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redarrowleft.GIF (53 byte) Cinema Ottobre 1999


A morte Hollywood. Parola di Emir Kusturiça

E' ribelle e anticonformista nella vita come nel suo lavoro. Per questo dopo film come "Underground" e "Gatto Nero Gatto Bianco" è diventato per tutti il regista degli zingari. Ma Kusturica non vuole essere catalogato. In nessun modo. E l'unico modo, dice, è di resistere "all'oltraggioso e orribile processo di commercializzazione di ogni cosa"

E’ uno dei registi più famosi del mondo. E’ stato presidente della giuria dell’ultimo festival di Venezia dove precedentemente i suoi film hanno vinto innumerevoli premi. E’ Emir Kusturiça, un ribelle dell’anima e un genio incontenibile.

Perché il suo cinema nell’immaginario collettivo del pubblico viene associato sempre e comunque con i nomadi?

Non lo so. Ho fatto sette film fino adesso e solo due si occupavano degli zingari. Di una cosa sono, però, sicuro: se una bomba atomica esplodesse e ci uccidesse tutti, i popoli gitani si salverebbero, comunque, perché se lo meritano.

Qualcuno, però, la ha accusata di non mostrare la vera vita dei nomadi…

Il cinema non lavora mai sulla verità. E la verità di chi poi? Della middle class, dei figli di puttana che vivono nel lusso a dispetto dei poveracci che muoiono di fame? La verità in questo caso e soprattutto al cinema non è mai così chiara e definita. Utilizzare questo termine in relazione ai film è assolutamente non corretto.

Qual è il rapporto tra realtà e cinema secondo lei?

kusturica.jpg (9128 byte)Il cinema è finzione. E la realtà può generare la fiction così come io faccio con i miei film. Qualsiasi storia uno inventi deve sempre avere una certa connessione con la realtà. E’ come per l’elettricità che deve sempre avere un contatto con il terreno. Pretendere che un tuo film possa diventare la rappresentazione più completa del genere umano in cui tutti gli elementi della vita delle persone possano essere mostrati è qualcosa di assurdo e di impossibile. Ho iniziato a fare film sugli zingari e non su altri gruppi sociali, perché mi sentivo abbastanza vicino a loro. Quando faccio pellicole sui nomadi, credo di essere molto vicino alla realtà della loro vita. La loro bizzarria ti fornisce dei valori che ti affrancano da certi obblighi come quelli del cinema hollywoodiano, in cui per fare tanti soldi bisogna fare esplodere un palazzo ogni quindici secondi. Le mie pellicole, invece, sono come dei palloni aerostatici ancorati al terreno della realtà. Non voglio che vadano liberi nel cielo, e nemmeno che si affloscino sotto una zavorra che può essere rappresentata da un numero troppo consistente di elementi per parlarne e che – tra l’altro – sono sotto gli occhi di tutti.

Qualcun altro, invece, la accusa di mostrare una violenza scherzosa che diventa fuorviante per i giovani…

Probabilmente quelli che mi accusano sono gli stessi che creano l’atmosfera in cui due ragazzi qualsiasi decidono – una bella mattina - di prendere una pistola e di uccidere quattordici compagni di classe. E’ sempre lo stesso centro conservatore che genera le forze che guidano il mondo. In ogni film che faccio la poesia dell’esistenza si confronta con la vita rude che i miei "eroi" vivono. Posso essere anche accusato dai fautori dell’aggressività che ci arriva quotidianamente attraverso i videogames, attraverso Internet e i film di Hollywood. Le accuse che non hanno nome, poi, non significano nulla.

Sempre parlando di violenza, una scena celebre dei suoi film è quella del bombardamento dello zoo di Belgrado in Underground. Una drammatica e commovente metafora visiva della vita e della morte sotto le bombe…

Stavolta, però, l’hanno mancato. Anche se i bambini hanno subito lo stesso parecchi traumi dovuti agli allarmi e alle bombe. L’Europa è rimasta affascinata dalla precisione delle bombe della Nato, ma sembra avere ignorato le numerose catastrofi ecologiche perpetrate dai Verdi.

