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redarrowleft.GIF (53 byte) Cinema Marzo 2003

 
Spy story in dialetto veneto

Ha girato il film fra nordeuropea Berlino, le dolci campagne trevigiane di Asolo e i severi colonnati della Basilica Palladiana di Vicenza. E’ Il gioco di Ripley di Liliana Cavani, tratto dal libro di Patricia Highsmith. Che ha scelto un’ambientazione particolare per un giallo all’americana

 

Dopo Anthony Minghella e Wim Wenders anche Liliana Cavani ha dovuto confrontarsi con Ripley, l’enigmatico personaggio nato dalla penna di Patricia Highsmith che – con la sua dose di letale ambiguità – si propone come un modello a metà tra Arsenio Lupin e Diabolik, tra la Primula Rossa e Hannibal Lecter. Ne Il gioco di Ripley  è l’attore americano John Malkovich ad interpretare il raffinato esteta alle prese con pericolosi gangsters tedeschi, costretto suo malgrado a coinvolgere un inglese suo vicino di casa nell’affascinante campagna veneta.  

 

Il gioco di Ripley è stato presentato all’ultimo Festival di Venezia. E’ rimasta soddisfatta delle critiche e del dibattito seguito alla proiezione al Lido?

 

Sì, assolutamente. Soprattutto se si pensa al caos che si verifica a Venezia dove i giornalisti sono costretti a seguire tante pellicole tutte insieme.

 

Come è arrivata a dirigere questo film?

 

Sono stata contattata dalla produzione americana che mi ha scelto per dirigere in Italia questa pellicola. Per fortuna ho sempre amato molto il lavoro di Patricia Highsmith e sono stata contenta di doverlo rileggere per adattare questo film. 

 

Ripley è un po’ un’incarnazione del Male…

 

Il male più insidioso è quello che si presenta con un volto meno grottesco e pauroso. Temo molto il male inserito nella normalità. Ripley ha costruito il suo patrimonio vivendo “borderline”. Ogni rumore per lui può rappresentare una minaccia. Per le persone “normali” no. Vive in un’atmosfera noir. Noi viviamo sempre una vita normale, e non ci accorgiamo delle differenti tonalità che questa può via via acquisire. Del resto il male spesso, infatti, si presenta sotto l’aspetto del quotidiano e della presunta normalità. Ripley porta con sé il marchio personale del crimine, nonostante la bella vita. Si dà da fare per accontentare il proprio gusto estetico, ma non riesce a sfuggire al proprio destino.

 

Cosa le piace di questo personaggio?

 

Sono affascinata dalla curiosità vissuta ed emanata dalla figura di Ripley e quella della produzione di questo film è stata un'esperienza molto interessante, vissuta al fianco di John Malkovich. 

 

Che differenza c’è tra questa pellicola e il romanzo?

 

La differenza è soprattutto di natura temporale. La Highsmith ha scritto e ambientato il libro mentre si trovava nella Francia degli anni Cinquanta descrivendo la colonia americana che all’epoca risiedeva nella campagna francese, mentre io ho preferito ambientarlo ai giorni nostri in Veneto, raccontando degli americani che vivono nel nostro paese.

 

In particolare in Veneto?

 

Sì, nei dintorni di Asolo vive una forte colonia inglese e in tutta la regione si sono stabiliti moltissimi cittadini americani anche in virtù delle basi della Nato.

 

Lei conosceva già la zona dove ha girato il film?

 

La conoscevo bene e l’amavo moltissimo. Ambientare Il gioco di Ripley tra il Veneto e Berlino mi ha fatto sentire molto vicina ad uno spirito quasi mittleuropeo. Decisamente un qualcosa di molto interessante per un personaggio complesso come Ripley.

m.s.

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