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redarrowleft.GIF (53 byte) Economia Gennaio 2001  
 

"Nel Vicentino ci bastano i nostri immigrati"

Sono oltre 4 mila gli extracomunitari senza lavoro nella provincia veneta. Valentino Ziche, presidente dell’Assindustria, interviene sull’allarme lavoro nel Nord: "Non lanciamo messaggi ingannevoli, non c’è posto per tutti. Diamolo a chi è già qui, magari assieme ad una abitazione"

Immigrati a caccia di un posto di lavoro. E nel Vicentino sono migliaia. Almeno 4 mila iscritti alle liste di collocamento. "Prima di importare nuova immigrazione - dice il presidente dell'Associazione industriali di Vicenza Valentino Ziche - cerchiamo di dare una occupazione e una casa a chi è già qui e non ha né un reddito, né un'abitazione. E' una questione morale. Smettiamola di lanciare messaggi che rischiano di essere ingannevoli. Nel Vicentino qualche posto di lavoro libero c'è, e allora diamolo a chi è già qui e ne ha i requisiti senza far credere a mezzo mondo che da noi c'è lavoro per tutti".

Reclamando un po' di ritorno al buon senso, parla chiaro il presidente dell'Assindustria vicentina, la quarta struttura "dell'Aquilotto" in Italia per numero di imprese associate. "Auspico che si vada davvero verso una regolamentazione dei flussi per dare la giusta portata all'introduzione nel nostro Paese di lavoratori extracomunitari. E' scorretto e poco etico far credere che qui nel Nordest c'è posto per tutti. Non è così nè in termini di quantità, nè in termini di profili professionali. Ecco perchè ritengo indispensabile che si instauri un migliore e più corretto rapporto tra mondo dell'imprenditoria e sistema pubblico. Il rischio, altrimenti, è quello di lanciare messaggi aleatori. E quando si parla di lavoro, di lavoro per far vivere persone e famiglie decorosamente che vengono da lontano, non è il caso di montare illusioni".

Dopo aver messo in carnet un 2000 sostanzialmente positivo, l'industria vicentina s'interroga sul futuro. "Se l'andamento dell'Euro nel corso del 2000 ha dato dei vantaggi alle nostre aziende orientate all'export, è pur vero - sottolinea Ziche - che negli ultimi mesi dell'anno molte aziende non sono riuscite ad "assorbire" nei listini gli aumenti dovuti all'incremento dei costi energetici, con evidenti risvolti di minor redditività dei bilanci aziendali". Per dire che anche la task force produttiva vicentina non è immune dal subire le dinamiche economiche. "Ecco perchè - aggiunge Ziche - si profilano due sfide: la prima, che si collega alle dinamiche occupazionali, che è quella di aumentare le assunzioni flessibili, atipiche; la seconda, che investe invece il pianeta imprenditoriale. Mi spiego. Chi opera in settori maturi è ad un bivio: o delocalizza per far fronte ai costi della manodopera o crea le basi per un processo di riconversione puntando su prodotti ad alto valore aggiunto. C'è poi una terza via, che considero strategicamente valida, che è quella della cooperazione tra industrie". Vale a dire? "Oggi la dimensione aziendale è fattore determinate per competere. Aggregare realtà di settore diventa perciò un elemento strategico per guardare avanti e proiettarsi in una economia in contina trasformazione. La parola d'ordine dunque è quella di creare sempre più sinergie funzionali tra aziende, e come Assindustria di Vicenza stiamo divulgando questa cultura. L'integrazione, la cooperazione tra imprese locali crea sistema, e diventa quindi fattore vincente. Un esempio? Quello quello che è accaduto nel settore laterizi, dove alcune imprese del Vicentino si sono messe assieme ed hanno creato il marchio "Stabila". Sulla base di questa esperienza positiva, realtà di settori diversi, come ad esempio il tessile, potrebbero aggregarsi in funzione di una crescita rispetto ad un mercato che si presenta sempre più competitivo".

Torniamo, presidente Ziche, alla questione occupazione. Come si pone l'esperienza delle industrie vicentine, e più in generale del Nordest, rispetto al Mezzogiorno?

"Sul Sud abbiamo puntato con risultati contrastanti. Penso al caso Manfredonia. Non è facile portare laggiù il know how delle nostre aziende, perchè è una sintesi di rete costruita al Nord, in un territorio ben delineato. Se i giovani del Sud vogliono venire a lavorare da noi, nell'ambito delle professionalità richieste c'è posto. Ma io credo che questo potrà avvenire solo togliendo le forme di assistenzialismo statale che "bloccano" il Sud. Chi intende salire la Penisola, se ha volontà e professionalità, trova di certo un posto di lavoro. E noi imprenditori non dimentichiamo certo il loro problema accessorio ma non secondario , cioè la casa. Nel sud ci sono molte potenzialità ; qui nel Nordest, nel contesto socio-economico che si è creato, potrebbero esprimersi. Ma la scelta, a questo punto, tocca soprattutto a loro, ai giovani del Mezzogiorno".

Maurizio Mascarin

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