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D.d.V. 14/09/1998

Il centrosinistra si parla soltanto per lettera
E il "Nordest" ora pensa a una lista tutta sua

È l'ora dei comunicati, dalle parti del centrosinistra e più in là. I partiti dell'area che a livello nazionale sostiene il governo faticano ancora a parlarsi direttamente e si affidano ai messaggi "a mezzo stampa" (e a chi, nelle segreterie, è capace di decifrarli). Nel giro di ventiquattr'ore ne hanno sfornati uno ciascuno i Verdi, Rifondazione comunista e i Democratici di sinistra della Quercia, tutti reduci dalle verifiche interne sulla partita Comune che stanno giocando.

Due i temi sui quali i partiti si scambiano segnali: i confini dell'alleanza che potrebbe costituirsi e la sorte dell'autocandidatura di Fernando Bandini, finora più gradito alla sinistra che al centro dell'area ulivista, secondo Rifondazione "votabile" appena qualche giorno fa e oggi classificato "prigioniero" dei moderati (contro i quali i comunisti-Prc accentuano i toni della sfida).

Verdi "ecumenici". Appena riaccostatisi al tavolo dell'Ulivo - dopo quattro mesi di separazione cominciati nei giorni della sfiducia orchestrata contro Marino Quaresimin - i Verdi confermano prioritariamente, in questa fase, la loro preferenza per "un ampio schieramento che partendo dall'Ulivo comprenda adesioni dell'elettorato cosiddetto di centro, come pure di Rifondazione e di Sinistra democratica". Tanti insieme, insomma, per tentare a Vicenza l'operazione riuscita a Massimo Cacciari sindaco in Laguna.

A corredo della dichiarazione del loro segretario Antonio Albanello, i Verdi vicentini hanno diffuso una nota nella quale fanno urgenza ai possibili alleati per trovare - se non fosse Bandini – "un candidato dotato dell'autorevolezza indispensabile a coagulare i diversi apporti provenienti dall'Ulivo, dalle forze progressiste senza nessuna esclusione pregiudiziale e dalle forze riformiste e federaliste". Una citazione generica, quest'ultima, che potrebbe valere per i neosocialisti Sdi, per Nuovo Progetto e per il Movimento Nordest. A patto sempre che tutti questi ultimi si sentano interlocutori della sinistra.

Rifondazione fa fretta. Il segretario provinciale comunista Luciano Ceretta torna a incalzare gli (ex?) sperati partner del centrosinistra chiedendo decisioni rapide e intanto - intravvedendo l'eventualità di un'esclusione apre il fuoco di sbarramento contro "Bandini che paga il dazio ai Popolari". Un attacco che rischia di trasformare l'esclusione da possibile a sicura con inevitabile frattura insanabile a sinistra.

Rifondazione vede già Bandini "sindaco sotto tutela, con alle costole vicesindaco e assessore all'urbanìstica del Ppi". Sarebbe il segnale sostiene Ceretta, "che nulla è cambiato con le forze progressiste di nuovo succubi d’un centrismo virtuale". E allargando il fossato rispetto a Ppi e alleati - quasi cercando l’occasione di un nuovo scontro – il segretario aggiunge una rivendicazione tutta in positivo dell’operazione anti-Quaresemin: "la nostra disponibilità a contribuire al cambiamento si scontra con un ritorno a quel recente passato che ci ha visto assertori della sfiducia a Marino Quaresemin".

Quercia "Misteriosa". I Democratici di sinistra hanno ancora in corso il loro dibattito sull’appoggio o meno a Bandini, sul legame più o meno stretto con il Ppi, sull’accettazione o no di una candidatura popolare per Palazzo Trissino. Finora non hanno scelto . Parlano di necessità che "le forze di centrosinistra si presentino unite, con un unico programma e un unico candidato sindaco". Dicono che questo dovrà essere "espressione unitaria e concorde" della coalizione possibilmente "allargata ad altre forze democratiche e a liste espressione della società vicentina". Tengono buono il "nucleo costitutivo delle forze dell'Ulivo". Ma non possono ancora permettersi di scegliere.

Per sbloccare la situazione la proposta della Quercia - obbligata a far la misteriosa sulle proprie preferenze stanti le diversità di vedute dai "rami alti" dei capi cittadini e provinciali - è di allestire "un tavolo permanente di confronto tra tutte le forze" (quali non è indicato), dove confrontare opinioni e suggerimenti sul candidato sindaco da scegliere. Su Bandini, per il momento, neanche una parola, anche se si sa che piace a molti dentro il partito.

 

Dopo il rimbalzo sulla sponda del Polo - prima l'intesa per un'alleanza civica" a destra, poi la lite interna il tramonto della sperata candidatura di prestigio, l addio ad An e Forza Italia - la trottola del Movimento Nordest sta adesso cercando un nuovo orientamento nel non piccolo caos della politica cittadina. A dare una mano ai vicentini arriva stasera il leader Massimo Cacciari. Alle nove, nella sala riunioni della Camera di commercio, il sindaco-filosofo veneziano converserà in un'assemblea aperta sulla riforma federalista dello Stato "a partire dai Comuni" e su come "rimettere in movimento la Vicenza del non-voto". .

Luca Romano, riferimento del Nordest a Vicenza e tra i dirigenti del partito veneto, commenta la situazione in vista delle elezioni rifacendosi all'analisi che già tre mesi fa Dino Menarin - direttore dell'Associazione Industriali corteggiatissimo per la corsa a sindaco - esponeva per dire subito il suo "no . la tripolarità elettorale Polo-Lega-Ulivo non dà a nessuno la garanzia di una governabilità strategica della città. Ma a differenza di Menarin, Romano fa politica e non può limitarsi all'analisi...

- E quindi?

"Quindi come Nordest proponiamo una coalizione di impegno civico".

- Nella quale vedreste bene chi?

"La proponiamo intanto a quell'area che si sente autonoma dalle formazioni nazionali: Progetto per Vicenza Nuovo Progetto ogni altro gruppo che abbia autonomia. E la proponiamo anche a chi nei tre poli maggiori creda davvero in una diversa cultura di governo locale".

- Questa è la vostra ormai famosa "apertura a 360 gradi": ma è davvero possibile superare, ''sulla base dei localismi, le grandi distinzioni progressisti-conservatori o federalisti secessionisti?

"Per noi sì. È necessario per battere tutti i conservatori che ci sono dentro le altre formazioni".

- Ma riuscireste a far convivere anime così diverse, con i personaggi che ci sono e provengono à percorsi, rancori e progetti che li mettono in concorrenza piuttosto che in alleanza?

"Le rotture dovrebbero attraversare i tre poli proprio per questo. Ad esempio: che senso ha l‘operazione di Fernando Bandini che prova a mettere insieme a centrosinistra chi non è riuscito a far vivere l’Amministrazione Quaresimin? E meglio separare chi vuol cambiare da chi vuol conservare, E qui che la strada del Nordest si divide da quella di Bandini...".

- Un'aggregazione mista, una gran macedonia di provenienze, può garantire unitarietà di governo alla città?

"Si se ci sono presupposti chiari per una governabilità autentica e non fittizia. D’altronde questo è quanto chiedono i poteri reali della città che non guardano agli schieramenti ma alla concretezza dei programmi e alla compattezza di chi li deve realizzare".

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