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redarrowleft.GIF (53 byte) Scienza Settembre 1999

Web contro carta stampata

E la notizia va all'asta

Sembrava impossibile. Ma negli Usa ci sono già i primi sintomi: i quotidiani tradizionali stanno perdendo colpi nei confronti dell'informazione via Internet. Piccola pubblicità compresa. Potrebbe essere l'inizio della fine. Almeno di una parte dell'editoria tradizionale. A meno che il vecchio giornale non si trasformi, prendendo sotto braccio la Rete

Partiamo da un dato di fatto: fino a qualche mese fa nessuno, ma proprio nessuno, credeva che l'informazione on line potesse entrare in concorrenza con quella stampata. Soprattutto con quella quotidiana. Lo pensavano tutti: giornalisti, editori, informatici. Una verità, non un errore di valutazione: leggere un giornale su carta non aveva (ed ancora non ha) paragoni rispetto alla consultazione giornaliera di un web-quotidiano. Perché è ancora una minoranza ad avere il collegamento Internet; perché almeno in Italia di veri quotidiani in Rete ce n'è uno solo, La Repubblica, e gli altri sono mezze fotocopie di quello uscito in edicola. Ma anche perché è scomodo, fastidioso (la lettura), poco pratico e (cosa non da poco) costoso: quanto devo restare collegato via modem per leggere qualche pagina?

Ma come per le teorie più solide, arriva a volte il primo segno di cedimento. Che non significa il tracollo completo, ma una mini-ritirata si. Motivo: negli Usa, secondo un articolo dell'Economist pubblicato in Italia dall'Espresso dal titolo "Attacco alla carta stampata", i giornali "in edicola" stanno cominciando a cedere le armi a quelli "in video". Solo sintomi, per ora. Che però qualcuno (come le grandi società informatiche, voce non proprio obiettiva) li vede come segnali irreversibili della sconfitta. Altri ancora, senza negare che qualcosa si è mosso, sono più prudenti. Ma davvero fra qualche tempo, come ipotizza l'Economist, i giornali locali potrebbero fare la fine delle carrozze a cavalli?

La domanda per ora resta in sospeso. Anche perché il fenomeno è ancora molto americano. Senza dimenticare che, più tardi, quello che succede Oltreoceano si riflette anche nel Vecchio Continente e in Italia. Meglio riassumere qualcuno dei dati citati dall'articolo. Ad esempio colpisce il fatto che oggi in Borsa l'intera industria Usa della carta stampata vale meno della sola Aol (America On Line), grande sito che offre servizi, collegamenti e pagine web. Ancora: le società editoriali dell'Occidente non stanno male, finanziariamente. Ma i dati vanno interpretati: gli utili da pubblicità sono aumentati, ma in realtà la quota di mercato dei giornali è calata dal 24,4 al 21,5 per cento in 5 anni. La diffusione è in calo costante da oltre 30 anni (Usa ed Europa); in Nordamerica nel '77 il 67 per cento della popolazione leggeva un quotidiano, nel '97 siamo al 51 per cento; le nuove generazioni leggono molto meno; la vera concorrenza, dice l'articolo, è quella per il tempo della gente che ha a disposizione molti più media (decine di canali tv, satellite, riviste, Internet, cellulari).

Avanti. Anche i grandi quotidiani (New York, Parigi, Londra) soffrono, con poche eccezioni. In Italia abbiamo visto chiudere testate storiche (Il Giorno) e più recenti (La Voce), settimanali compresi (L'Europeo), senza contare molte edizioni locali. La Rete non c'entra nulla con questi fallimenti, ma si inserisce in un momento particolare. Una volta aprire e gestire un giornale era molto costoso. Ora togliete tipografia, carta, distribuzione e relativi costi: questo è il giornale on line, molto meno costoso. In più, secondo l'Economist, la piccola pubblicità che rappresenta il 30 per cento delle entrate totali di un giornale, strizza l'occhio a Internet. Il Web costa meno ed è più adatto, flessibile. Anche una ricerca di lavoro, un'asta, le mini-inserzioni: sulla Rete non hanno confini. E si consultano facilmente. Sempre negli Stati Uniti uno studio dell'anno scorso aveva rilevato che il 12 per cento della popolazione consultava Internet come prima fonte di informazione rapida e breve. Insomma i giornali potrebbero perdere fette di mercato anche su questi settori.

Dove i quotidiani si sentono ancora forti è sull'informazione locale. In effetti Internet oggi è inimitabile per cercare notizie nel mondo, ma è un microbo per quelle della porta accanto dove la rete di collaboratori di un quotidiano è padrona assoluta. Ulteriore paradosso: l'informazione locale su carta è forte ma potrebbe perdere la piccola pubblicità che la sostiene. Difficile dire chi vincerà, fra le due tendenze. Quello caso mai che i giornali su carta possono fare è sbarcare sul web, con servizi aggiuntivi e con edizioni studiate apposta. Resta valido il principio fondamentale: di informazione sulla Rete delle reti ce n'è tanta, ma senza qualcuno che la cerca, prepara, organizza e le rende leggibili, è inutile.

Sarà vero questo scenario? Già negli Usa è tutto da vedere ma qualche segno, come si diceva, esiste. In Italia non si può nemmeno iniziarlo, un discorso simile. Nonostante la crisi dei quotidiani (e il costante basso numero di lettori) qui da noi sia ancora più marcata che all'estero, con i suoi miseri 2 milioni di utenti Internet non c'è da fare grandi previsioni. Chissà, forse i collegamenti gratis (Telecom, Tiscali), i prezzi sempre più bassi dei computer e la fine (forse) della tariffa telefonica a scatti i numeri diventeranno più consistenti. Tutti questi discorsi, è evidente, non fanno i conti con tv, satellite e simili. A meno che, degni figli di Leonardo, ancora una volta non ci tocchi inventare qualcosa di diverso. Però la domanda resta: fra 10 anni come ci informeremo?

a.m.

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