Scienza Luglio/Agosto 1999
Mi piaci, ma solo il 28 del mese
Il "macho" va bene nel periodo
fertile. Quando invece il rischio gravidanza è minimo, preferiscono l'uomo dolce e
femmineo. E' la scoperta di uno studio incrociato in Giappone e Scozia: le donne cambiano
gusti nella scelta del maschio a seconda del ciclo mensile. Con una conseguenza un po'
inquietante: che forse il tradimento nella femmina umana fa parte del patrimonio genetico
Ora, forse, le donne capiranno perché una settimana dopo
aver detto "manco morta vado con quello scemo" lo chiamano "amoruccio
mio". E gli uomini perché dieci giorni dopo aver incassato uno "smamma,
cocco" si sentono dire "allora, 'sta collezione di farfalle?". Spiegazione:
ricercatori scozzesi e giapponesi hanno scoperto che le donne cambiano gusti nella scelta
di un volto maschile a seconda della fase del ciclo mestruale. Con una conseguenza
inquietante: nella donna il tradimento potrebbe far parte del codice genetico.
Le cose stanno così: durante l'ovulazione, quando sono
più alte le probabilità di restare gravida, la donna preferisce uomini dai caratteri
virili più marcati. La stessa scelta che manifestano quando cercano solo un'avventura
senza impegno, tipo "weekend mordi e fuggi". Durante le mestruazioni invece,
quando le probabilità di gravidanza sono minime, è più attratta da uomini con aspetto
dolce e "femminile". Ma che, paradossalmente, è anche la scelta della
stragrande maggioranza delle donne quando cercano un compagno per la vita o comunque per
mettere su casa.
La prima osservazione: quest'ultimo comportamento è il
contrario di quanto succede nelle altre specie animali. Dove la femmina viene sedotta
sempre dai maschi più appariscenti, grossi, battaglieri, colorati o rumorosi. Motivo:
caratteri esteriori "forti" significano anche caratteri genetici forti, come
robustezza e salute. Cioè maggior sopravvivenza dei figli. Perché allora la femmina
umana farebbe il contrario? Perché, dicono gli studiosi, crescere dei figli, nella specie
umana, è un impegno che dura molti anni. E un maschio dall'aspetto più soft e dolce
viene associato a un carattere più "paterno", più adatto ad allevare bambini.
Quindi più conveniente, a lungo termine, per costruire una famiglia.
Seconda osservazione: se le cose stanno così, perché
quando sono più fertili le donne puntano sugli "uomini duri", stile mascella
alla Marlon Brando, sorriso imbroglione alla James Bond-Sean Connery o bicipite alla Bruce
Willis? Perché si "ricordano" di quando eravamo mezze scimmie nelle caverne,
dove era meglio trasmettere ai figli caratteri forti come robustezza e salute. E,
inconsciamente anche oggi, nel momento dell'ovulazione, preferiscono
l'uomo-che-non-deve-chiedere-mai nella speranza che trasmetta i suoi tratti genetici
fortemente maschili ai figli. Finita la fase fertile, vince l'aspetto evolutivo (e
culturale) della cura dei figli: meglio, dicono, un uomo "tutto casa e lavoro"
anche nell'aspetto, probabilmente più adatto ad allevare bambini.
Evidente a questo punto la conseguenza estrema: le donne
vorrebbero fare figli (e sesso) con gli uomini-macho ma mettere su famiglia con gli
uni-sex (nell'aspetto). Se qualcuno avesse ancora dubbi, chiedere al professor Bruno
Dallapiccola, presidente della
Società italiana di genetica medica. Che proprio in questi
giorni ha comunicato un dato sorprendente: almeno un italiano su dieci è geneticamente
figlio di un padre diverso da quello che lui conosce. Insomma il 10 per cento degli
italiani è frutto di un "corno": colpa di quel gene adulterino?
Certo i risultati della ricerca hanno stupito anche gli
autori. Due erano i gruppi di donne, uno giapponese (39 donne) e uno britannico (65). A
tutti e due hanno fatto vedere volti modificati al computer di maschi europei e
giapponesi. In pratica gli stessi uomini, con i tratti resi o più virili o più
femminili. L'esame è avvenuto in due fasi: una quando le donne erano nel loro periodo
più fertile, l'altro quando lo erano meno. Sia per i volti orientali che per quelli
occidentali, le candidate giapponesi durante le mestruazioni preferivano i volti dal 15 al
20% più "femminilizzati"; durante l'ovulazione la preferenza scendeva a solo
l'8% di femminilizzazione. Quanto alle britanniche, durante il periodo di bassa fertilità
preferivano maschi con un 15% di modifiche "dolci" contro l'8% nel periodo di
alta fertilità. Alla domanda su chi preferivano per una relazione a lungo termine, in
qualunque momento del ciclo mestruale tutte (orientali ed europee) hanno scelto uomini
femminilizzati al 10%. Una risposta incredibilmente unanime: "Nella loro decisione
erano ferree - ha spiegato lo psicologo David Perret dell'Università di Saint Andrews in
Scozia, uno degli autori dello studio - Hanno scelto tutte lo stesso tipo di volto
maschile lungo tutto il loro ciclo".
La controprova dei risultati? Che un gruppo di donne che
usava la pillola contraccettiva (che controlla il ciclo mensile) non ha variato le
preferenze durante il mese. Il che apre un altro fronte: la pillola interferisce con le
decisioni della donna e quindi con l'evoluzione?
Comunque sia, per la prima volta si stabilisce che nella
donna l'adulterio potrebbe essere genetico ("Meglio precisare - ha detto Perret - che
se il tradimento può essere un vantaggio da un punto di vista evolutivo, non per questo
deve essere morale o etico"). Comunque i conti sono pari: nei maschi era già stata
accertata anni fa che la tendenza al tradimento era innata e legata al vantaggio evolutivo
di spargere il proprio seme con il maggior numero di donne possibile.
Altra nota: un paio d'anni fa una ricerca aveva rilevato
che era più probabile che una donna restasse incinta del proprio amante che del marito,
anche se aveva normali rapporti non protetti con entrambi. Che ci sia qualche legame?
Chissà. Di sicuro lo studio nippo-scozzese almeno ai maschi qualcosa insegna. E cioè che
la migliore strategia di conquista è quella dell'insistenza: se vi beccate uno schiaffo
oggi, riprovando potreste raccogliere un bacio. Ma non oltre le quattro settimane. Dopo,
se non funziona, cambiate aria.
a.m. |