Il '900, i giovani e la memoria
Il razzismo? E' made in Italy
L'Olocausto non è stato solo la
"soluzione finale" dei lager e lo sterminio di massa voluto dal nazismo. Le
responsabilità dell'Italia infatti nascono molto prima, visto che il fascismo iniziò la
sua campagna antiebraica quando in Germania Hitler non era ancora al potere. A partire
già dalla metà degli anni '20 con la "politica della razza"che sfociò poi
nelle leggi antisemite del '38
Il
mondo esiste solo per il respiro dei bambini che vanno a scuola (Talmud babilonese -
Shabbath 119b). In questo passo di una discussione talmudica che risale agli ambiti
del patriarca Hillel si avverte la profondità dellatteggiamento verso gli studi del
mondo ebraico. Con le persecuzioni fasciste e naziste quel mondo dedito agli studi fu
colpito duramente. Difatti la Shoa come ogni programma inteso al genocidio ha avuto un
obiettivo principale: lo sterminio dei bimbi e lannientamento delle menti di chi
studia. Sarebbe comodo insistere - come fanno alcuni manuali di storia - che allora
lItalia collaborò a un progetto di un folle dittatore; purtroppo oggi occorre
capire che la storia del fascismo si connotò per una impronta razzista maturata ben prima
di analoghi provvedimenti nazisti: sono le fonti storiche che mettono in evidenza questa
prospettiva. Del resto è il materiale documentario che offre le prove delle tragedie
della storia: anche in questo momento quando non si può far a meno di svolgere qualche
considerazione sulle tragedie dei Balcani.
Con grande
coraggio lo storico Grmek ( in Le nettoyage ethnique, Paris 1993) ha
ripercorso i momenti di unideologia serba che indigna per la sua aberrazione. Si
tratta del concetto di pulizia etnica proclamato già nel 1807 dal primo
Consiglio di Stato serbo. I documenti pubblicati danno bene lidea del progetto:
cancellare ogni traccia della memoria del nemico dopo averlo sgozzato, cacciare gli arabi,
gli ebrei, gli zingari. Tema ricorrente anche in Serbia fu quello per cui gli ebrei
vennero accusati più volte di praticare il cannibalismo. In questa campagna antisemita la
Serbia si distinse a tal punto che - nel 1941 - gli occupanti nazisti di Belgrado si
complimentarono con le autorità del paese perché avevano realizzato la prima nazione in
Europa Judenfrei: libera da ebrei. Anche in questo caso limpronta razzista
nasceva dallinsofferenza per il fatto che nel 1878 ebrei e musulmani avevano
ottenuto garanzie sui loro diritti civili. Il fatto aveva scatenato le proteste del
ministro degli esteri serbo. Nel 1902 il presidente dellaccademia serba era stato
estremamente chiaro: "Occorre lo sterminio: il nostro o il vostro";
lobiettivo erano i croati comunque definiti figli di Giuda.
Le fonti riportate da Grmek impressionano anche perché
evidenziano un uso massiccio della propaganda italiana: da Pasquale Mancini (m. 1888)
fautore del colonialismo in Abissinia al poeta futurista Marinetti. La contaminazione tra
gli orientamenti letterari italiani e serbi è evidente perché dal 1924 dalla
Serbia si susseguirono gli appelli a far nuotare il nemico nel sangue. Nel 1939 fu
proposta la soluzione finale per il Kosovo; si trattava di incendiare i
villaggi e di espellere le popolazioni inferiori. Lesecuzione del piano è stata
accuratamente redatta: occupare il territorio e pulirlo. Gli effetti si
manifestano subito attraverso dettagliate relazioni: nel 1942 a Foca mille morti con
trecento tra donne e bambini, a Jahorina 2.000 sgozzati e poi ancora villaggi bruciati,
donne e bimbi assassinati. Uno di questi rapporti dichiara letteralmente: "Durante
loperazione si è proceduto allannientamento totale della popolazione
musulmana senza considerazione di sesso e detà".