Sempre in Underground lei accusava apertamente la Germania di avere scatenato la guerra nei Balcani che ha portato alla frammentazione dell’ex Yugoslavia…

Non è vero e mi ascolti bene: quello che ho imparato nel comunismo è che anche oggi dopo tutto quello che l’America ha fatto alla Serbia io non posso essere antiamericano. Io non sono anti nulla. Osservo la storia con un rispetto fatalistico, mentre vedo combinarsi insieme un numero di elementi diversi. Non ho mai accusato la Germania di avere fatto quello che lei dice. Ho indicato, invece, come responsabile "la suprema essenza" che ha portato le persone a compiere quello che hanno fatto. Ho amici tedeschi che sono persone migliori dei conoscenti che ho a Sarajevo. E’ sempre molto difficile dare un nome al proprio nemico, mentre è assai più facile trovare le cause storiche e i fattori che hanno portato la nostra società a diventare ciò che è arrivata a essere. Un intellettuale francese ha detto che ci vorrebbe un tribunale per il comfort, perché le persone agiscono in base al loro sentirsi inadeguate e non confortevoli nei confronti della vita. E io sono d’accordo con lui: tutto questo è senza senso.

Lei è un regista sempre fuori dagli schemi del mercato. Il suo film ‘americano’ Arizona Dream che in Italia è stato distribuito solo nel 1998, ben cinque anni dopo la sua realizzazione nel 1993, non è stato capito e ha avuto un sacco di problemi…

So quello che è successo in Italia e ne sono rimasto stupito. Ma anche in America le cose sono molto strane. Il loro cinema vive di strane formule che predicono quello che può avere e quello che non può avere successo. Questo mi preoccupa molto. Fanno spesso dei brutti film e la gente pensa che siano delle ottime pellicole. Non sono rimasto sorpreso, allora, quando il mio film è stato distribuito negli Usa soltanto in poche sale e con molte limitazioni, per poi avere un modestissimo successo nella sua uscita in video. Del resto non mi importa nemmeno. Rimango sempre eccitato quando vedo le prime proiezioni dei miei film dinanzi ai miei amici e a delle persone che stimo. Sono momenti molto effervescenti dove l’emozione è in continua crescita. Un vecchio proverbio dice che la migliore maniera di guardare il dente del lupo è quando quest’ultimo è morto. Solo il tempo darà ragione ai miei film. E poi che Arizona Dream non fosse un progetto che si adattava allo showbusiness americano questo lo sapevo da prima di intraprendere la realizzazione del film e ne sono molto orgoglioso. Sia il mio lavoro che me stesso lottiamo per rimanere integri dinanzi all’oltraggioso e orribile processo di commercializzazione di ogni cosa. Io ho combattuto per la mia integrità e – alla fine – posso dire di avercela fatta.

Il suo cinema è la prova di quanto tragedia e commedia abbiano ancora molto da dire al cinema. La commistione di dolore e allegria è presente in tutte le sue pellicole…

E’ la tradizione slava in cui il black humor è predominante. Se ci voltiamo indietro verso la letteratura russa, verso le storie di Nikolaj Gogol e di molti altri grandi scrittori possiamo notare quanto i loro libri siano radicati nella combinazione tra l’elemento tragico e quello comico. Cechov è sicuramente l’autore più rappresentativo di questo modo di intendere l’arte. Quando stava scrivendo Tre sorelle pensava di stare realizzando una grande tragedia, mentre poi – a teatro – la gente scoppiò a ridere. La sostanza del dramma è contraddittoria. Questo capita perché in un mondo costruito sulle categorie ogni prodotto deve avere una specifica collocazione. Opere o film che vivono di diverse atmosfere sconvolgono questi stantii schemi predefiniti, lasciando confusi i critici e i benpensanti che – ovviamente – non vogliono ricevere lezioni da nessuno. Come gli americani che – è il caso di Arizona Dream – vogliono, invece, dare lezioni a tutti. Non solo al cinema, ma anche in situazioni diverse come quelle dei bombardamenti della Serbia.

Cos’è il cinema per lei?

Il cinema è la maniera che ho imparato per fare in modo di portare le persone nella più grande esperienza estatica che esista: l’eccitazione. Quando fai un film devi essere un architetto oppure un compositore che sa in ogni momento dove condurre il pubblico affinché l’emozione sia diventato lo scopo definitivo della loro esistenza. Il cinema è il mezzo che - grazie alla combinazione di diversi elementi - sono stato molto fortunato di poter utilizzare.

Offrendo sogni al pubblico…

Un modo magnifico per elevarsi al di sopra della realtà.

 

m.s.

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