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redarrowleft.GIF (53 byte) Tecnologia Giugno 2001
 

Un’auto da sballo

Bamboo, lino, cotone. E soprattutto la canapa, parente povera della marijuana. Sono i nuovi materiali che fra pochi anni potrebbero diventare porte, cruscotti e pannelli delle macchine. Ma che potrebbero sostituire anche le carrozzerie. Perché sono resistenti, leggeri, costano poco e soprattutto sono ecologici. Così un giorno l’automobile non la porteremo più a rottamare. Ma a seppellire. Per trasformare una Ferrari in concime

No, le auto fatte di marijuana proprio non se le aspettava nessuno. E non è neanche lo scherzo di qualche burlone: stanno sperimentando le possibili applicazioni di questi nuovi componenti vegetali nientemeno che all’Università australiana del New Whales, dipartimento ingegneria e scienze dei materiali. Motivo: sono resistenti, costano poco, pesano poco e, non ultimo, sono totalmente biodegradabili. Insomma invece di andare dal rottama-auto, presto per liberarsi della vecchia utilitaria basterà fare un bel buco per terra. Con i ringraziamenti dell’ambiente, che avrà il piacere di trasformare una Ferrari in concime.

Per essere sinceri i ricercatori inglesi ed australiani non usano proprio marijuana ma la sua parente più vicina, la canapa. Che comunque qualche traccia del tetraidrocannabinolo (il principio attivo che dà lo sballo da spinello), lo contiene. Ma risolto l’eventuale problema dell’odore (e chi glielo spiega al poliziotto che vi ferma che non siete uno spacciatore ma che è colpa del portaoggetti a base di canapa?), il cruscotto, le portiere, gli interni ma anche il cofano della vostra macchina, tra qualche anno, potrebbe essere a base di fibre vegetali.

E’ una strada talmente interessante, quella dei materiali vegetali per le auto, che in Germania l’hanno già presa sul serio Mercedes, Bmw e Volkswagen-Audi. Già dal 1995 nella Mercedes classe E i pannelli delle portiere sono a base di juta, e oggi l’uso di materiali vegetali nelle auto in Germania è triplicato: nel 1999 toccava le 15mila tonnellate. In Gran Bretagna Mark Johnson, ingegnere dell’University of Warwick Manufacturing Group, spiega tutto in due parole: "Le industrie automobilistiche spendono un sacco di soldi per smaltire le carcasse e liberarsi dei rottami. Se un’auto fosse fatta di materiali biodegradabili, non spenderebbero più una lira". E non si inquinerebbe più. Per questo Johnson e i suoi collaboratori stanno sperimentano componenti ottenuti da una specie di bamboo chiamato Elephant grass (Mischantus) ancora più semplice da trattare (per renderlo abbastanza resistente) della canapa. Anche se la vera sfida non è quella delle parti interne ma quella di costruire i pezzi esterni. Insomma una "carrozzeria vegetale".

E poi non dimentichiamolo: porte, pannelli, cruscotti e cofani alla canapa pesano circa il 30 per cento in meno dei soliti materiali. Il che significa minori consumi di carburante. Come dire che dall’"auto verde" ci guadagnano tutti, a quanto pare. "Le fibre della canapa sono più resistenti dell’acciaio – ha detto uno dei ricercatori australiani – E fabbricarle costa molto meno". Le fibre vegetali vengono pulite, scaldate, a volte miscelate con plastiche biodegradabili e quindi messe in forma. Stop. Quando l’auto è arrivata a fine carriera, basta seppellirla come fosse un tronco d’albero (senza motore, batterie e gomme, ovviamente). Nessun residuo tossico, e in qualche anno al suo posto ci sarà solo terra. Magari fertile.

Un bel vantaggio: solo negli Usa ogni anno vanno in pensione 11 milioni di auto. Più del 90 per cento vengono in qualche modo smontante, riciclate e ridotte a un cubo di ferro. Ma il 25 per cento del peso totale di questi 11 milioni di macchine diventa immondizia. E si parla di plastiche, schiume, vetro e gomma. E se un giorno tutto questo scarto fosse canapa e bamboo?

Insomma in attesa del motore ad idrogeno, dell’ibrido celle elettrolitiche-benzina o del gasolio vegetale, la carrozzeria di canapa è un altro passo avanti. E c’è anche il lino, il cotone, la soia. Ancora: entro il 2010 negli Stati Uniti pensano di riuscire a sostituire con le fibre vegetali almeno un quinto della vetroresina usata oggi nelle macchine.

Tutto bene allora? No, come al solito c’è la controindicazione. Alla Ford mettono le mani avanti: "E’ l’odore il vero problema di questi materiali. Per esempio la canapa, che può sapere a volte di stantio. E di questo bisogna tenerne conto". Uno svantaggio, per carità. Ma volendo anche un buon antifurto.

Alessandro Mognon

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