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redarrowleft.GIF (53 byte) Politica Ottobre 1999

I cittadini? Chiamiamoli pubblico

Negli ultimi dieci anni è cambiato il rapporto politica-società. In peggio, secondo Ilvo Diamanti. Perché "ora conta la figura del leader e i candidati telegenici". E per i partiti la società è diventata una platea. Ma senza politica vera si rischia di sopravvivere al minimo. O delegare le scelte all'Europa

"Una volta era l'organizzazione che garantiva gli uomini. Ora è l'inverso: è la persona che garantisce l'organizzazione...". Ilvo Diamanti, sociologo dell'Università di Urbino e osservatore politico (uno dei primi ad analizzare il fenomeno leghista), al seminario organizzato dalla Cisl su come cambiano le forme della rappresentanza lo dice come se fosse una cosa normale. Ma lo sa benissimo che non è una differenza da poco. Perché il rapporto cittadini-politica negli ultimi dieci anni è totalmente cambiato.

Cosa dice Diamanti? Che oggi la rappresentanza politica è un punto di domanda. Qualche esempio: "L'elezione diretta del sindaco 'salta' i partiti, che non servono più. Oppure il federalismo regionale, lo stesso fenomeno. Insomma il futuro va verso una specie di società multipresidenzializzata. E tutto questo unito al fatto che i partiti più importanti (leggi Ds, Forza Italia e An: ndr) sono oramai personalizzati: conta la figura del leader, non la struttura". La prova? "Un recente sondaggio di Mannhaimer ha rilevato che il 70 per cento degli italiani dice che 'vale il leader e non il partito'. Solo pochi mesi fa era il 40 per cento".

Cosa vuol dire tutto questo? "Che siamo in una fase di potente devalorizzazione della politica - spiega Diamanti - Al punto che qualcuno ha lanciato un'ipotesi suggestiva: e cioè che se le cose stanno così il bipolarismo non è possibile perché piano piano si sta andando verso un unico modello di pensiero. Che è quello dove tutti sono liberisti e tutti bipolaristi. Ma così restano solo piccole differenze fra le parti. E' quasi un a forma di monopolio, o di frammentazione bipolare".

Bene. E allora come si forma in questa situazione una classe dirigente? "Nessuno lo sa - sorride amaro Diamanti - Tanto per dire, il centrosinistra nel Veneto non sa ancora chi sarà il suo candidato...". Quindi? "Quindi ai partiti restano due strade: lavorare intorno alle figure dei candidati o riorganizzare il partito stesso. Un'operazione questa che vale però solo per i 2-3 vecchi partiti rimasti. Quello a cui non credo, personalmente, è alle "federazioni di partitini": la somma matematica in politica non esiste. Comunque è un problema solo italiano: in Francia, Germania, Spagna i partiti sono ancora forti e rappresentativi. E' da noi che non ci sono più. E il rischio è che ora deciderà il marketing all'americana...".

L'unica politica che funziona o che può funzionare ancora, secondo il sociologo vicentino, è quella locale. Anche se gli errori della Lega ora sembrano quasi giustificare una rimozione totale del problema autonomie e federalismo. E a livello centrale la rappresentanza politica ha perso in modo così evidente il suo legame con il territorio che "ci sono partiti in cui i leader si sono autonominati, vedi il Centrosinistra". Insomma "viviamo in una democrazia indecisa, dove tutto viene regolato e, in mancanza della politica vera, consegnato magari ai magistrati. Perché questo sono in fondo le varie commissioni, le authority. Dal ciclismo fino alla privacy, tutto viene controllato".

Poi c'è la concertazione. Che solo all'apparenza, dice Diamanti, funziona. "In realtà dal '95 ad oggi i governi hanno surrogato con la concertazione fra le parti sociali la mancanza di veri legami fra la politica e la collettività. La concertazione non è altro che un metodo di rappresentanza extraparlamentare, ma è soprattutto un reciproco riconoscimento fra deboli che alla fine indebolisce anche il resto. Così oggi il presidente del Consiglio D'Alema è un uomo solo, con una maggioranza divisa e una concertazione frammentata".

Note finali, manco a dirlo non troppo ottimistiche. "In Italia siamo sopravvissuti a tutto. Forse sarà ancora così, ma oggi vuol dire che stiamo sopravvivendo senza la politica. E vivere al minimo è pericoloso, perché delega le scelte all'Europa e gestisce, appunto, il minimo". Futuro oscuro, in altre parole. Anche perché dai partiti non c'è da attendersi molto. Anzi. Chiede Diamanti: "Chi è veramente fuori dalla realtà? Non lo sono i politici che promuovono solo chi ha una bella immagine, i candidati fotogenici?". L'unica salvezza è "smentire il fatto che, come pensano ora i partiti, esiste solo un pubblico e non una società. E questo si può fare solo se i cittadini usciranno allo scoperto, tornando a fare politica".

Alessandro Mognon 

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