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redarrowleft.GIF (53 byte) Computer Settembre 2000

 Fermate quel chip, corre troppo

La Intel annuncia l'arrivo del nuovo Pentium 4 da 1,4 gigahertz, il processore più veloce oggi in commercio. Solo che non serve a niente. Perché non esistono programmi adeguati. E i consumatori stanno a malapena passando ai 500 mhz. Così la grande corsa al microchip sempre più veloce adesso ha il fiato corto. E rischia il collasso


Oramai l'annuncio dell'arrivo del nuovo microprocessore più-veloce-di-tutti-gli-altri-in-commercio è diventato un appuntamento fisso. Solo che qualche tempo fa succedeva con intervalli biblici. Poi ogni anno, 8 mesi, 6 mesi. All'inizio resistevano anche (possibile?) 24-36 mesi. C'era il Pentium 90, poi scalzato dal 133, 166, 200, l'Mmx, il 350, 400 e ancora più in là. E i concorrenti dell'Amd facevano lo stesso, in una corsa al primo che arriva con il chip più veloce dell'altro. Così prima o poi doveva succedere: tanto sono andati in là che improvvisamente si sono ritrovati soli. E l'ultimo nato in casa Intel, il super-turbo-common-rail-a-iniezione-diretta Pentium 4 che viaggia a 1,4 gigahertz e sarà in vendita fra qualche mese, oggi non serve a niente. Perché in giro non c'è nessun programma che lo può sfruttare.

Insomma si sono fregati con le loro stesse mani. Non sono passati poi tanti mesi da quando dicevano che il "nuovo" Pentium 3 a 700 mhz era il top per la grafica, le applicazione da ufficio toste e i giochi 3d stile cinema. Una manciata di settimane ed era uscito l'800 mhz, subito dopo l'Amd annunciava che il suo era più veloce. In luglio la Intel ha lanciato il suo P3 da 1,13 ghz (che adesso tra l'altro sta ritirando in fretta e furia per un difetto nei circuiti), mentre l'Amd in questi giorni presenta il suo Athlon da 1,1 ghz. Il problema è che non si sono accorti che tutto il resto restava (giustamente) indietro, programmi in testa. A meno di costringere milioni di persone a ricomprare ogni tre mesi gli stessi programmi (e qualche migliaio di programmatori a rifare tutto). 

Insomma mentre la maggioranza degli utenti-consumatori ha ancora qualche riserva a comprare computer da 500 mhz (a che servono? Giochi 3d e grafica. Ma che se ne fa uno che scrive, usa il pc in ufficio o va in Internet?), la Intel sforna un mostro che viaggia tre volte più veloce. E rischia di tenerselo in casa per un bel pezzo, visto che non esistono software adeguati. Una situazione che le due grandi società informatiche hanno reso paradossale: ogni volta che sparano sul mercato il loro nuovo super-chip, abbassano (anche molto) i prezzi di quelli precedenti puntando tutto sulle vendite del nuovo arrivato. Solo che stavolta sono arrivati al traguardo troppo presto, prima ancora di preparare il podio e le medaglie. 

Risultato: vendite a rilento e consumatori confusi. Senza contare che la Intel ha già fatto sapere che il prossimo anno costruirà chip da 0,13 micron invece degli attuali 0,18 e 0,23. Come dire processori più piccoli con più potenza. Un harakiri? Chissà. I dirigenti della Intel si fidano dei fanatici del pc e dei videogiochi, pronti a comprare al volo ogni super chip in arrivo. Ma gli utenti normali, che poi sono quelli che fanno i grandi numeri? Mistero. Senza contare che oggi il Pentium 3 più veloce sul mercato costa negli Usa circa 2 milioni. Non basta: i 1400 mhz della serie 4 producono troppo calore per essere usati nei notebook. E quello dei portatili è uno dei settori più in espansione. Ma questo è un problema loro, delle grandi società informatiche. Il pericolo, casomai, è che per difendersi (dai loro errori) le industrie non ricorrano a qualche trucchetto maligno. Troppo diffidenti? Forse. Sarà che in Italia di cartelli e accordi sottobanco ne sappiamo qualcosa.
a.m.

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