Vai al numero precedenteVai alla prima paginaVai al numero successivo

Vai alla pagina precedenteVai alla prima pagina dell'argomentoVai alla pagina successiva

Vai all'indice del numero precedenteVai all'indice di questo numeroVai all'indice del numero successivo
Banner di HyperBanner Italia
Scrivi alla Redazione di NautilusEntra  in Info, Gerenza, Aiuto
 
redarrowleft.GIF (53 byte) Cinema Giugno 2001


I film di GIUGNO 2001

Shrek {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}

Di Andrew Adamson & Vicky Jenson – Film d’animazione

E’ un film divertente, irresistibile, ma anche intelligente e perfino commovente. E’ Shrek nuova perla prodotta dalla Dreamworks di Steven Spielber, Jeffrey Katzenberg e David Geffen che pur portando un passo più in là il cinema d’animazione, verrà ricordato nella storia del cinema più verosimilmente e giustamente per altri motivi. Storia di un orco costretto a liberare una bella principessa in cambio di vedersi lasciato in pace dal principe che ha esiliato nella sua palude tutti i personaggi delle fiabe, Shrek è un film che unisce un’ironia deflagrante ad un messaggio etico molto moderno. Quella morale presente sin dalla notte dei tempi in tutte le favole, che in Shrek diventa un modello rassicurante per tutti coloro che sognano ancora il grande amore: non importa essere belli o come ci vogliono gli altri, ma essere felici. In questo senso è perfino una pellicola "sovversiva" perché nel prendere in giro con ironia le consuetudini delle favole, riesce a costruire una nuova fiaba per fanciulli cresciuti e non, con un modello che sfugge ai canoni di ricchezza e bellezza propri anche di un certo cinema d’animazione. Una pellicola perfetta sotto tutti i punti di vista che nel realizzare la contaminazione massima dei sogni dei bambini di tutte le età (Cenerentola e Biancaneve che litigano per un bouquet da sposa è un’immagine che ha qualcosa di straordinario…) gioca con ironia a sovvertire le regole, consigliando a tutti di prendersela molto calma per quanto riguarda i sentimenti e le ambizioni.

Il sarto di Panama (The tailor of Panama) {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}

Di John Boorman con Geoffrey Rush – Pierce Brosnan – Jamie Lee Curtis – Catherine McCormack – Harold Pinter

John Boorman regista di Excalibur e Un tranquillo week end di paura realizza uno dei suoi film migliori in cui umorismo, sensualità e spionaggio si fondono insieme in un’avvincente satira del mondo delle informazioni riservate. Il sarto di Panama del titolo è nessun altro se non Geoffrey Rush, un ex galeotto che dopo essersi trasferito nel paese centroamericano, si gode l’assicurazione ottenuta per avere dato fuoco al magazzino dello zio, millantando di essere stato allievo di uno dei più famosi tagliatori di abiti londinesi. Una menzogna che non ha rivelato nemmeno alla moglie e che dopo decenni di pace un agente segreto britannico con pochi scrupoli (un James Bond cattivo interpretato proprio dal vero 007 Pierce Brosnan) minaccia di rendere nota se non passerà informazioni riservate sui personaggi più influenti di Panama City. Incentivato, ovviamente, anche da congrue somme di denaro che il sarto utilizza per pagare la sua fattoria acquistata da poco. Senza nulla di interessante da dire, l’uomo – per sfuggire all’insoddisfazione della sua esistenza e per necessità economiche - inizierà a mentire. E le bugie – nel mondo delle spie – possono avere le gambe molto lunghe…

Girato con grande ironia, sfruttando l’istrionismo di Rush per spostare l’attenzione nel sottile equilibrio tra verità e menzogna, tra cose dette e fatti reali, Il sarto di Panama è un film estremamente piacevole ed interessante. Sostenuto da una regia elegante e ammiccante, esplosiva nel rendere al meglio la sensualità di donne fascinose come Catherine McCormack (Il mistero dell’acqua, L’ombra del vampiro) e un’ancora piacente Jamie Lee Curtis. Finalmente una pellicola di spionaggio che oltre ad entrare in punta di piedi nella crisi di un sistema drogato, pur rinvangando i fasti del passato, si può dire finalmente affrancata dalla crisi di idee seguita al crollo del Muro di Berlino. Un momento lasciato alle spalle con quella dose di stile, di humour e di sesso che meglio si addice al cinema dei nostri giorni. Da non perdere.

Pearl Harbor {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}

Di Michael Bay con Ben Affleck, Kate Beckinsale, Josh Hartnett

Se si dovesse dividere questo film in due potremmo dire che se da un lato dal punto di vista cinematografico merita 10 per le soluzioni stilistiche trovate, d’altro canto dovremmo dire che sotto il profilo della sceneggiatura non solo merita 2 o poco più, ma rappresenta un passo indietro per il cinema bellico rispetto a Salvate il soldato Ryan, La sottile linea rossa e Il nemico alle porte. Pearl Harbor non è, infatti, assolutamente in grado di esplorare con sensibilità e posatezza il rapporto tra il singolo essere umano e la tragicità degli eventi storici. Anzi, l’enfatizzazione dei rapporti umani portati all’estremo e minati da un senso puritano della vita fa sì che l’intera pellicola soffra di un andamento poco credibile e interessante. Un film tremendamente intriso di retorica che senza una prospettiva di riflessione storica seria (che unisca in un’unica folle tragedia Pearl Harbor, i campi di concentramento nazisti, Cefalonia, Okinawa e le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki) racconta l’attacco giapponese alla base delle Hawaii di Pearl Harbor solo dal punto di vista americano. Così, un’irritante ingenuità dal sapore di propaganda bellica, riporta indietro di almeno cinquanta anni il cinema americano dal punto di vista narrativo, come se – proprio riguardo questo proditorio attacco nipponico – non ci fossero state altre pellicole come Da qui all’eternità, La prima vittoria e l’insuperabile Tora! Tora! Tora!