Dopo la seconda guerra mondiale la situazione rimase
estremamente difficile: i serbi videro sminuita la loro superiorità con la
costituzione federalista del 1974 e alla morte di Tito (1981) ripresero il progetto con un
memorandum pubblicato nel 1986 che aveva il dichiarato fine di restituire alla
Serbia la sua dignità offesa e di conquistare il Kosovo; pertanto per restituire la piena
integrità nazionale occorrerà combattere lideologia interetnica anche trasformando
le scuole e le università; del 1987 è il desiderio di
controllo demografico, del 1989 è la decisione è la chiusura delle scuole
kosovare, del 1992 è il progetto eugenetico per una Serbia purificata. Al
centro di ogni progetto di totalitarismo cè il controllo della scuola; oggi come
ieri, oggi che ricordiamo i 20 insegnanti di una scuola elementare del Kosovo trucidati
dinanzi ai piccoli allievi dalle forze del nazionalismo serbo. Ieri quando furono colpiti
i bimbi, tutti e in particolare i piccoli ebrei; oggi quando nei bimbi 'kosovari' si vede
una minaccia per la purezza della razza.
Per comprendere la Shoa c'è unimmagine che ciascuno
di noi dovrebbe conservare: è quella di due pietre incise che - nel quartiere ebraico di
Roisiers a Parigi - ricordano come da una scuola elementare furono 165 i bambini che
morirono nei campi di sterminio; sempre su quelle lapidi si rammenta come tanti altri
bimbi furono salvati dal direttore di quella scuola. Quelle pietre invitano a non
dimenticare e il ricordo va soprattutto a quei piccoli scolari e ai loro coetanei che a
Roma come a Varsavia furono privati di tutto: degli affetti, dei giochi, della
possibilità di studiare e di vivere. Le leggi razziali in Italia e in Europa colpirono i
bimbi e gli studenti e questo obiettivo fu enunciato con chiarezza. Anche per questo è
importante ricordare e leggere il passo del libro della Bibbia che dice: "se un
fatto simile è mai avvenuto ai vostri giorni o ai giorni dei padri vostri; discorretene
ai vostri figli e i figli vostri ai figli loro, e i figli loro allaltra generazione"
(Joele 1,1); queste parole ben si compongono con lammonimento di Primo Levi:
"Meditate che questo è stato".
La storia di questa tragedia ha dei colpevoli ben definiti:
il fascismo di Mussolini e il nazismo di Hitler con tutti i loro sostenitori; la storia di
questo immane disastro si innesta in un drammatico percorso di cui è bene conoscere
alcuni elementi forniti dalla stessa storia degli eventi che spesso sono stati volutamente
intrecciati tra loro. In Italia con un sincronismo malevolo e intenzionale Mussolini fece
pubblicare il 14 luglio del 1938 il Manifesto degli scienziati razzisti; il
documento fu diffuso proprio nellanniversario di quella Rivoluzione Francese che
aveva proclamato al Mondo lidea dei Diritti dellUomo sancendo così anche il
principio per cui "nessuno debba essere molestato per le sue opinioni
religiose".
Quella
arrogante coincidenza di date permette di guardare alla Francia quando - nel 1901 - Emile
Zola alla Lega per i Diritti dellUomo parlava sullidea di giustizia
nellinsegnamento; in quelloccasione lo scrittore dichiarava: "Certamente
si alla giustizia nellinsegnamento, ma prima di tutto occorre verità
nellinsegnamento. Tutta la vittoria del domani è qui. E necessario che ci sia
un popolo istruito abituato alle verità sperimentali della scienza perché sia capace di
giustizia. ...". Il discorso invitava alla libertà dellistruzione presupposto
fondamentale per realizzare una società fondata sulla giustizia e sulleliminazione
di ogni forma di discriminazione. Infatti Zola si era impegnato nella difesa di Dreyfus,
un ufficiale francese che era stato accusato ingiustamente di tradimento soprattutto
perché ebreo.
