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L’IMPORTANZA DELLE TRADIZIONI

Vicenza, mercoledì 20 maggio 1998, in cerca d'emozioni e ricordi giovanili m'infilo il vecchio "coperchio" neroazzurro dall'inconfondibile foggia goliardica, e mi reco al campo scuola di Via Rosmini. Appena arrivato ho un attimo di smarrimento. Forse mi sono sbagliato, non è questo il campo. In pratica non c'è pubblico. Oltre agli atleti, solo un paio di vicepresidi e qualche sparuto insegnante. Probabilmente rincorrevo i fantasmi dei mio passato, quando le gradinate erano gremite d'allievi che facevano il tifo per i colleghi che gareggiavano, ed il colore sociale dei "Rossi", predominava sugli spartiti gialloverdi del "Fusinieri", ed il nero-giallo dei: "Canova". In quei tardi anni '50 la partecipazione ai campionati provinciali studenteschi d'atletica leggera era un evento che coinvolgeva tutti. Le gare erano annunciate dagli "anziani

(allora non esistevano i rappresentanti di classe) che passando aula per aula, scrivevano sulla lavagna il giorno e l'ora delle singole competizioni. Oggi mi sento solo ed isolato, e forse per questo mio inconscio comportamento, sono avvici nato da qualche giovane allievo che incuriosito dalle anticaglie che il mio vecchio berretto inalbera, mi chiedono curiosamente notizie, episodi, ricordi. Appare evidente che lo spirito è diverso, la stessa partecipazione, pur impegnata ha una tensione che non rientra nei miei ricordi. Probabilmente è tutta la manifestazione che è diversa. Si tratta di un quadrangolare d'atletica leggera tra il "Rossi", il "Lampertico", il "Quadri" e "Canova", in memoria dell'ing. Livio Bernes, che fu prima insegnante e poi preside dell'"industriale". Si vede ad occhio nudo che i ragazzi (potrebbero essere miei nipoti, ma non voglio ricordarlo a me stesso) sono della stessa buona pasta di quelli a me coevi. E' lo spirito goliardico ch'io ricordavo, che ora non riesco a scorgere in loro. Benvengano quindi le iniziative di coloro, "anziani" ed "allievi", i quali vogliono ora recuperare le vecchie tradizioni, in occasione del 120' anniversario della fondazione dei glorioso "Rossi". Confesso! Quand'ero ragazzo, fui per un certo periodo tentato a credere che le tradizioni potevano essere superate. Era proprio in quei tardi anni '50 che l'Italia, uscita con le ossa rotte (e non solo quelle) dal secondo conflitto mondiale, stava cercando di diventare un Paese industriale, lasciandosi alle spalle quella nazione a vocazione agricola che tanta gente aveva costretto ad emigrare. Non me ne accorgevo, e con me non ne erano consci molti altri italiani, ma stava prendendo forma il "miracolo economico italiano". Chi come noi non poteva, o non voleva, frequentare l'Università, avrebbe trovato ugualmente un'ottima istruzione professionale per contribuire al proprio ed all’altrui benessere. Le tradizioni non sembravano così importanti. Solo ora m'avvedo che esse hanno la toro importanza. Chi non ricorda il proprio passato, le proprie "tradizioni" ha maggiori difficoltà ad affrontare il futuro. Esiste un concetto che variamente è espresso in tutte le culture. Anche nella lontana Oceania c'è un motto che più o meno suona cosi - "Se non sai da dove parti, difficilmente potrai conoscere dove andare." -

Ecco perché auspico, e collaborerò affinché il "Vecchio Rossi" si riappropri delle sue tradizioni

Infatti, ben ha detto quella professoressa (di cui ahimé non rammento il nome)- "il "Rossi" quest'anno compie 120 anni, ma a guardarsi intorno non li dimostra. Tante sono le evoluzioni, gli aggiornamenti, la rinnovata voglia d'apprendere."

Rolando Lotto

(un ex Allievo)

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