Progetto T.E.A.C.C.H.

(Insegnamento ed educazione dei bambini/ragazzi con autismo e problemi di comunicazione)

nell’ottica dell’applicazione italiana – Corso di aggiornamento

per insegnanti di Scuola Elementare e Media.

I bambini autistici presentano fin dalla prima infanzia dei disturbi pervasivi dello sviluppo che toccano tutte le funzioni cerebrali di cui comunicazione, socializzazione e comportamento. Nella presa in carico dei ragazzi con autismo, l’educazione e l’apprendimento sono stati per molto tempo trascurati o anche condannati dal relazionale, basato nella maggior parte dei casi sulla psicanalisi. L’approccio educativo è stato sovente opposto al relazionale e all’affettivo. Pertanto il termine educazione è complesso e ingloba numerosi aspetti complementari necessari al bambino per strutturarsi e crescere: relazione, affetto, amore, tenerezza, partecipazione, stimolazione, apprendimento.., senza dimenticare il posto molto importante che occupa la psicologia.

L’esperienza comprova che l’educazione precoce e anche la tardiva danno alla persona autistica una più grande autonomia, un migliore equilibrio e una certa serenità. Con le conoscenze attuali sull’autismo, sono i metodi educativi come il TEACCH a darci i mezzi e gli strumenti più efficaci a chiarire le situazioni, per predisporre l’ambiente e per rendere così il mondo più comprensibile per la persona autistica.

In Francia e negli altri paesi latini, i metodi educativi fanno ancora paura, benché essi non siano nient’altro che i metodi denominati attivi utilizzati nelle nostre scuole materne, le nostre scuole pilota o nelle numerose classi di adattamento o di perfezionamento. Il profitto che le persone autistiche possono trarne è inconfutabile: miglioramento della comprensione e della comunicazione, migliore orientamento nello spazio e nel tempo, diminuzione o anche scomparsa dei disturbi generalizzati del comportamento per l’incomprensione dell’ambiente, sviluppo delle capacità inespresse e dell’autonomia e da ciò una migliore integrazione.

Sebbene questi approcci siano riconosciuti su un piano internazionale, non c’è al giorno d’oggi in Italia che qualche rara istituzione che faccia riferimento a questa presa in carico globale. Bisogna dire che qui, la maggior parte delle formazioni professionali concernenti l’autismo, non sono quasi cambiate in 30 anni, non esiste che qualche stage o corso specialistico che si appoggiano su recenti studi e ricerche scientifiche.

Molte équipe non sono pronte, ci viene detto; ma i professionisti (insegnanti) non hanno tempo da perdere, si tratta di un recupero dei bambini. Per progredire, bisogna essere capaci di mettersi in discussione, di guardarsi intorno e di reimparare se questo è utile alla persona autistica, invece di ristagnare nell’immobilismo.

Nel nostro Paese il profondo cambiamento che ha trasformato nel resto del mondo le conoscenze sull’autismo e quindi il modo di vederlo e di trattarlo sta percorrendosi strada con un ritardo di qualche lustro e per di più in modo molto lento e contraddittorio. Anche qui, come nei Paesi anglosassoni, sono le associazioni dei genitori la principale forza che spinge al cambiamento; ma diversamente da quanto è successo oltremanica e oltreoceano, una certa resistenza accademica (sia medica sia psicologica) fa muro contro una rapida ed efficace presa d’atto dell’evidenza di nuove conoscenze.

L’autismo è oggi ritenuto un disturbo dello sviluppo, dovuto a difficoltà nel sistema nervoso centrale, con anomalie qualitative nelle aree della relazione sociale reciproca, della comunicazione verbale e non verbale, con un repertorio limitato e ripetitivo di comportamenti e interessi. Si definiscono colpite da autismo le persone che presentano queste caratteristiche, ben descritte in forma criteriale dagli attuali manuali diagnostici internazionali (DSM-IV, ICD-10), prima dei tre anni d’età.

