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redarrowleft.GIF (53 byte) Teatro Settembre 1999

 
Spettacoli classici all’Olimpico di Vicenza

“Il re cervo” di Carlo Gozzi

A trent’anni dalla prima rappresentazione, sulla scena del Teatro Olimpico di Vicenza diretto da Lamberto Puggelli è stata riproposta la fiaba di Carlo Gozzi “Re Cervo”: allestimento realizzato per il ciclo di spettacoli classici di settembre.

Rappresentato per la prima volta a Venezia nel 1762, il testo riscosse subito, a detta dello stesso autore, un successo strepitoso. Nel corso del tempo fu ripreso più volte ed ebbe pure una versione in musica ad opera di Hans Wiener Henze, messa in scena alla Staatsoper di Berlino nel 1956. La vicenda racconta di amori regali, di intrighi e magie in un clima delle meraviglie, quale si addice appunto al mondo favolistico.

Come tutti i copioni di Gozzi si presta a libere interpretazioni e a manipolazioni registiche: sulla scena giostrano insieme personaggi e maschere della Commedia dell’Arte, in un crescendo intricato che allo sciogliersi di ogni incantesimo trova la sua felice conclusione.

Il nobile scorbutico scrittore veneziano esprime qui come altrove il suo credo teatrale in netta contrapposizione a Carlo Goldoni, reo di voler uscire dalla rappresentazione del “maraviglioso” per portare nella scena il quotidiano del ceto borghese emergente. La storia mostrerà poi quale autore avesse miglior ragione.

La riproposta odierna all’Olimpico, maturata, per piccola ironia del caso, quale coproduzione con il Teatro Stabile del Veneto “Carlo Goldoni”, si offre ad un tempo come scelta culturale e come suggerimento alla riapertura di un discorso teatrale nuovo proprio in quanto antico, giocato con maschere e marchingegni.

Va osservato, però, che questa realizzazione non sembra del tutto compiuta e felice.

L’adattamento e la regia di Eugenio Allegri aggravano a volte la macchinosità del teatro gozziano: più pretestuosa che efficace la messa in scena del prologo-narratore in bicicletta, cui Roberto Milani si adatta con qualche difficoltà; così il Re Deramo di Leonardo De Colle potrebbe lasciare le incrostazioni di eroe romantico per entrare davvero nella favola e il “fosco” Tartaglia di Mario Valgoi acquisire una più robusta vis comica.

Vivaci e divertenti le maschere, il Pantalone di Ettore Conti, il Brighella di Enrico Bonavera e in particolare la Smeraldina di Eleonora Fuser (pazienza se “napoletana”) e il Truffaldino di Stefano Rota; a suo agio Paola Meglio nel personaggio di Angela. Piacevoli i costumi e le musiche.

Pubblico divertito e partecipe, purtroppo non numerosissimo.

A chiusura della stagione teatrale è doveroso una nota di vivo apprezzamento per quanti hanno collaborato all’esauriente volumetto Il cartellone 99, pubblicato dal Comune di Vicenza, frutto dell’intelligente cura di Riccardo Brazzale e Loretta Simoni: interessante, documentato e di proficua lettura.

R.A.

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