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redarrowleft.GIF (53 byte) Attualità Settembre 1999

Fumi? Colpa del tuo io crudele

Pensi di smettere con le cicche. Ma una voce interna ti dice che è impossibile perché sei un debole. E per farla tacere serve l'effetto stimolante della nicotina. Così dai ragione al tuo "io critico" e il ciclo non finisce mai. E' la tesi di un'esperta americana di terapie anti-sigaretta: chi vuol smettere di fumare fallisce perché ha un "io critico" troppo rompiscatole

fumo2.jpg (2418 byte)Il dialogo è più o meno questo: Numero uno: "Ok, ho deciso, smetto di fumare..."; Numero due: "Chi, tu? Ma non farmi ridere, non sei capace di fare un tubo, come al solito, scommetto che fra una settimana hai già il pacchetto in mano". Così Numero uno si sente un frustrato e un incapace e si accende la sigaretta per ridurre lo stress. Risultato? Numero due ha vinto e sghignazza: "Visto, te l'avevo detto che sei una nullità...". E Numero uno sta ancora peggio di prima, e rifuma e Numero due lo tartassa ancora, in un ciclo senza fine. Spiegazione della storiella: numero uno è il fumatore-tipo e numero due il suo "io critico". Uno dei principali responsabili, secondo Debora Orrick, esperta americana di terapie anti-sigaretta, del fallimento dei tentativi di spegnere la cicca per sempre.

Per studiare il problema-fumo la Orrick si rifà alle teorie psicanalitiche classiche. E cioè che, come ipotizzava uno dei padri della psicanalisi, Carl Jung, ogni uomo nella sua vita recita diversi ruoli. Diverse "maschere" quotidiane che indossa a seconda dei ruoli e delle attività che deve affrontare: lavoratore, fidanzato, marito, padre, amicone, amante. In qualcuno ci troviamo anche bene, ma certo non in tutti. Comunque nel bene o nel male sono il frutto di un compromesso fra quello che vorremmo essere e quello che il mondo ci permette di essere.

Che c'entrano le sigarette? Pazienza che ci siamo. Allora queste "maschere" si formano a partire dall'infanzia, imitando o prendendo esempio dai genitori e dalle persone che ci stanno vicino. Ovviamente con il passare degli anni a ogni ruolo si aggiunge la propria personalità, cosa che per fortuna ci rende diversi. Tra questi simpatici (mica sempre) compagni di vita, c'è anche lui: il super-critico interiore, l'io-rompiscatole. Ed è lui che ha grandi colpe se non riuscite mai a rinunciare alla sigaretta.

fumo3.jpg (2951 byte)Funziona così: tutti abbiamo un critico interno. E' sua la voce insistente che spulcia, valuta e giudica ogni cosa che pensiamo, facciamo o diciamo. Una voce senza pietà, super-moralista, rigida. Assomiglia a quella dei genitori, ma non è la stessa cosa. Il suo scopo, ("peraltro nobile" dice la Orrick) è di raggiungere la perfezione, di correggere imperfezioni ed errori. Mette a nudo le debolezze, le mancanze, le paure, gli errori. E' anche un utile sistema d'allarme. Lui sa sempre quello che è o era meglio per noi. E non manca mai di farcelo notare: il tipico "te l'avevo detto che non dovevi fare così...". Il critico interno è frutto di anni di educazione, dell'io-critico dei genitori, dei geni, di aspettative e ambizioni personali. E' il corrispondente delle ammonizioni-tormentone dell'infanzia: attento a non sbagliare, pensaci bene, fa le cose per bene, ecc.

Sarà anche un po' fastidioso, ma fin qui siamo nella normalità. Il problema nasce quando questo "maestro" interno esagera. Insomma in alcune persone le frecciate dell'io-critico sono continue e insistenti, senza pausa. Da qui la perdita di autostima, la scarsa fiducia in sé, l'autoaccusa, la frustrazione. E la vita diventa un'ansia permanente. Come "addomesticare" un io così aggressivo e ipercritico? Oltre che finendo in manicomio o tirando cocaina, anche fumando, dice Debora Orrick. La nicotina infatti è una sostanza stimolante, capace di produrre uno stato di rilassamento-vigile che riduce la depressione, l'ansia e lo stress, aiutando a ridurre l'agitazione provocata dall'io critico interno. E, sempre secondo l'esperta Usa, è anche per questo che il tabacco dà dipendenza.

Così se avete un io super critico, vi piace fumare ma qualche volta vorreste anche smettere, rischiate di entrare in quel circolo vizioso che si diceva all'inizio: dite basta sigarette, l'io critico vi ride in faccia perché vi considera un pappamolle, voi vi sentite dei vermi e attaccate la sigaretta, l'io crudele commenta "visto che è proprio vero? Sei una mezza cartuccia" e voi per smorzare la rabbia vi accendete un intero pacchetto di Gitanes senza filtro. La soluzione, al solito, è un lavoro psicologico. Che già dirlo mette inquietudine (no, non accendete altre cicche). Una roba tipo "affrontate la vita con ottimismo" o "pensate positivo". Comunque ridurre al quasi silenzio quella voce petulante, quando esagera, non può che fare bene. Anche se uno continua a fumare.

a.m.

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