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redarrowleft.GIF (53 byte) Lettura Settembre 2000  
 

 
L’armonia della natura e l’ordine dei governi

Piero Morpurgo: L’armonia della natura e l’ordine dei governi (secoli XII –XIV ) Sismel.  Edizioni del Galluzzo –2000 Vol. di pagg. 362. 

In tempi in cui tanto si discute di integrazione e integralismo, pluralismo e multicultura, offre non pochi spunti di riflessione l’interessante studio storico di Piero Morpurgo ,che  analizza, con ricchezza di annotazioni e grande cura, l’evoluzione delle conoscenze  scientifiche nell’ultimo periodo medievale e il loro intrecciarsi con la realtà  del potere politico, non solo per quanto di favolistico si possa rinvenire nella credenza che vedeva il regnante quale diretta proiezione della potestà divina, ma anche  per gli influssi che l’amore per il sapere ebbe su alcune figure di potenti illuminati, sui loro criteri di condotta,  e soprattutto per i molteplici problemi  sorti in conseguenza  dell’accresciuto sviluppo delle scienze.

Il saggio rappresenta una fonte vastissima di precisazioni storiche e di osservazioni critiche, non trascurando alcun momento della cultura politico-scientifica di tempi spesso a torto sottovalutati e che furono invece ricchi dei fermenti dai quali   poté scaturire, sotto il profilo culturale, la sistemazione scientifica dei secoli seguenti e, quanto alla politica, lo sviluppo delle forme di governo che mutarono il panorama di gran parte dell’Europa, con l’avvento e il consolidarsi delle grande monarchie.

Prendendo lo spunto dalle osservazioni che Giorgio Vasari espresse a Francesco di Cosimo Medici circa la preparazione di alcuni affreschi per il Palazzo della Signoria,Morpurgo risale all’esame dei dati scientifici forniti nel XII° secolo da  testi quali  la Cosmographia di Bernardo Silvestre, per sottolineare il parallelo tra ordine naturale ed equilibrio nell’esercizio del potere e così, via via, numerosi fatti e documenti storici vengono rapportati alla crescente importanza raggiunta dalle conoscenze scientifiche,ricordando come sovente la commistione stessa dei linguaggi, scientifico, politico e religioso, fosse  prova non di confusione al riguardo, quanto  della ricchezza umorale  che ne era alla base.

E’ noto come storicamente il sovrano traesse i fondamenti del proprio potere dalla volontà divina (e questo da sempre e non soltanto in Europa);ma si radicò in quel periodo anche la convinzione che il buon governo, garanzia per l’evoluzione della cultura scientifica, ricevesse particolare sicurezza dove l’organizzazione del potere e la sua amministrazione rispecchiassero l’armonia delle norme che sovrintendono il mondo naturale.

Nella parte centrale del suo scritto, Morpurgo tratta del problematico rapporto tra la scienza nel suo periodo di più fervido progresso e i rischi   dell’influenza che tale progresso avrebbe potuto esercitare sugli affari della politica . Se alla fine del XIII° secolo era  possibile  ritenere inseparabili i poteri imperiali e gli spirituali,ben più gravi furono i quesiti posti dall’ampliarsi del pensiero scientifico quale veniva sviluppandosi nelle grandi scuole europee, dove fu fondamentale l’apporto     della cultura ebraica ,in particolare quando si fecero più intensi gli scambi culturali anche tra centri minori.

Il problema fondamentale di questi secoli  difficili e travagliati, cui Morpurgo dedica la terza parte del saggio, sta a questo riguardo nei rapporti tra  la cultura scientifica ebraica,consolidatasi in modo preciso specie in campo medico, aperta a innovazioni e intuizioni di grande significato, e la tradizionale cultura europea,in prevalenza cattolica e d’impronta dogmatica. Problema che ebbe ovviamente risvolti politici , pur partendo da presupposti di carattere etico; lo stesso impulso dato in quegli anni agli studi biblici  rese più acuti i dissensi e quindi più radicali le differenti posizioni. Già la comparsa sulla scena  europea della cultura islamica aveva in precedenza complicato il quadro politico generale; ma, a differenza dell’Islam, la cultura ebraica non  ebbe confini geografici di alcun genere: per lontano effetto della diaspora iniziale, il mondo giudaico viveva in una sorta di extraterritorialità  all’interno di molti paesi europei  e l’accresciuta importanza delle acquisizioni scientifiche fecero di questo mondo culturale il protagonista di tempi travagliati, oggetto di critiche, diffidenze e condanne che da dottrinali divennero chiaramente politico-razziste, espressione di un’ostilità  naturalmente  radicata  nel  conservatorismo più chiuso e nell’intolleranza. Morpurgo documenta con estrema precisione le tappe di questo cammino di lotta, che pure fu il sentiero attraverso cui l’Europa arrivò a gettare le basi di studi scientifici più sistematici, quali furono possibili solo in tempi moderni, fuori da ogni pastoia ideologica  o dogmatica.

Tracciando un filo di congiunzione tra il pensiero di Maimonide, medico ebreo spagnolo, e le analisi di Jean Bodin, giurista francese, con uno scarto di quattro secoli che non indica una frattura quanto una continuità, il volume si conclude   con le parole dello stesso Bodin  dove egli sostiene essere necessario al buon governo di uno stato l’equilibrio, fatto di tranquillità, che presiede al volgere del tempo nel giusto ritmo delle stagioni.

Resy Amaglio
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