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redarrowleft.GIF (53 byte) Musica Dicembre 2001  
 

Opera di restauro

Le parti parlate sono andate irrimediabilmente perse. Ma Franco Piva è riuscito a mettere in scena ugualmente al Teatro Sociale di Rovigo la rara "La Romanziera e l’Uomo Nero" del maestro bergamasco. Oltre al "Divertimento dei Numi" di Paisiello, recuperato nonostante le cancellature del manoscritto originale

Il Teatro Sociale di Rovigo il 25 novembre ha messo in scena due opere che erano cadute nel dimenticatoio pur avendo i numeri per una giusta circolazione; si tratta del "Il Divertimento dei Numi" di Giovanni Paisiello e "La Romanziera e l’Uomo Nero" di Gaetano Donizetti. Va dato merito al maestro Franco Piva, tenace riscopritore di partiture dimenticate, di aver proposto alla direzione del Teatro Sociale di rappresentare questi importanti lavori dei quali ha curato la revisione critica.

"Il Divertimento dei Numi" di Giovanni Paisiello su libretto di Giovan Battista Lorenzi è uno scherzo musicale nel quale Giove tramuta in divinità tre mortali i quali non riescono a dimenticare gli affanni e le beghe di tutti i giorni e si comportano di fronte ai veri Dei come persone umane con tutti i loro problemi e con il loro modo di pensare e di agire; alla fine essi riprendono le loro naturali sembianze e ritornano alla loro quotidianità.

Partitura elegante, con belle arie, interventi frequenti e sostanziosi del coro e una varietà di situazioni molto bene sottolineate dal discorso musicale. Per la revisione il maestro Piva ha lavorato sulla partitura autografa che è custodita presso la Biblioteca del Conservatorio di San Pietro a Majella a Napoli superando le difficoltà di un manoscritto contenente molte cancellature ed addirittura delle parti ricoperte con della carta, segno di evidenti incertezze da parte del compositore.

Un maggior impegno è stato quello per la revisione de "La Romanziera e l’Uomo Nero", opera scritta da Gaetano Donizetti su libretto di Domenico Gilardoni. La prima rappresentazione di questo lavoro del maestro bergamasco è andata in scena il 18 giugno 1831 al Teatro del Fondo di Napoli e si colloca tra la "Francesca di Foix" rappresentata il 30 maggio 1831 al Teatro San Carlo di Napoli e la "Fausta" andata in scena nel medesimo teatro il 12 gennaio 1832. Ponendo attenzione alle date sopraccitate si può capire come Donizetti avesse tempi strettissimi per la composizione de "La Romanziera e l’Uomo Nero" e pertanto nella partitura è facile identificare motivi tratti da opere precedenti o che preannunciano lavori futuri come "L’Elisir d’Amore": si ravvisa anche una ascendenza rossiniana con citazioni precise come la canzone del gondoliere dall' "Otello" di Rossini.

L'opera ebbe una sola rappresentazione perché fu accolta male dal pubblico napoletano ed allora l'impresario Barbaja la tolse subito dal cartellone. Il lavoro era costituito da scene musicali collegate tra loro da testi parlati che sono andati irrimediabilmente perduti tanto che in tempi recenti si ebbero due rappresentazioni, una a Londra nel 1982 e una a Fermo nel 1988 ma con i soli numeri musicali; nell'unico compact disc di quest'opera, edito da Opera Rara, non vi è traccia delle parti recitate.

Per la messa in scena rodigina Michele Zurletti ha ricostruito i parlati basandosi sui testi dei lavori teatrali "L’Homme Noir" e "Le Coiffeur et le Parruquier" entrambi di Scribe, testi sui quali è basata la trama di Gilardoni. Il maestro Piva ha eseguito la revisione musicale servendosi del materiale che si trova nella Biblioteca del Conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli costituito da due partiture manoscritte che presentano delle differenze tra loro e da uno spartito per canto e pianoforte. In questo modo con la stretta collaborazione del maestro Piva e del critico Michelangelo Zurletti si è potuto ricostruire e mettere in scena il piacevole lavoro donizettiano.

La trama è assi semplice: Antonina,la romanziera, vive in un mondo di sogni e per lei il vero uomo cui concedere la mano non è Carlino, al quale il padre vorrebbe maritarla, ma un ipotetico uomo nero, frutto della sua fantasia. Alla fine Antonina dimentica il suo mondo irreale e assicura il padre che dimenticherà il suo irreale " romanticismo". Per la messa in scena dell'opera il Teatro di Rovigo ha molto oculatamente affidato la regia a Michele Placido, uomo di teatro che ha lavorato egregiamente trasformando e plasmando i cantanti in veri e propri attori sia dal punto di vista scenico che nella recitazione, cosa non facile per un artista sdoppiarsi nella funzione di cantante e di attore di prosa.

Da lodare in blocco la compagnia di canto formata da Claudia Marchi, Giampaolo Fiocchi, Alessandro Calamai e Patri Sbudelli per "Il Divertimento dei Numi" cui si sono aggiunti Patrizia Cigna, Anna Maria Barconi, Marco Ferrato, Massimiliano Fichera e Dario Giorgelè per il lavoro donizettiano. Il maestro Franco Piva ha diretto con entusiasmo e brio l'orchestra "G.F. Malipiero", Edoardo Sanchi ha curato la parte scenografica dello spettacolo e Cristina Moret ha ideato i bei costumi.

l.m.

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