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redarrowleft.GIF (53 byte) Cinema Febbraio 2002

 
L’inverno del nostro scontento

Non le interessa l'attualità. E nemmeno l'analisi sociale. Per il suo ultimo film la registra napoletana Nina di Majo ha scelto di parlare solo di emozioni, anime e sentimenti. Anche quelli gelidi, nevrotici e incapaci di uscire allo scoperto che si incrociano ne "L'Inverno" tra Fabrizio Gifuni, Valeria Bruni Tedeschi e Valeria Golino

Nina di Majo è nata a Napoli il 20 agosto del ’75. Dal ’93 lavora come assistente alla regia e aiuto regista in teatro e successivamente nel cinema per Mario Martone per il film L’amore molesto, di Stefano Incerti per il film Il verificatore, di Maurizio Fiume per il corto Drogheria. Adesso è al suo film da regista dopo che L’autunno è stato presentato con scarsa fortuna al Festival di Venezia del 1999.

L’inverno è una storia emotivamente complessa che vede coinvolte due coppie. Nel cast, Fabrizio Gifuni, Valeria Bruni Tedeschi e Valeria Golino.

Ne L’inverno Le ambientazioni post industriali sono puntellate da un’assoluta mancanza di tecnologia. Perché?

Il mio tentativo era quello di astrarmi dalla realtà, cercando un luogo dell’anima che consentisse una dilatazione emotiva interiore senza alcun elemento di contatto con l’attualità. Tramite una ricerca espressiva ho tentato di raccontare un mondo interiore che procede tramite altri flussi. L’inverno parla di un mondo lontano della realtà e di personaggi che vivono in una sorta di bolla dell’anima. Non mi interessano né il realismo, né l’analisi sociale di quello che accade. E’ uno scavo da entomologo dell’anima. Cerco di guardare ad una borghesia intellettuale in maniera diversa. Qui punto all’emotività, mentre nel mio primo film avevo sostenuto più un atteggiamento da antropologa. In questo senso ho voluto che fosse creato un tappeto sonoro che costituisse l’aria emotiva del film.

I personaggi de L’inverno soffrono di egocentrismo?

No, ma la miscela tra la solitudine e le altre nevrosi può risultare fatale.

Il film è girato nella casa de Le fate ignoranti. Non teme che questa sia una location troppo riconoscibile?

Ho cercato un po’ di camuffarla, ma non potevo fare a meno di utilizzarla. A Roma o giri in alcuni luoghi, oppure c’è il rischio che non ti facciano fare il film. In qualche maniera credo di avere "dissimulato".

Forse il personaggio di Margherita Buy ha traslocato per andare a vivere con Accorsi dietro il Gazometro e ha lasciato l’appartamento ai protagonisti de L’inverno…

Potremmo fare un film sul trasloco della Buy e l’arrivo della "mia" Anna.

Lei non ha mai avuto la tentazione di essere "furba" con il pubblico, introducendo elementi che rendessero questi personaggi in maniera più simpatica?

No, non mi interessa e non sarei capace di fare film ispirati dalla captatio benevolentiae.

All’inizio del film c’è un momento in cui Margherita Buy e Valeria Bruni Tedeschi recitano in maniera molto simile e ricordano come interpretava lei il suo personaggio nel film precedente: L’autunno. Solo un caso?

In realtà quando scrivo è come se parlassi e forse questi due personaggi – all’inizio – mi assomigliano un po’. Un dialogo rapido e frammentato c’è, ma non è ispirato da un percorso imitativo.

L’inverno è attraversato da una vena sexy molto forte…

E’ un elemento imploso e compresso, che serpeggia a livello di tensione senza mai riuscire ad esplodere davvero. Le avances sono fallimentari o immaginarie. E’ un erotismo "cerebrale" che mi interessava per raccontare i blocchi emotivi e fisici di questi personaggi.

I personaggi de L’inverno sfuggono a tutti i cliches. Però hanno pur essendo in apparenza dimessi, sono molto glamour e si vestono con abiti in grado di nascondere messaggi seducenti. Perché questa scelta anticonvenzionale?

Abbiamo cercato di ricreare una scarna eleganza post industriale e se ci siamo riusciti è frutto di un lavoro di gruppo. Volevo realizzare un film in cui tutto fosse mascherato, tranne i sentimenti che, invece, sono molto riconoscibili e facili da decifrare per chiunque. Questa pellicola è ispirata da un senso di freddo e di essere nudi in un freddo da cui è difficile potersi allontanare.

Lei crede nei rapporti umani?

Nonostante il mio cinema sembrerebbe esprimere qualcosa di diverso se non addirittura contrario, assolutamente sì. Credo nel dialogo. Come autrice, invece, punto a raccontare qualcosa che non saprei dire a parole e che temo, tentando quasi di esorcizzarlo tramite il mio lavoro. Credo che esista una grande tensione nel volere comunicare i propri sentimenti. Anche quando non ci si riesce…

Ha mai pensato di scegliere per sé uno dei due ruoli?

No, perché per me è stato molto faticoso dirigere un film e recitare in Autunno. Così ho preferito lavorare solo dietro alla macchina da presa.

m.s.

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