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redarrowleft.GIF (53 byte) Cinema aprile-maggio 2003

Pupi Avati e il cuore ritrovato

 

I successi prima, la depressione poi. Quello di Pupi Avati è un destino paradossale. Perché tradito dal film in cui aveva investito e creduto di più, torna a sorridere con quello che gli è costato poche lire e su cui non avrebbe scommesso nulla. E che gli ha fatto riamare quel cinema (e quel pubblico) che pensava perduto

 

E' sinceramente commosso Avati per questo premio inaspettato "sottratto" ai due contendenti principali Gabriele Muccino e Ferzan Ozptek. Un premio che arriva in un momento particolare della carriera di questo regista dopo che - addirittura - aveva pensato di lasciare perdere tutto in seguito alle delusioni de I cavalieri che fecero l'impresa. Nominato Presidente di Cinecittà Holding, con il seguito di Regalo di Natale in uscita in autunno nei cinema, Avati ha vinto per Il cuore altrove, un romanzo e un film di successo su cui, però, il regista emiliano non avrebbe puntato. Come ci spiega in questa intervista esclusiva con in mano il David di Donatello appena conquistato.

 

E' un premio all'amore ritrovato...


E' un premio che mi fa innamorare nuovamente del cinema. I cavalieri che fecero l’impresa è stato un film in cui io e mio fratello abbiamo creduto molto. Ci è costato molta fatica in termini economici e psicologici. Il suo modesto successo di pubblico mi ha gettato in uno stato di grande sconforto. Non sapendo fare meglio di così, credevo fosse giustamente arrivato il momento di ritirarmi. Mi sono sentito come se fossi uscito da un incidente stradale: disorientato e confuso. Non riuscivo a riprendermi, perché la consideravo come una cosa un po’ ingiusta. Poi dopo la pubblicazione di alcuni miei vecchi film in Dvd e dello stesso I cavalieri questo nuovo contatto con la realtà produttiva mi ha invogliato a scrivere una commedia e ad intitolarla Il cuore altrove.
Così ho avuto meno paura. E dire che per un po' mi sono sentito un corpo estraneo, cadendo in un'estrema diffidenza nei confronti del cinema italiano. Adesso devo riconoscere che questo premio datomi dai votanti del cinema italiano di oggi, rappresenta una sorta di incoraggiamento a riavvicinarmi.
 

E dire che Il cuore altrove è un film piccolo dal punto di vista produttivo...


Sì e questo può sembrare paradossale. Il cuore altrove è il film più piccolo che ho fatto e mi ha dato così tanto successo. Una pellicola che, per giunta, è arrivata dopo che avevo diretto un film costosissimo. Il più grande progetto che potessi immaginare mi ha dato solo dolori, il più piccolo, invece, mi ha riavvicinato al cinema. Questo coincide peraltro con il riavvicinamento di tutto il pubblico italiano al nostro cinema.

 

Dal suo punto di osservazione privilegiato di Cinecittà Holding cosa vede per il cinema italiano?


Esattamente tutto questo: oggi la gente non si vergogna più di dire "Sono andato a vedere un film italiano".
 

Lei ha detto - tempo fa - di avere scritto Il cuore altrove ridendo. E dire che non poteva immaginare questo lieto fine...


Ho scritto quel film ridendo e commuovendomi. Le due emozioni primarie del cinema. Le persone pagano un biglietto per entrare dentro tutto questo. Io credo che quando uno spettatore va al cinema desidera soprattutto "impegnare" il cuore. Il cinema italiano - per troppi anni - pur impegnando la mente, ha lasciato "il cuore altrove".
Adesso il cuore deve entrare nuovamente nelle sale cinematografiche.
 

Perché ha scelto di narrare una storia d'amore così "disperata"?


E' una storia d'amore a tutto tondo, dove c'è un investimento personale e spirituale a tutto tondo. Come tutte le storie d'amore totalizzanti, anche quella di questo film è talmente autentica da trasformare chi la vive in un eroe. Un personaggio così paradossalmente ingenuo ed inadeguato alla vita diventa l'eroe delle platee. Tutti si identificano in lui. E' evidente che si tratta di un messaggio di condivisione nei confronti di chi soffre nel rapportarsi con gli altri.
 

Il cuore altrove doveva essere interpretato da Alberto Sordi...


Sì , nel ruolo poi andato a Giancarlo Giannini. Glielo avevo proposto, ma poiché era già in un momento difficile mi ha risposto: "Voglio che tu mi scriva un film dove tu mi scriva tutte le battute e sia io ad avere tutti i ruoli". Gli ho promesso che l'avrei scritto e che dopo averlo fatto l' avrei chiamato... e prima o poi lo chiamerò.

m.s.

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