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redarrowleft.GIF (53 byte) Scienza Luglio/Agosto 1999

Amore mio, che begli occhi medi che hai

Problema: perché anche ai neonati piace di più il volto di una top model che non quello di uno scimpanzè? Perché, dice adesso una ricerca di psicologi texani, fin da piccoli il cervello crea dei prototipi di bellezza. Che ottiene facendo la media di almeno 32 volti diversi. Risultato: è attraente chi ha naso, mento e occhi né troppo grandi né troppo piccoli

Le ragazze vorrebbero essere come loro; gli uomini invece vorrebbero essere con loro. Comunque sia a nessuno sembra strano che alla gente piacciano volti come quelli di Sharon Stone, Naomi Campbell o Michelle Pfeiffer. Sono belle, che altro c'è da dire? Niente. Solo che se anche i neonati messi di fronte a una scelta preferiscono i volti di modelle e attrici, la cosa si complica. Perché in questo caso non c'entra più l'influenza dei media, la cultura imperante dell'estetica, i gusti imposti dalla pubblicità. Ma ci deve essere qualcosa di più.

Insomma, si sono chiesti alcuni esperti di comportamento, come mai un bambino di qualche mese che neanche sa parlare sorride e guarda più a lungo il viso di una top model che quello di una scimmia? Chi gli ha detto che uno è bello e l'altro no? Tre psicologi dell'Università del Texas hanno tentato una spiegazione. Questa: secondo loro sia negli adulti che nei bambini sono i tratti del volto "medi" a risultare più attraenti. O, se vogliamo, sono considerati poco gradevoli tutti i parametri di un volto troppo eccessivi, in un senso o nell'altro. Infatti Claudia Schiffer, Letitia Casta o Gwineth Paltrow hanno un naso che non è né troppo lungo né troppo corto; il mento non è né troppo pronunciato né inesistente; gli occhi non sono mai troppo grandi o troppo stretti, né troppo distanti fra loro o ravvicinati. Conclusione paradossale ma evidente: sono "medie".

E' ovvio che nel caso di bambini piccoli questa preferenza non può essere frutto dei condizionamenti esterni, delle riviste, della moda o della tv. Ma deve essere un processo mentale innato. Sia da bimbi che da adulti la mente funziona infatti per "modelli" o prototipi, usati poi come paragone (cosa che semplifica molto il lavoro del cervello, come nel caso dell'elaborazione delle immagini). Volti compresi. E per formare questo prototipo quale sistema migliore di fare una media di una serie di volti? Ecco allora la possibile spiegazione: dopo un certo numero di immagini registrate, il cervello fa la somma e divide: il risultato è il termine di paragone. E, per forza di cose, non può che essere una media tra fronti alte e basse, nasi grossi e microbici, labbra enormi e striminzite. Da notare che già si è scoperto che i volti che piacciono sono quelli simmetrici. E ciò che è simmetrico difficilmente è sproporzionato.

Comunque i ricercatori texani pensano addirittura di aver individuato questo numero minimo che forma il prototipo di "gradimento": bastano 32 volti umani per creare quel volto ideale che, fin da piccini, useremo come unità di misura. Sarà. Ma com'è che a tanti uomini occidentali piacciono le labbra da mezzo chilo di Naomi Campbell o gli occhi a mandorla e i nasini invisibili delle orientali?

a.m.

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