Vai al numero precedenteVai alla prima paginaVai al numero successivo

Vai alla pagina precedenteVai alla prima pagina dell'argomentoVai alla pagina successiva

Vai all'indice del numero precedenteVai all'indice di questo numeroVai all'indice del numero successivo
Scrivi alla Redazione di NautilusEntra  in Info, Gerenza, Aiuto
redarrowleft.GIF (53 byte) Musica Settembre 1999


Otello e la voce ritrovata

Lo Sferisterio di Macerata ha accettato la sfida: proporre l'Otello di Verdi nonostante l'attuale crisi di interpreti vocalmente adeguati. Invece il russo Vladimir Galouzine ha superato la prova. Appoggiato da un raffinato Renato Bruson nella parte di Jago

otello1_p.jpg (10337 byte)La stagione lirica maceratese si è aperta con un doppio appuntamento verdiano e precisamente con l'"Oberto conte di San Bonifacio" al Teatro Lauro Rossi e con "Otello" allo Sferisterio; la prima e la penultima opera di Giuseppe Verdi, dando quindi la possibilità di avere un confronto diretto tra i primi passi, ma che già rivelavano la grandezza del Maestro, e la compiuta maturità artistica del compositore.

Tra "Aida" e "Otello" passano ben sedici anni. Verdi ha a lungo riflettuto sulla sua esperienza e sull'evoluzione avvenuta nell'opera lirica specialmente con l'entrata in scena di Richard Wagner.

Per "Otello" si avvale come librettista di Arrigo Boito che gli scrive una trama molto densa che permette a Verdi di sviluppare un discorso continuo, incalzante, perfetto nella sua drammaturgia e che può mettere ancora una volta in luce il senso del teatro del Maestro.

Come si evince dallo scambio delle lettere tra Verdi e Boito, la loro collaborazione fu tutt'altro che facile ma è da questo continuo contributo tra le due vive personalità che nasce il dramma; la scelta di Boito come librettista è stata una carta vincente perché nel poeta era ben presente il concetto della scapigliatura di fondere insieme le tre arti e cioè la musica, la letteratura e le arti visive come pittura e scultura e nel teatro la scenografia. Concetti questi che erano ben cari a Verdi.

I dialoghi sono serrati, l'azione procede senza cedimento alcuno e le arie, in numero limitato rispetto ad altre produzioni verdiane, si inseriscono perfettamente in questo tessuto narrativo perennemente in movimento; l'orchestrazione è curata fin nei minimi particolari e si percepisce come in Verdi si sia fatto strada quel senso di rinnovamento che i tempi imponevano e che sfocerà nel miracolo "Falstaff".

otello2_p.jpg (7547 byte)Presentare oggi "Otello" è un atto di coraggio data la crisi di voci ma i dirigenti della stagione maceratese hanno brillantemente superato la prova. Otello era il russoVladimir Galouzine; voce importante, estremamente duttile, ben impostata, capace di sostenere con grande efficacia sia la tessitura acuta che la mezza voce, cosa importante specialmente in certi passi del secondo atto; ne è risultata una interpretazione di rilievo sia dal punto di vista scenico che vocale. Renato Bruson era Jago il quale ha fornito una interpretazione del ruolo in modo strepitoso; eleganza nel canto, ineccepibile il legato, profondo approfondimento psicologico del contorto personaggio. Ha cantato il "Credo" senza cedere a facili eccessi ma con un efficace gioco di sfumature nel canto mirabilmente aderenti al testo; e cosa dire dei colori che ha saputo trovare nell'insinuante duetto del secondo atto con Otello e nel famoso "sogno"?

Lucia Mazzaria si è ben disimpegnata nel ruolo di Desdemona con una voce fresca e sicura; accanto alle dolci e delicate frasi del duetto finale del primo atto ha successivamente toccato con maestria il lato dolente del personaggio ed ha interpretato con grande intensità la "canzone del salice" e l' "Ave Maria" nell'atto finale. Completavano molto bene la compagnia Domenico Gheggi (Cassio), Silvano Paolillo (Roderiogo), Paolo Battaglia (Lodovico), Arturo Cauli (Montano), Tiziana Carraro (Emilia). Donato Renzetti ha tenuto saldamente in pugno l'Orchestra Filarmonica Marchigiana dando una lettura precisa e accurata della splendida partitura. Bene il Coro Lirico Marchigiano "Vincenzo Bellini" istruito dal maestro Carlo Morganti. La regia e le scene, assai stilizzate e ridotte all'essenziale ma con gusto, erano di Philippe Arlaud; molto belli i costumi di Dominique Burté.

l.m.

np99_riga_fondo.gif (72 byte)

                                           Copyright (c)1996 Ashmultimedia srl - All rights reserved