La maggior parte delle persone autistiche presentano anche ritardo mentale, soprattutto di grado medio, anche se una minoranza consistente (il 25%) è di intelligenza normale o quasi normale; la persona autistica è quindi una persona con un tipo speciale di handicap. Non è il ritardo a caratterizzare l’autismo, ma le difficoltà a comprendere e usare le modalità sociali e comunicative che invece di solito aiutano molto i bambini, normali o con altri handicap, a crescere.

E’ quindi importante notare che anche se le descrizioni della persona con autismo sono rimaste sostanzialmente costanti da Kanner (1943) a oggi, completamente diverso è ciò che si pensa sulla natura del disturbo: un handicap, non un rifiuto o un blocco psicologico. Ovviamente i genitori non hanno nulla a che fare con l’origine di questo disturbo: sono solo persone che a un certo punto scoprono che il loro bambino ha speciali difficoltà e sono costretti a riprogettare la loro vita alla luce di questo serio problema, esattamente come per gli altri handicap.

 

Il trattamento dell’autismo

Recentemente abbiamo assistito anche a grandi cambiamenti nel trattamento di questo disturbo: oggi sappiamo che non esiste la cura (questo concetto, per chi si occupa di handicap, non sarà difficile da digerire); che quella che è stata per anni ritenuta la terapia di elezione, la psicoterapia, è da ritenersi totalmente inefficace; che è però possibile, con quello che sappiamo su questo disturbo, puntare a un miglioramento delle capacità di adattamento delle persone colpite, e quindi a significativi miglioramenti delle loro condizioni di vita.

Sappiamo anche che il miglior adattamento lo vedremo probabilmente nei bambini con più lieve ritardo mentale e con la presenza di linguaggio verbale, anche se non comunicativo; abbiamo verificato però che tutti i bambini colpiti, indipendentemente dalla gravità, sono capaci di imparare se si tiene conto delle loro speciali caratteristiche.

Ricerche controllate hanno portato alla definizione di quello che oggi è da ritenere il trattamento più efficace. Esso non è un singolo metodo o terapia: è un sistema integrato di interventi composto da:

 

L’approccio T.E.A.C.C.H.

 

Metodologia

 

La formazione degli operatori – insegnanti

 

Certe équipe temono di fermarsi dentro un sistema e perciò rifiutano tutti i metodi. Ma una presa in carico istituzionale senza appoggio metodologico è difficilmente considerabile, poiché senza metodo non ci sono strutture, né basi comuni, né evoluzioni, né coerenza nell’équipe e nemmeno dei punti di riferimento sia per le persone autistiche che per gli accompagnatori.

Immaginate un operatore che lavori senza metodo, senza progressioni logiche, senza orari precisi, secondo le sue spinte del momento, secondo le sue ispirazioni personali, nell’improvvisazione. Il metodo, vale a dire l’insieme dei passaggi ragionati e perseguiti per arrivare ad uno scopo – non è mai una finalità, ma un mezzo per aiutare al meglio il bambino, l’adolescente o l’adulto. Esso da all’équipe una base di lavoro e un mezzo di verifica, di valutazione, di riflessione e dunque la possibilità di personalizzare e adattare il lavoro successivo. Non esistono che pochi metodi rigidi, ma ci sono anche educatori, operatori e genitori rigidi, che si bloccano in un sistema. Non è mai il metodo ad essere al centro delle nostre preoccupazioni, bensì la persona in difficoltà davanti a noi.

 

Gli obbiettivi di questo corso sono i seguenti:

 

Il corso si articolerà in dieci lezioni di cinque ore ciascuna.

Numero partecipanti: massimo 75.

Il corso è riservato a tutti gli insegnanti della scuola elementare e media.

Non è previsto nessun onere a carico del Provveditorato.

Al termine del corso verrà rilasciato un attestato di partecipazione.

 

Programma di incontri (argomenti):

 

Metodi di insegnamento:

 

Argomenti collaterali:

 

ANGSA TREVISO

 

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