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redarrowleft.GIF (53 byte) Arte Gennaio 2000 (a cura di Giovanna Grossato)


L'Indifferenza prossima ventura

Dino Formaggio, professore emerito alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Milano, studioso di Estetica, già docente nelle Università di Pavia, Padova e Milano, autore di numerosi saggi tradotti in molte lingue, ricostruisce alcune delle più significative fasi del passaggio al nuovo secolo

ombre_p.jpg (13580 byte)29 novembre 1999: è la data, una data qualunque, di un giorno come un altro. II secolo XX sta morendo. Scorro con lo sguardo un quotidiano che ho davanti. La testata. Il solito. Ma in fondo alla facciata, a sinistra, un titolo in grossetto spicca col suo nero più nero: anche per il contenuto, ferma la mia attenzione: "MUORE MA IL RAVE PARTY CONTINUA". Treviso, il giovane vittima di un mix di alcool e droga. Gli altri sono rimasti a ballare per ore."

Anche qui, a tutta prima, vien da dire: Siamo alle solite. Notizia troppo frequente in questa ultima parte del secolo che, piacendo agli dei, pare che se ne stia andando, sparendo nel buio dei secoli insieme al millennio che l'aveva generato, ingoiato per sempre dal Tempo. Senonchè qui c'è qualcosa di più su cui fermare l'attenzione. Ed è la noncuranza, l'indifferenza dei compagni di rito. La disumana, barbarica, Indifferenza: umana, civile, religiosa che sembra avere coperto, a macchia d'olio sempre più dilagante, la faccia di questo globo terracqueo, da dopo la cacciata di Adamo. Oltre a non parer migliorarci in comprensione fraterna e in soccorrevole convivenza, insinua iI dubbio che molte cose quaggiù stiano andando al peggio. L'indifferenza dilagante nell'uomo, per un eccessivo bombardamento di notizie catastrofiche, verso l'altro uomo, oltre ad essere in evidente crescita presso tutti i Popoli- e più presso i popoli ricchi -, qui marca il segno più basso e più eticamente distruttivo della natura dell'uomo. C'è la festa, c'è lo spettacolo (il termine "RAVE" propriamente suona "farneticazione"; "delirio"; "devastazione"; "saccheggio" "rovina"... dunque; a senso di vocabolario e in due parole di senso comune, dovrebbe RAVE PARTY valere come incontro festaiolo per ritualmente, tra balli e suoni perforanti, condurre il gruppo (o branco disumanato) all'autodevastazione di tutto ciò che della vera umanità dell'uomo sopravvive a fatica, tra guerre e killeraggi vari (politici e non) a una sua quotidiana scomparsa tra le pieghe dei secoli. E nel quarto secolo A.C. il filosofo Diogene di Sinope andava in giro da povero con la sua leggendaria lanterna, chiedendo ai suoi simili dove diavolo fosse l'UOMO e dicendo: CERCO L'UOMO. Che dovrebbe essere la divisa e il grande interrogativo non solo di ogni vero filosofo, ma di ogni uomo pensoso delle sorti umane. Bisognava essere poveri -sosteneva Diogene-, praticare la povertà, per essere poi veramente ricchi nello spirito. Ma anche di questi spiriti sembra che si stia per perdere la semente, oppure la loro assenza nel dibattito della città è solo frutto di un metodico loro sprofondamento nel grande silenzio dell'Indifferenza. L'Indifferenza: l'assenza per ogni interesse per quello che avviene intorno, non solo se avviene lontano da casa, ma anche per ciò che muore davanti alla porta della propria casa, o, addirittura dentro di noi, in casa: questa invisibile nebbiosa polvere della mostruosa Indifferenza, figlia spuria dell'avvolgente sanguisuga dell'Egoismo, copre come un'infestante gramigna la terra del secolo.

Ma questo non è che l'inizio di una, meditazione sorta da un titolo di giornale. E i giornali, si sa, quasi sempre fanno sentire libero chi vive schiavo ma duramente schiavi gli uomini liberi. Spesso. Forse troppo spesso. E non c'è che un buon uso dello "strumento testa"; per imparare a difenderci, dalle subdole menzogne che, a volte, giornali e televisioni diffondono nell'aria come nuvole di pericolosissime epidemie virali. Già! Anche i corpi sociali si ammalano come si ammalano i nostri corpi singoli o i gruppi contagiati.

Ma lo strumento testa é un organo assai delicato: quando viene ammalato ad arte dai veleni delle propagande politiche, questo può dar vita a manifestazioni di follie maniacali, di devastanti autoritarismi, a megalomani e a domatori di masse, a visioni cicliche di mitologie della distruzione di intere società e di popoli. Ne sa qualcosa il nostro secolo e, in particolare la Germania e il nostro paese

Se da queste prime osservazioni ha potuto prendere avvio una certa riflessione partita da un recente titolo di giornale, non é ancora detto che si debba sfociare in una formulazione di giudizio complessivo di solo catastrofico pessimismo. Anche se non pare ormai dubbio che questo secolo XX stia per andarsene con un carico non indifferente di sciagure e di morti, per almeno un paio di guerre mondiali con tanto di atomiche, con campi di concentramento politici e razzisti e annessi forni crematori, con i Gulag russi, o ancora di operazioni definite di "pulizia etnica", campi di lavoro forzato, di prigionieri ischeletriti, di genocidi debitamente camuffati da ipocrite maschere politiche o addirittura etiche. Mai forse la parola libertà, dissacrata e mentita, fu usata dalle stesse grandi potenze per coprire interessi economici di casa propria. Questo secolo, poi, per far pieno carico, ha raccolto largo sterminio di vittime con il sorgere e il diffondersi in tutto il mondo del virus dell'AIDS. Per non parlare di una generale depauperazione e infiacchimento in certi settori della Cultura umanistica, con omologazioni, senza più grandi vertici delle produzioni dopo la metà del secolo, dissanguato da guerre e lotte provinciali e nazionali, nei vari campi del pensiero organizzato, delle opere d'arte e letterarie in ogni dove e settore. E può bastare

