Scienza Settembre 1999
Mir, attrazione fatale
Il 27 agosto gli ultimi tre
astronauti le hanno dato l'addio. Non senza preoccupazione: dopo 13 anni di tormentato ma
onorato servizio la stazione spaziale russa Mir va in pensione. Ma resta il problema del
suo rientro sul pianeta, fissato nel marzo del 2000. Per mancanza di fondi e perché un
semplice guasto potrebbe mandarla fuori controllo. E, come con la Salyut 7 nel 1991,
nessuno potrà prevedere dove cadranno quelle 130 tonnellate di ferraglia cosmica
Una simile spiacevole sensazione, come se qualcosa di un po' troppo
grosso gli stesse cadendo sulla testa dal cielo, il mondo l'aveva già provata nel
febbraio del 1991. Quando il centro spaziale russo, con un leggero e imbarazzato colpetto
di tosse, annunciò di aver perso il controllo delle 40 tonnellate della stazione spaziale
Salyut 7. E quel gigantesco rottame volante attratto dalla gravità terrestre precipitò,
spargendo casualmente e fortunatamente i suoi pezzi sulle Ande argentine abitate solo da
pochi pastori e relative mandrie di lama (illesi...). Ora però sono 130 le tonnellate che
potrebbero cadere, magari senza controllo, sulla Terra: quelle della stazione spaziale
Mir, abbandonata dopo 13 anni di orbite il 27 agosto dagli astronauti e pronta alla
rottamazione. E se le cose non dovessero andare per il verso giusto, come ipotizzano i
suoi ultimi ospiti, fra qualche mese bisognerà di nuovo scrutare il cielo. Pronti a
correre.
Sono due i problemi della Mir: i soldi e i guasti. I primi
perché mancano, i secondi perché abbondano. Si può anche ammettere che, di fronte al
pericolo che un meteorite artificiale lungo qualche decina di metri e pesante come una
palazzina di tre piani si schianti impazzito in qualche zona abitata del pianeta, i soldi
arrivino. Con una bella colletta globale Europa-Usa-Giappone, per esempio. Ma su errori e
anomalie tecniche non c'è molto da fare. E a dirlo non sono gli amici del bar sport, ma i
tre astronauti che l'hanno salutata per l'ultima volta: il comandante Viktor Afanasyev, il
compagno Sergei Avdeyev e il cosmonauta francese Jean Paul Haignere. "Noi stiamo bene
- ha commentato Afanasyev subito dopo il rientro - ma non altrettanto si può dire della
Mir, ora che è senza equipaggio umano...".
Motivo? Che un qualsiasi guasto (e nei suoi 13 anni di vita ne ha
accumulati 1600, compresa una collisione con un altra navetta e un incendio quasi fatali)
potrebbe metterla fuori controllo. E, senza più nessuno a bordo che con il nastro adesivo
e un cacciavite ripara le falle, come è avvenuto fino ad oggi, nessuno potrebbe più
"guidarla" nel rientro nell'atmosfera. L'"operazione rottamazione" in
teoria prevede che nel marzo 2000 un altro gruppo di astronauti torni sulla Mir (ora
semi-spenta con il solo autopilota inserito), ne riduca sempre più l'energia spostandola
lentamente in un'orbita più bassa. Poi via tutti, mentre la vecchia e gloriosa stazione
spaziale viene fatta precipitare dal controllo di terra bruciandosi nell'atmosfera. Mentre
i pezzi ancora intatti, calcoli alla mano, dovrebbero cadere sull'Oceano Pacifico.
Tutto bene, meno appunto quei piccoli particolari: i fondi
inesistenti per la seconda missione e le condizioni della Mir. Che, fregandosene dei
miliardi, potrebbe decidere da sola di anticipare il suo rientro a terra. E in quel caso,
dove cade cade. Un problema che Afanasyev e compagni hanno subito posto: visto che solo la
presenza di persone a bordo ha permesso di riparare i continui guasti, cosa succederà
adesso che non c'è più nessuno? "Potrebbe verificarsi una grossa perdita di
pressione all'interno della cabina - ha spiegato il comandante durante una conferenza
stampa a Star City, il centro di addestramento spaziale vicino a Mosca - Cosa che la
renderebbe inabitabile per l'equipaggio dell'ultima missione di 'pulizia' finale. Senza
contare la possibilità dell'errore umano da controllo di terra, magari con la perdita di
carburante o di posizione".
Un bel pensiero. Complicato dal fatto che non
tutti, in Russia, sono d'accordo nell'abbandonare la vecchia Mir. Che, dicono, è l'ultimo
pezzetto di superiorità spaziale sull'Occidente rimasto in eredità dall'Unione
Sovietica. Dopo lo Sputnik e Gagarin, c'era solo lei. Per questo, anche se doveva vivere
per soli 5 anni, la Mir ha continuato a ospitare astronauti (100 in tutto) di mezzo mondo
per altri 8 anni. Dietro però preme la nuova stazione spaziale internazionale (Iss), già
in orbita anche se ancora da completare. E proprio i ritardi della Russia nella
costruzione di alcuni moduli hanno fatto slittare di due anni la sua inaugurazione. Ora la
Nasa non ne vuole più sapere di perdere altri miliardi di dollari nella già costosissima
avventura della Iss. Quindi la scricchiolante Mir deve sparire. Ma è proprio questo il
problema: dove farla sparire?
a.m. |