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redarrowleft.GIF (53 byte) Musica Novembre/Dicembre 2001 
 

Pollini suona il Davidsbündlertänze-Concert di Robert Schumann

 

Robert Schumann, Davidsbündlertänze-Concert sans orchestre, Deutsche Grammophon, Maurizio Pollini, piano

Il pianismo giovanile schumanniano delle Davidsbündlertänze e della Sonata in fa minore (apparsa all’inizio col titolo di Concert sans orchestre) è senz’altro inquadrabile all’interno di una sensibilità prettamente romantica, di una Sehnsucht cioè che esprime insieme ripiegamento nostalgico ma anche inesausta tensione desiderante. Moti questi, o figure dell’animo che vengono simboleggiati dai due personaggi immaginari di Eusebio e Florestano (celebri eteronomi dell’autore); non a caso indicati da Schumann quali artefici delle danze dell’op. 6, per rappresentare con esse una sorta di manifesto del Davidsbund: ideale sodalizio artistico-spirituale vagheggiato dal giovane compositore tedesco in contrapposizione al conformismo musicale e culturale borghese dell’epoca, che il Nostro deprecava.

Così le danze attribuite dal loro ideatore (in un primo tempo, almeno) ad Eusebio hanno un carattere elegiaco, melanconico e contemplativo, mentre quelle di Florestano, marcate da uno slancio brillante, sono contraddistinte da tempi e ritmi maggiormente dinamici. Comunque tutti i 18 brevi ma pregevoli pezzi delle Davidsbündlertänze si presentano come invenzioni melodico/armoniche all’insegna della freschezza e della fantasia creativa. La gioia che essi esprimono deriva con tutta probabilità dal fatto che – come ha sottolineato Alfred Cortot – volevano raffigurare un pensiero d’amore di Robert per Clara Wieck. Lo afferma peraltro Schumann stesso in una lettera del 1838 all’antico maestro Heinrich Dorn, confessando che tali pezzi per pianoforte "sono stati ispirati quasi esclusivamente da lei".

Ma pure il cosiddetto Concert sans orchestre (composto un anno prima delle Davidsbündlertänze e poco conosciuto dal grosso pubblico) rappresenta ancora una volta un’opera legata alla futura moglie di Schumann; basti solo pensare al secondo movimento di questa Sonata, costituito giusto da una serie di variazioni su un Andantino di Clara Wieck. L’atmosfera quanto mai romantica dell’op. 14 alterna (alla pari dell’op. 6) momenti/motivi pacati o lirici ad irrequietezze scapigliate dalla sonorità veemente e dagli accenti drammatici. Stimmung che, come nota nella sua introduzione al CD Paolo Petazzi, costituisce fra le partiture di ampio respiro dell’autore: "una delle più misteriose e inquietanti".

Venendo all’ambito esecutivo non si può che plaudire all’interpretazione magistrale di Maurizio Pollini; il quale non solo conferma (forse è superfluo persino ribadirlo) la padronanza assoluta di una tecnica che ha del prodigioso per precisione del tocco, sobrietà e nitore estremi (priva com’è di alcun vezzo virtuosistico) ma, soprattutto nell’impegnativo Concert sans orchestre, è in grado di rendere al meglio i due stilemi espressivi dell’autore – sia quello fantasioso-passionale, sia quello crepuscolar-meditativo – consegnando all’ascoltatore uno Schumann davvero intenso e godibilissimo.

f.r.

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