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GdV 19/09/1998

L'opinione. Bandini lancia un preoccupato allarme

"Attenti, si rischia di rendereancora. ingovernabile la città"

"Ci vuole un'idea alta di Vicenza e forze unite a sostenerla"

L'intervento dí Achille Variati di mercoledì scorso è senza dubbio uno dei più interessanti contributi finora apparsi al dibattito elettorale. E l'affermazione non è una captatio benevolentiae in favore della mia contestata autocandidatura, ma fa riferimento ad alcuni punti importanti di quell'intervento che qui vorrei sottolineare. Anzitutto la presa d'atto della persistenza dei "vecchi schematismi della partitocrazia", che caratterizzavano 1'elezione indiretta del sindaco fino all'entrata in vigore della nuova legge che prevede invece 1'elezione diretta da parte dei cittadini. In realtà i partiti continuano in gran parte a comportarsi alla vecchia maniera, decidono strategie e candidature ai loro tavoli e ne danno informazione col solito, tradizionale, difficile linguaggio, il cui scopo sembra quello di occultare i temi del messaggio piuttosto che di renderli trasparenti. La comunicazione infatti scavalca la città perché è indirizzata unicamente agli addetti ai lavori. E intanto la città reale (quella che produce e che lavora, i giovani e i vecchi, gli uomini e le donne che vivono direttamente i problemi urbani) non viene minimamente coinvolta nelle decisioni dei partiti. Coinvolgimento che non significa soltanto fare le primarie o cose simili, ma che comporta 1'abbattimento di una certa mentalità dei partiti, orgogliosa della propria autosufficienza - non più, ahimé, suffragata dal gran numero di iscritti che fino a pochi anni fa avevano i vecchi partiti di massa. E giustamente Variati indica come conseguenza di questa situazione il gran numero degli astensionisti dal voto che in recenti elezioni (come quelle per la Provincia a Treviso) hanno rasentato i numeri di un partito da maggioranza assoluta.

È questa la questione centrale, e da queste considerazioni si è mossa la mia autocandidatura. Ma il mio non vuol essere un discorso pro domo sua, quanto affrontare il problema dei problemi, una cosa cioè che riguarda sia la destra che la sinistra perché trascende le loro diverse posizioni politiche: la sensazione che anche questa volta, dal modo in cui si stanno svolgendo sia la vicenda delle aggregazioni che il dibattito, ci si trovi di fronte all'impossibilità di rendere governabile Vicenza. Questa situazione di ingovernabilità risale oltre la Giunta Quaresimin, giunge agli anni in cui la Dc (che a Vicenza esercitava un primato storico) si è dissolta come grande partito che incanalava la maggioranza del consenso. Gli scaffali del Comune sono fitti di progetti eccellenti che non è stato possibile far giungere in porto; vecchi problemi, come ad esempio la viabilità e la variante al Piano regolatore, giacciono irrisolti diventando di giorno in giorno più acuti; nuovi problemi, indotti da una società in continuo, febbrile sviluppo com'è quella veneta, non trovano maggioranze adeguate e coese in grado di affrontarli.

È evidente che in questa situazione la cosa che più conta è 1'esistenza di un progetto capace di raccogliere intorno a sé forze che se ne facciano carico, forze cioè convinte di dover essere protagoniste di un forte slancio innovativo. Anche se i due termini (il progetto più le forze di sostegno) sembrano talvolta non coniugabili tra loro: o le forze politiche si aggregano per motivazioni che riguardano gli schieramenti politici

nazionali trascurando la necessità, prima di tutto, di un progetto per Vicenza; 0 1'esistenza di un progetto, qualora esso venga tracciato, si trova in balìa di forze disomogenee come quelle che la fine del sistema proporzionale obbliga a raccogliersi in questo o quel polo. Non è naturalmente che col vecchio sistema proporzionale (come qualcuno pensa) i problemi sarebbero più facilmente superabili, diverrebbero anzi ancora più drammatici, anche per 1'esistenza di una "tripolarità" di fatto dovuta alla Lega: lo dimostra 1'impasse in cui si trova il Friuli, che non riesce a fare il governo regionale dopo elezioni che si sono svolte col sistema proporzionale.

Sono questi gli ostacoli che si frappongono a chi abbia presente che di una sola cosa ha bisogno oggi Vicenza: la governabilità. E che questo scopo si raggiunge, in ogni caso, non solo con faticosi accordi attorno a un tavolo che, appena insediata una Giunta, rischiano di durare lo spazio di un mattino, ma con una idea alta della città, capace di attrarre i migliori e di fondere le competenze e i saperi con un serio impegno di responsabilità, al di là delle pur rispettabili logiche partitiche e degli orientamenti ideali nei quali ognuno si riconosce.

Fernando Bandini

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