Il Pearl Harbor di Michael Bay è un film assetato di un’incomprensibile voglia di rivincita con un cast di attori non in grado di raccontare al meglio una tragedia tanto grande e dolorosa che vide la morta istantanea di tremila cittadini e militari americani sotto le bombe e i colpi di mitragliatrice dei caccia Zero giapponesi, quel 6 dicembre 1941. Mentre l’attacco è ricostruito con un realismo impressionante, la storia d’amore attaccata prima del film e la missione su Tokyo che dovrebbe segnare la palingenesi del popolo americano, sono francamente noiosissime per una sceneggiatura che è coinvolgente solo quando sono le immagini e non gli attori a parlare. Michael Bay nonostante si sia fatto le ossa con The rock e Armageddon non è assolutamente in grado di gestire una trama che frana in un fumettone prevedibile che tutto doveva essere tranne che artificioso e scontato.

Pearl Harbor film più costoso della storia del cinema passerà alla storia come una delle sue più grandi delusioni con l’unica grande sorpresa della recitazione straordinaria di Jon Voight nei panni del Presidente Roosevelt e dell’esaltante colonna sonora composta da Hans Zimmer.

La maschera di scimmia (Monkey’s mask) {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}

Di Samantha Lang con Susie Porter – Kelly McGillis

Non bisogna lasciarsi ingannare dall’ambientazione lesbica di questo film, perché questa storia porta a raccontare – finalmente – la diversità sotto una luce normale, e non sono i gusti sessuali ad essere protagonisti, ma lo scontro drammatico tra la vita vissuta (con la morte in agguato) e le parole che cantano ad un’esistenza lirica che nasce e cresce solo sulla carta.

La maschera di scimmia è una pellicola emozionante, un thriller come tanti altri in cui intellettualismo e carnalità si rincorrono per tutta la storia, tra versi aulici e espressioni estreme. Storia di un’investigatrice privata alla ricerca di una giovane poetessa underground scomparsa, questa pellicola diretta dalla stessa autrice dell’emozionante Il pozzo mostra un’irriconoscibile e invecchiata malissimo Kelly Mc Gillis (proprio quella di Top Gun…) nel ruolo di una seducente docente di letteratura, lesbica e prepotente nei suoi amplessi con l’investigatrice privata. Una relazione fatta di vocaboli e situazioni estremizzate, mentre le indagini si svolgono nel circolo di amici poeti della Sidney fotografata con un colore che vira verso toni seppia. Un’interessante variazione sul tema dei film sugli investigatori privati, dove una regia onirica segue questo thriller esistenziale in uno svolgimento intrigante e – alle volte – perfino disgustoso. Un’opera decisamente di grandissima qualità forgiata sul senso stesso della poesia moderna. Quella che il cantautore canadese Leonard Cohen diceva avere "i piedi nel fango, la testa in cielo."

Un affare di gusto

Di Bernard Rapp con Bernard Giraudeau, Jean-Pierre Lorit

Frédéric Delamont, raffinato e originale industriale di successo dal carattere forte, è affetto da numerose fobie, molte delle quali legate all’alimentazione. In un ristorante viene colpito da un giovane cameriere di bell’aspetto e fine intelligenza, Nicolas Rivière. Dopo averne messo alla prova gusto e capacità di capire la composizione dei cibi, Delamont fa una singolare e remunerativa proposta di lavoro al giovane Nicolas: diventare il suo assaggiatore personale. E’ un lavoro che necessita di grande fiducia e totale dedizione. Quella che inizia come una relazione professionale insolita ma apparentemente innocua, si rivelerà ben presto un gioco psicologico, pericoloso, perverso e pieno di sorprese.

A morte Hollywood

Di John Waters con Melanie Griffith, Stephen Dorff

A più di un anno e mezzo dalla sua uscita nel resto del mondo arriva in Italia quel A morte Hollywood (Cecil B. Demented) in cui il suo autore John Waters gioca a riscrivere le regole del cinema americano con un commando di terroristi cinefili che sequestra una star di un film ad alto budget in nome della purezza del cinema di una volta. Waters, simbolo del cattivo gusto e di un certo cinema indipendente (suo il Pink Flamingos con Divine che mangiava escrementi di cane) fa della sua battaglia personale contro le majors, il tema dominante del suo ultimo film.

I gattoni

Di Gregory Poirier con Shannon Elizabeth, Jerry O’ Connell

Sette anni prima alcuni amici hanno messo da parte un’ingente somma di denaro per una scommessa molto particolare. L’ultimo a restare scapolo prenderà per sé tutti i soldi. Michael – dopo una serata disastrosa in un casinò di Las Vegas dove ha perso ogni suo avere – ha deciso di fare a sposare a tutti i costi l’ultimo amico rimasto come lui single. E’ l’unico modo che ha per ripagare il debito che ha contratto…

Urban legend 2

Di John Ottman con Jennifer Morrison, Matthew Davis

Se nel primo film della serie le leggende metropolitane avevano dato il via ad un’intricata serie di delitti compiuti da un misterioso serial killer nel secondo pare che le storie precedenti fossero soltanto delle leggende metropolitane. Ma il campus universitario Alpine sta per essere sconvolto da qualcosa di insolito e molto reale…
reti:

II parte

np99_riga_fondo.gif (72 byte)

                                           Copyright (c)1996 Ashmultimedia srl - All rights reserved