musicale è in direzione di un’ispirazione molto rarefatta…

 

Certo, prova a pensare bambini che giocano in splendenti campi di grano, resi ancora più luminosi dal contrasto con quell’orrore che la forte bellezza della natura nasconde. Non volevo una musica sinfonica, perché temevo che tutto diventasse una sorta di lungo spot stile Mulino bianco. Volevo una musica enigmatica in grado di porre una distanza tra lo spettatore e la storia, e che esaltasse il carattere enigmatico di come sono spesso i bambini. Desideravo fosse esaltata la componente minimalista della narrazione.

 

m.s.

 

Sito ufficiale del film:
http://www.iononhopaura.it/home.html

 

 invia questo articolo a un amico
 

np99_riga_fondo.gif (72 byte)

                                           Copyright (c)1996 Ashmultimedia srl - All rights reserved