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redarrowleft.GIF (53 byte) Letture & Scritture Dicembre 1999


Natale, ricomincio da tre

Un romanzo, una raccolta di poesie e un saggio: sono le proposte per un regalo di Natale. Da fare a qualcuno o da fare a se stessi. A scelta: salire sul treno di Ugo Pirro che attraversa l'Italia del periodo fascista, scoprire come le emozioni della realtà nei versi di Tess Gallagher o imparare la filosofia Zen attraverso i fumetti del disegnatore giapponese Tsai Chih Chung

Pirro.jpg (20481 byte)Dicembre, cioè Natale, ovvero regali. Quindi un invito da parte mia (con tanti auguri anticipati): regalatele/gli/loro/vi un libro, anzi tre. A questo proposito, voilà un tris d’assi di proposte editoriali: un romanzo, un testo di poesie e un saggio - perché no? - in forma di fumetto.

Iniziamo dalla narrativa. Si tratta del racconto autobiografico "Figli di ferroviere" di Ugo Pirro (Sellerio pp.158, L.15.000), risolto attraverso una prosa all’insegna d’una scrittura molto lineare sebbene fortemente evocativa e di godibilissima lettura. E’ la storia di una famiglia di ferrovieri, appunto, ma anche un’inedita Storia d’Italia - dall’assassinio di Matteotti alla fine della seconda guerra mondiale - colta con l’ottica singolare di un ragazzo che vede il mondo dai treni e coglie gli eventi dalla prospettiva delle stazioni ferroviarie: autentici crocevia di destini pubblici e privati fatti di partenze per il fronte o il confino oppure, più semplicemente, per una nuova destinazione di lavoro e di vita lungo le innumerevoli strade ferrate che percorrevano e percorrono il Belpaese. Una vita, quella dei Figli di ferroviere, che pare trascorrere solo fra "treni, stazioni, locomotive, telegrafi, orari ferroviari, trasferimenti da una stazione all’altra", al tempo dell’Italietta fascista e contadina, dei treni a vapore e delle tradotte militari verso un conflitto destinato a travolgere il mondo intero. Un romanzo della memoria ma insieme di formazione, non privo d’una sua epicità dimessa e d’una coralità fatta delle innumerevoli figure che affollano questo libro di arrivi e partenze affacciate per qualche pagina sui passaggi a livello della vita del protagonista e della sua eterogenea tribù. Tutti convinti che "ogni stazione, ogni treno ci appartiene un po’", in quanto "è lì che sono depositati i nostri ricordi, corrono sui binari, si fermano nelle stazioni in cui siamo cresciuti".

Gallagher.jpg (11872 byte)"…Te le raccontavo come una mamma/ spiega la morte al suo bambino, un posto/ dove è possibile andare a stare lasciandosi gli altri/ dietro e gli sussurra «Tanto verranno tutti dopo»,/ così si rimane soli, ma solo per poco". Ho voluto citare questi cinque versi, tratti da "Spontaneamente" di Tess Gallagher, non solo in quanto si tratta di un bellissimo brano lirico, ma perché forse solo avendo di fronte almeno uno stralcio, un esempio del testo poetico di cui si vuole parlare è possibile dire qualcosa intorno ad un poeta ed alla sua opera. E la Gallagher (unita in un sodalizio affettivo e letterario con uno dei protagonisti della letteratura di questo secolo al declino: Raymond Carver) poetessa lo è nel senso più pregnante del termine; e non solo per la raffinatezza della sua scrittura, ma per la capacità davvero inusuale di saper gettare un ponte di parole sullo iato assai difficile da colmare tra l’ambito intimistico e la testimonianza sociale, fra soggettività e collettivo, storie e Storia. Sì, è certo la vocazione a farsi testimone la caratteristica peculiare della Gallagher. In modo che la memoria rievochi presenze ed emozioni private ma insieme comuni ad un’intera generazione di donne e uomini cresciuti tra gli anni sessanta e settanta, come rimarca Riccardo Duranti nella sua intelligente nota ad un’antologia poetica di questa autrice americana, ossia "Spontaneamente" (Donzelli, pp.192, L.18.000). Basti dunque a mo’ di presentazione solo un’altro richiamo: la breve ma intensa poesia "Piccolo invito sussurrato", tratta dalla raccolta Baci portatili (1996). "Perfino gli uccelli si aiutano/ l’uno con l’altro. Vieni/ vicino. Più vicino./ Aiutami/ a baciarti".

Dice lo Zen.jpg (54048 byte)Se dovessi consigliare a un lettore "forte" un testo sullo Zen, non avrei dubbi optando senz’altro per l’opera fondamentale (in tre voluminosi tomi) di Daisetz Teitaro Suzuki: "Saggi sul buddismo Zen". A tutti invece - lettori occasionali o seriosi, professori o massaie, giovani o meno - insomma: a quanti volessero farsi un’idea intorno a questo insegnamento religioso, espressione di una delle più alte forme della spiritualità orientale, consiglierei la lettura del libro a fumetti "Dice lo Zen" (Feltrinelli, pp.173, L.15.000) di Tsai Chih Chung, un autentico artista del disegno a fumetti, tra i più popolari autori di cartoon dell’Asia orientale. Ma in cosa consiste lo Zen, questa antichissima dottrina introdotta in Cina verso il VI secolo dal maestro indiano Bodhidarma, quindi diffusasi pure in Giappone, dove ancora oggi viene praticata? Innanzitutto è bene sottolineare che lo Zen, più che un sistema dogmatico di credenze, è una filosofia di vita basata su spontaneità, naturalezza ed autenticità. Compito del maestro Zen non sta dunque nel trasmettere la conoscenza ai discepoli, sebbene nel testimoniare attraverso la propria specchiata condotta esistenziale a trascendere ogni dualismo, a superare ogni distinguo fra ambito mondano e trascendente, corpo e spirito, inconsapevolezza ed illuminazione. Se allora - come ebbe a sostenere il patriarca Bodhidarma - lo Zen è indipendente dalla parola scritta ed è una pratica svincolata dai testi, niente di meglio di una intelligente serie di strisce a fumetti come quelle di Tsai Chih Chung per illustrare ciò che Suzuki chiamò l’arte di vedere nella propria natura.

Buona meditazione, buon fine anno e buon inizio del nuovo millennio a tutti.

Francesco Roat

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