Vai al numero precedenteVai alla prima paginaVai al numero successivo

Vai alla pagina precedenteVai alla prima pagina dell'argomentoVai alla pagina successiva

Vai all'indice del numero precedenteVai all'indice di questo numeroVai all'indice del numero successivo
Scrivi alla Redazione di NautilusEntra  in Info, Gerenza, Aiuto
redarrowleft.GIF (53 byte) Cinema Maggio 1999


The end? Forse

Veneziana ma per anni a Londra e Parigi, Anna Negri è passata dai "cortometraggi" per una tv inglese al suo primo film. Ma "In principio erano le mutande" in realtà ne vale due. Perché ha un doppio finale a disposizione dello spettatore

Trentacinque anni, veneziana, Anna Negri ha vissuto per molti anni a Londra dopo avere studiato a Parigi e ad Amsterdam. Autrice di numerosi cortometraggi e di alcuni video per l’emittente britannica Channel 4, la Negri ha esordito alla regia di un lungometraggio con In principio erano le mutande, film tratto dal romanzo di Rossana Campo, di cui sono protagoniste Teresa Saponangelo e Stefania Rocca.

La cosa più affascinante del film è il doppio finale. Quando le è venuta questa idea?

Dal desiderio di potere lasciare aperta allo spettatore la possibilità di scegliere quale finale attribuire alla storia che ha appena visto. E anche il secondo è comunque un finale dal tono onirico che non si sa poi quanto sia vero o no.

Un finale del tutto negativo, invece?

No, perché sarebbe stato totalmente diverso da quello del romanzo. Nel libro il desiderio della protagonista vince ogni cosa.

Questo del libro, però, è un falso problema visto che raramente i film hanno qualcosa a che fare con i testi da cui vengono tratti..

E’ una scelta registica ben precisa quella di volere puntare a un finale aperto che possa offrire agli spettatori la possibilità di avere di fronte un’idea diversa del film da quella che potrebbe essere la mia o quella di Rossana Campo. A Berlino il pubblico del Festival voleva a tutti i costi avere un finale positivo. E’ la celebrazione di un femminile forte e non svenevole, dove le donne sopravvivono. Sono sempre gli uomini che quando raccontano le donne – alla fine - le fanno suicidare.

Cosa le ha dato girare questo film a Genova, un luogo un po’ insolito per il nostro cinema?

Genova è una città molto ricca e strana dal punto di vista architettonico, perché in essa convivono sia i carrugi del 1500 che una periferia industriale devastata. Inoltre è una città multietnica dai colori particolari e affascinanti.

Marco Spagnoli

 

np99_riga_fondo.gif (72 byte)

                                           Copyright (c)1996 Ashmultimedia srl - All rights reserved