Non si pensi che qui si tratti di una qualche personale visione apocalittica. Disgraziatamente si tratta di registrare una REALTA'; che tutti quelli che ora sono in grado di volgersi a guardare lungo l'intero giro dei giorni e degli anni del secolo, ad uno ad uno possono, volendo, dentro di sé verificare e registrare. Abbiamo insieme incontrato non semplici visioni, ma ahinoi!, vere e dolenti realtà in carne ed ossa

Sappiamo benissimo anche noi che, per una contraddizione insanabile perché interna alle fibre stesse del secolo fin dagli inizi e nelle sue stesse eredità, la vera gloria di questo secolo si é sprigionata dal pensiero scientifico, a partire dalla prima e dalla seconda teoria della Relatività di Einstein, per arrivare alle grandi applicazioni dell'esplosione tecnologica che ha portato l'uomo sulla Luna, aprendoci i progetti dei viaggi interplanetari, ma anche alle Bombe Atomiche e all'uso più o meno utile o sconsiderato di tale nuova potenza costruttiva-distruttiva dell'energia atomica. Grandioso avvenire per un certo tipo di uomo e di umanità; per un altro genere di uomo, spaventoso strumento di morte per intere popolazioni civili

Eppure non possiamo rinchiuderci solo in questa gloria quando la nostra mente e la nostra coscienza rimangono inquiete davanti ai fantasmi di dolore, di morti, di stragi che l'uomo prepara laboriosamente per avvelenare ogni giorno di più la terra, le acque, l'aria, gli alimenti transgenici scodellati dalle biotecnologie, che corrispondono più ai conti in banca dei venditori che alla salute del genere umano. Ma l'Indifferenza trionfa e annega tutto nel silenzio generale. Come quando succede che, finita la guerra atroce nel Kosovo, una guerra che l'America aveva voluta e prevista per tre o quattro giorni di bombardamenti pesanti a tappeto, ed era invece durata settantotto giorni, molto presto seguì un rapido addio ai morti kosovari e a quelli civili delle città indifese, agli stessi morti albanesi e di altri popoli. Ormai la sublime Indifferenza soffocava tutto nel silenzio e gli stessi quotidiani lasciavano cadere il caso.

Eppure, anche dopo l'inno vittorioso doverosamente dedicato al nostro secolo e gli indubbi avanzamenti scientifici della medicina e della chirurgia che ne possono costituire un suo notevole vanto, non è lecito lasciarsi sopraffare dalle spire paralizzanti dell'Indifferenza, e non dare ancora ascolto all'inquietudine non tacitata della coscienza morale e umana, che non cessa di ripungerci davanti all'altra faccia del secolo, che invano abbiamo cercato di dimenticare o le potenze mondiali e i governi hanno lavorato a seppellire sotto strati di silenzio (non fanno notizia!). Infatti, ci riferisce un giornalista girovago per il mondo in cerca di notizie veritiere, Ryszaed Kapuscinski, che: "due terzi dei globo vive in povertà estrema", cioè vede da lontano i limiti di sostentamento, che qui nell'aiuola terrestre che ogni mattina dovrebbe celebrare la fraternità umana, "un miliardo e trecento milioni di uomini non hanno acqua potabile", con tutte le malattie e i morti che ne conseguono, che lo stesso sviluppo parossistico delle tecnologie dei mezzi di Informazione e di Comunicazione (di massa) non è affatto esente dai rischi di danni per l'individuo e per la società propri della globalizzazione. E' così: anche per una più che probabile entrata in possesso, attraverso il libero mercato, da parte di singoli soggetti ultramiliardari, di nuove tecnologie che possono oggi stesso diffondere tali -oltre che comodi e utili- pericolosissimi strumenti di possibili manipolazioni opinionistiche ad uso e consumo di chi ne possiede la proprietà. Sono rischi, questi, enormi per tutti. Ma, anche qui, l'ipocrisia del silenzio o le furbizie della malversazione, che giunge a coinvolgere anche funzionari statali e mafie di ogni genere che mettono le mani e magari le pistole nelle concordate o meno operazioni macro-finanziarie nazionali e sempre più internazionali, questo avviene secondo l'universale legge dell'Informazione malsana, per la quale, quotidianamente, si assiste ad una permanente instillazione di un calcolato mantenimento delle masse nella condizione di schiavi che, dall'Informazione ricavano la beata (beota) illusione di essere uomini liberi, mentre ai pochi veri uomini liberi (rari) rimane la certezza, di essere tenuti schiavi a meno di non essere considerati innocui ed utili idioti.

Il che può essere successo anche nei secoli passati, ma si direbbe che in questo secolo davvero sia stata oltrepassata ogni misura. Ciò non é precisamente "grazioso" (per usare un termine con cui Dostoevskji definiva la superiorità del "due più due fa cinque", rispetto al banale "due più due fa quattro"). Buona fine, ventesimo secolo! Vai a riposare in pace. Le colpe non sono tue, ma nostre. Amen

Dino Formaggio *

* Professore emerito alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Milano, studioso di Estetica, già docente nelle Università di Pavia, Padova e Milano

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