Scienza Ottobre 1999
L'Apocalisse? Il prossimo novembre
Sembra un esperimento di fisica come
tanti, con una manciata di atomi sbattuti uno contro l'altro ad alta velocità. Scopo:
riprodurre i primi momenti della nascita dell'universo. Ma fisici ed esperti lo vogliono
fermare. Perché, dicono, tra un mese in quel laboratorio negli Usa potrebbe formarsi un
inarrestabile buco nero destinato a divorare l'intero pianeta
Non è proprio questa la frase, ma il senso è più o meno lo
stesso: "La fine del mondo è vicina: pentitevi, o peccatori, prima che sia troppo
tardi". Ci risiamo: il solito matto-visionario di turno che prevede l'Apocalisse?
Beh, sarà anche un originale. Ma da quanto si legge su Abcnews, il fisico americano David
Melville sembra in buona compagnia. Visto che la pensano come lui il mensile Scientific
American, un editorialista del Sunday Times e, indirettamente, il genio dell'astrofisica
Steven Hawking.
Cosa li spaventa così tanto? Un asteroide impazzito? Il
buco dell'ozono? La guerra biologica? No. Tanta ansia nasce da un unico, all'apparenza
innocentissimo esperimento di fisica previsto per novembre. Una data che, dicono, potrebbe
essere l'inizio della fine per la Terra. Quando gli scienziati del Brookhaven National
Laboratory di Upton, nello Stato di New York (Usa), metteranno in funzione
un'apparecchiatura in grado di riprodurre (almeno così sperano) le condizioni
dell'universo qualche millisecondo dopo il Big Bang. Una stupidaggine, in termini di
dimensioni: qualche manciata di ioni di oro sbattuti uno contro l'altro ad altissima
velocità per ricreare quel plasma primordiale di quark e gluoni che ha dato vita a
stelle, pianeti, galassie e incidentalmente anche a noi. Un esperimento eccitante, sulla
carta. Peccato che, come ha teorizzato Hawking, tra le varie forme di materia prodotte da
quel "plasma quantico" potrebbe esserci anche il Mostro Spaziale per eccellenza:
un inarrestabile, vorace e catastrofico buco nero.
Eccola lì, l'Apocalisse: un microscopico,
invisibile ma ingordo buco nero che nessuno può fermare. E che piano piano si mangerà il
pianeta, abitanti compresi. Che beffa: il gesto che potrebbe portare l'uomo a un passo dal
risolvere i misteri dell'universo sarà anche quello che ci porterà alla fine. Roba da
punizione biblica. Torna perfino in mente l'inquietante "mille e non più mille"
di Gesù Cristo, e guarda caso il novembre '99 è un mese prima del 2000. Religione e
superstizioni a parte, la verità è che la scienza, ancora una volta, non spaventa per
quello che vuole fare ma per quello che non pensava proprio di fare. Insomma per le
conseguenze impreviste. E' la storia della fisica atomica, ricerca straordinaria che però
ha prodotto come spiacevole "effetto collaterale" la bomba nucleare; anche il
motore a scoppio è stato una rivoluzione, ma ora stiamo soffocando nei gas di scarico;
gli antibiotici ci hanno salvato ma ora stanno creando batteri super-resistenti. Basta
scegliere.
Ora tocca al buco nero. E stavolta la storia potrebbe non
avere un lieto fine. Quei simpatici divoratori di galassie nascono dal collasso di una
stella: la materia "implode" su sé stessa e diventa così densa da non
permettere a nessun oggetto che le si avvicini di allontanarsi. Luce compresa. Così
questi invisibili gorghi cosmici (sembra che ce ne siano parecchi, nell'universo) ingoiano
tutto, e come non bastasse non si sa neanche dove vada a finire tanto "cibo".
Una vera sfida alla logica. Al punto che si parla di altre dimensioni, viaggi nel tempo,
universi paralleli. Quello che conta però è che finire nel raggio di un buco nero
significa finire e basta, nel vero senso della parola. Così la domanda: cosa succederebbe
se nell'esperimento di Brookhaven si formasse anche un piccolissimo, malefico e silenzioso
buco nero?
Secondo Melville all'inizio non se ne accorgerebbe nessuno,
viste le dimensioni. Peccato che la crescita del microscopico mostriciattolo sia
esponenziale. Chissà: qualche settimana dopo gli scienziati aprono la porta del
laboratorio e non trovano più l'apparecchiatura. O l'intero laboratorio: solo una piccola
macchia nera al centro della ex stanza. Le cose comunque, dice sempre il fisico Usa,
andrebbero così: il buco nero si scaverebbe la strada (mangiandosela) fino al centro
della Terra, per poi divorarsi l'intero pianeta dall'interno: "E non sarà per niente
bello - dice - essere da quelle parti a vedere cosa succede".
Sono state tante le richieste di spiegazioni che il Brookhaven
Laboratory ha deciso di preparare un comunicato. Ovviamente tranquillizzante: "La
quantità di materia coinvolta nell'esperimento di collisione con l'Rhic (Relativistic
Heavy Ion Collider, il nome dell'apparecchiatura usata: ndr) è estremamente piccola -
scrive il direttore del Brookhaven, John Marburger - Solo un singolo paio di nuclei è
coinvolto in ogni collisione. E il nostro universo dovrebbe essere estremamente instabile
per permettere ad una piccola dose di energia come questa di provocare grandi effetti.
Invece l'universo appare molto stabile anche di fronte a grandi quantità di energia, come
quelle coinvolte nei fenomeni astrofisici. La Terra e gli altri pianeti del sistema solare
sono sopravvissuti per miliardi di anni alle collisioni dei raggi cosmici senza che si
siano verificate quelle instabilità che si temono ora con l'Rhic".
Beh, parole rassicuranti. Rassicuranti? Il problema,
ovviamente, non è quello che vogliono ottenere gli scienziati con quell'esperimento. Né
quello di cui sono sicuri. E', come è successo ancora, quello che NON pensano di ottenere
e che NON possono prevedere. Il ricercatore che un giorno si è accorto che i geni di una
cellula si possono manipolare e sostituire pensava certo ai benefici: curare malattie
ereditarie, produrre sostanze e farmaci super selezionati. In realtà con la stessa
tecnica posso creare il super batterio o il super virus: letale per tutti e resistente a
tutto. Altro esempio? Non è proprio la stessa cosa, ma quasi: l'alga rossa, pianta marina
che infesta interi fondali del Mediterraneo soffocando ogni forma di vita, qualche anno fa
nei nostri mari non esisteva. Fino a quando non ne è "sfuggita" per distrazione
qualcuna da un laboratorio della Costa Azzurra.
Insomma la morale è ovvia: non tutto è prevedibile.
Eccesso di preoccupazione per qualche atomo sbattuto? Forse si. Però un "atomo"
di prudenza non guasta. Soprattutto se a porsi le domande sono fisici ed esperti del
settore, non il Circolo delle boccette. Comunque se fra un paio di mesi al posto della
macchina parcheggiata sotto casa trovate un buco senza fondo, escludete pure il furto o la
rimozione. Purtroppo.
a.m. |