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redarrowleft.GIF (53 byte) Lettura Novembre/Dicembre 2001  
 

Europa anno zero

Era un bambino durante la Prima Guerra Mondiale. Ma il resto di questo secolo tormentato lo storico ungherese Fejito lo ha vissuto da osservatore acuto. Così Maurizio Serra lo ha intervistato per cercare di capire, tra nazionalismi, dittature e muri caduti, da dove viene il Vecchio Continente. E dove vuole andare

François Fejtö – Maurizio Serra, Il passeggero del secolo, Sellerio, pp.381, L.35.000 – Euro 18,8.

E’ certamente uno straordinario passeggero del secolo il magiaro (ma forse sarebbe meglio dire il cosmopolita) François Fejtö, nato da famiglia ebraica nel 1909 in Ungheria e dal 1955 naturalizzato francese: autore noto a livello internazionale per la sua Histoire des démocracies populaires (1969) e per svariati altri libri di argomento storico. Un passeggero e un osservatore del novecento davvero privilegiato; si pensi che egli attraversò il primo ed il secondo conflitto mondiale, fuggì prima Hitler e poi Stalin, visse quindi gli anni che vanno dalla nascita delle cosiddette Repubbliche democratiche popolari dell’Europa orientale fino alla caduta del muro di Berlino. Fu, insomma, testimone privilegiato di tutte le miserie e gli splendori del secolo XX, di cui Fejtö ci parla in un testo/intervista – a cura di Maurizio Serra – dal sottotitolo emblematico: "Guerre, Rivoluzioni, Europe".

Queste le tre chiavi di lettura che lo storico utilizza per indagare il novecento, che per il Nostro inizia con la Grande Guerra, la conseguente finis Austriae (considerata da Fejtö una iattura) e il crollo degli Imperi Centrali; per proseguire con i maldestri trattati di pace che – come sottolinea Serra – "regolano l’assetto del continente senza riuscire a garantirne l’avvenire". Sia il fascismo che il nazismo, infatti, sapranno sfruttare entrambi l’insoddisfazione nei confronti di Versailles. Ed eccoci, tra il primo conflitto mondiale ed il secondo, all’instaurarsi delle tre dittature occidentali: comunismo prima, fascismo e nazismo poi. Ma se per il lettore, abbastanza scontata può essere la condanna senza mezzi termini del nazifascismo, più stimolante appare senz’altro il polemico j’accuse nei confronti di tutti quei pensatori (da Sartre a Lukács) e militanti di sinistra europei che guardarono per decenni con indulgenza all’Unione Sovietica e al suo regime dispotico e illiberale, non giungendo quasi mai a formulare una disapprovazione netta e senza distinguo di comodo nei confronti di quanto accadeva nell’Est europeo. O nella Cina di Mao al tempo della rivoluzione culturale che fece milioni di vittime, e che sin troppi intellettuali (fra cui molti italiani) celebrarono come "l’avvento di un modello purificato dalla corruzione e dall’opportunismo kruscioviani".

Quindi il 1990 e il crollo dei regimi comunisti: ultima grande cesura storica del secolo ventesimo, che apre la strada alla grande Europa – assolutamente altra ed incommensurabile a livello politico, culturale, sociale rispetto a quella di Francesco Giuseppe, Mussolini, Hitler, Stalin, Gorbaciov – e alle prospettive (ed ai timori) del nuovo millennio. Così sono gli interventi finali del colloquio tra Fejtö e Serra, più legati all’attualità, quelli che maggiormente colpiscono il lettore interessato a farsi un quadro delle possibili incertezze e speranze del vecchio continente, per dirla col titolo del capitolo finale di un testo dal tono pacato ed obiettivo ma capace di improvvise accensioni polemiche in grado di vivacizzare l’inedita intervista con questo libertario passeggero del secolo.

Le conclusioni dello storico ungherese sono però all’insegna dei punti di domanda; anche perché la storia non conosce progressi lineari e non è certo in grado di fornire ricette predittive a buon mercato. Assodato quindi, a suo parere, che in Europa l’ideologia comunista "sia definitivamente tramontata", la Russia – questo magmatico colosso dai piedi istituzionali d’argilla – si muoverà verso un rafforzamento o un indebolimento del potere centrale? La Cina, si avvicinerà al Giappone, con grande dispiacere della Russia? O assisteremo alla competizione di mercato fra Cina e Stati Uniti, con tutto quello che ne potrà derivare a livello economico per l’Europa? Ancora: per gli Usa l’Europa "conterà presto meno dell’immensa e vicina Asia?" E, infine, l’umanità del XXI secolo sarà in grado di resistere al sogno/incubo faustiano "di dominare tutto, capire tutto, inventare tutto, col rischio di distruggere tutto?"

Francesco Roat

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