Attualità Settembre 1999
Fumi? Colpa del tuo io crudele
Pensi di smettere con le cicche. Ma
una voce interna ti dice che è impossibile perché sei un debole. E per farla tacere
serve l'effetto stimolante della nicotina. Così dai ragione al tuo "io critico"
e il ciclo non finisce mai. E' la tesi di un'esperta americana di terapie anti-sigaretta:
chi vuol smettere di fumare fallisce perché ha un "io critico" troppo
rompiscatole
Il dialogo è più o meno questo: Numero uno: "Ok, ho deciso,
smetto di fumare..."; Numero due: "Chi, tu? Ma non farmi ridere, non sei capace
di fare un tubo, come al solito, scommetto che fra una settimana hai già il pacchetto in
mano". Così Numero uno si sente un frustrato e un incapace e si accende la sigaretta
per ridurre lo stress. Risultato? Numero due ha vinto e sghignazza: "Visto, te
l'avevo detto che sei una nullità...". E Numero uno sta ancora peggio di prima, e
rifuma e Numero due lo tartassa ancora, in un ciclo senza fine. Spiegazione della
storiella: numero uno è il fumatore-tipo e numero due il suo "io critico". Uno
dei principali responsabili, secondo Debora Orrick, esperta americana di terapie
anti-sigaretta, del fallimento dei tentativi di spegnere la cicca per sempre.
Per studiare il problema-fumo la Orrick si rifà alle
teorie psicanalitiche classiche. E cioè che, come ipotizzava uno dei padri della
psicanalisi, Carl Jung, ogni uomo nella sua vita recita diversi ruoli. Diverse
"maschere" quotidiane che indossa a seconda dei ruoli e delle attività che deve
affrontare: lavoratore, fidanzato, marito, padre, amicone, amante. In qualcuno ci troviamo
anche bene, ma certo non in tutti. Comunque nel bene o nel male sono il frutto di un
compromesso fra quello che vorremmo essere e quello che il mondo ci permette di essere.
Che c'entrano le sigarette? Pazienza che ci siamo. Allora
queste "maschere" si formano a partire dall'infanzia, imitando o prendendo
esempio dai genitori e dalle persone che ci stanno vicino. Ovviamente con il passare degli
anni a ogni ruolo si aggiunge la propria personalità, cosa che per fortuna ci rende
diversi. Tra questi simpatici (mica sempre) compagni di vita, c'è anche lui: il
super-critico interiore, l'io-rompiscatole. Ed è lui che ha grandi colpe se non riuscite
mai a rinunciare alla sigaretta.
Funziona così: tutti abbiamo un critico interno. E' sua la voce
insistente che spulcia, valuta e giudica ogni cosa che pensiamo, facciamo o diciamo. Una
voce senza pietà, super-moralista, rigida. Assomiglia a quella dei genitori, ma non è la
stessa cosa. Il suo scopo, ("peraltro nobile" dice la Orrick) è di raggiungere
la perfezione, di correggere imperfezioni ed errori. Mette a nudo le debolezze, le
mancanze, le paure, gli errori. E' anche un utile sistema d'allarme. Lui sa sempre quello
che è o era meglio per noi. E non manca mai di farcelo notare: il tipico "te l'avevo
detto che non dovevi fare così...". Il critico interno è frutto di anni di
educazione, dell'io-critico dei genitori, dei geni, di aspettative e ambizioni personali.
E' il corrispondente delle ammonizioni-tormentone dell'infanzia: attento a non sbagliare,
pensaci bene, fa le cose per bene, ecc.
Sarà anche un po' fastidioso, ma fin qui siamo nella
normalità. Il problema nasce quando questo "maestro" interno esagera. Insomma
in alcune persone le frecciate dell'io-critico sono continue e insistenti, senza pausa. Da
qui la perdita di autostima, la scarsa fiducia in sé, l'autoaccusa, la frustrazione. E la
vita diventa un'ansia permanente. Come "addomesticare" un io così aggressivo e
ipercritico? Oltre che finendo in manicomio o tirando cocaina, anche fumando, dice Debora
Orrick. La nicotina infatti è una sostanza stimolante, capace di produrre uno stato di
rilassamento-vigile che riduce la depressione, l'ansia e lo stress, aiutando a ridurre
l'agitazione provocata dall'io critico interno. E, sempre secondo l'esperta Usa, è anche
per questo che il tabacco dà dipendenza.
Così se avete un io super critico, vi piace fumare ma
qualche volta vorreste anche smettere, rischiate di entrare in quel circolo vizioso che si
diceva all'inizio: dite basta sigarette, l'io critico vi ride in faccia perché vi
considera un pappamolle, voi vi sentite dei vermi e attaccate la sigaretta, l'io crudele
commenta "visto che è proprio vero? Sei una mezza cartuccia" e voi per smorzare
la rabbia vi accendete un intero pacchetto di Gitanes senza filtro. La soluzione, al
solito, è un lavoro psicologico. Che già dirlo mette inquietudine (no, non accendete
altre cicche). Una roba tipo "affrontate la vita con ottimismo" o "pensate
positivo". Comunque ridurre al quasi silenzio quella voce petulante, quando esagera,
non può che fare bene. Anche se uno continua a fumare.
a.m. |