Le battaglie di Zola legano la lotta contro
lantisemitismo alla strenua difesa del principio per cui vi debba essere una
società fondata sul libero confronto delle idee. Effettivamente il legame tra esplosione
delle persecuzioni antiebraiche e i tentativi di impedire la libertà della scienza e
della cultura è uno degli elementi che permette di capire le radici
dellantisemitismo. DallAntichità al Medioevo, sino al nostro mondo
contemporaneo, ogni persecuzione contro gli ebrei è iniziata sempre con il rogo dei libri
e la chiusura delle scuole. Inoltre occorre sottolineare che i movimenti per
lemancipazione dei diritti civili degli ebrei sono sempre coincisi con la richiesta
di maggiori diritti sociali per linsieme di tutti i cittadini; pertanto
laffermarsi di una società fondata sul totalitarismo e sulla persecuzione comporta
generalmente lesplosione della propaganda contro la cultura ebraica e la modifica in
senso autoritario dei programmi di insegnamento di tutte le scuole. Cè una costante
su cui si innestano i fenomeni antiebraici come del resto tutti i processi del
totalitarismo: questa costante è data dallodio espresso da ogni integralismo verso
il mondo della scuola. Si può intendere anche così la genesi dellostilità verso
tutto quel mondo ebraico che ha sempre assegnato grande rilevanza al sapere, agli studi e
alla necessità di leggere. Già un allievo di Abelardo annotava nel secolo XII: "Se
i cristiani educano i loro figli lo fanno non per Dio ma per guadagno affinché un
fratello, divenuto ecclesiastico, possa aiutare il padre e la madre e gli altri suoi
fratelli; al contrario gli Ebrei, per lentusiasmo di Dio e per lamore della
Legge spingono ogni figlio allo studio in modo che possano comprendere la Legge di Dio e
ciò accade non solo per i figli, ma anche per le figlie".
La scuola - ricordava Don Lorenzo Milani - può essere un
male perché può aprire le menti allimpegno nei partiti e nei sindacati
giacché lo studio permette di comprendere e difendere i propri diritti. Non fu un caso
che i primi provvedimenti antiebraici furono proprio per la "difesa della razza nella
scuola". Non fu un caso che in Polonia dinanzi alle persecuzioni si reagì istituendo
un gran numero di scuole clandestine. Dai ghetti assediati -nel 1940- Mary Berg annotava
nel suo diario: "Ora ci sono
moltissime scuole illegali e si moltiplicano ogni giorno. La gente studia nelle soffitte e
nelle cantine e tutte le materie sono comprese nei programmi persino latino e greco... Non
vi sono studenti svogliati. La natura illegale di questo insegnamento, il pericolo che ci
minaccia ad ogni istante, colma ognuno di uno strano zelo...". Questa situazione
fu descritta con cura: "I giovani ebrei studiano in segreto. ...In caso di
pericolo i ragazzi sanno nascondere i loro libri. I giovani ebrei sono scaltri quando
escono per recarsi allinsegnamento clandestino nascondono libri e quaderni tra
pantaloni e stomaco indi abbottonano giacche e cappotti" (in D. Dwork, Nascere
con la stella. I bambini ebrei nellEuropa nazista, Yale 1991 - Venezia 1994).
Per gli ebrei la scuola è vita e la lettura è possibilità di discutere e criticare; e
fu anche per questo spirito che, quando - nel 1933 - la famiglia di Anna Frank fu
obbligata a emigrare da Francoforte in Olanda, la bimba fu iscritta alle scuole
Montessori; infatti quello spirito educativo era improntato al rispetto della
libertà del bambino e di ogni confessione religiosa.
Daltronde lostilità contro gli ebrei non può
essere spiegata come un semplice fenomeno di dissenso religioso o come la rappresentazione
di uno scontro economico. A questo proposito fu sempre Zola ad aver pronunciato parole
efficaci nel suo saggio Per gli ebrei ove scriveva: "State per organizzare le
persecuzioni, riprendete a predicare una nuova guerra santa perché gli ebrei siano
braccati, derubati, messi in catene... voi siete più di duecento milioni mentre gli ebrei
arrivano appena a cinque milioni e voi gridate al terrore, che coraggio avete, che
coraggio organizzare le guerre contro una piccola minoranza, non avete capito che il
giorno che farete in modo che lebreo sia come noi lui sarà nostro fratello.
Cambiate tattica, aprite le braccia, realizzate leguaglianza sociale, abbracciate
gli ebrei, arricchiamoci delle loro qualità, cessate i confronti razziali con
lunità delle genti. Noi dobbiamo distruggere le frontiere, sognare la comunità dei
popoli, lincontro delle religioni per aiutare tutti ad uscire dalla miseria del
vivere quotidiano. Ma se qualcuno seguirà quel manipolo di imbecilli o di ipocriti che
ogni mattino grida "ammazziamo gli ebrei, massacriamo, sterminiamo...". Allora -
scriveva Zola - accadrà qualcosa che non potrà essere più abominevole".
Era il 1896 ed è accaduto nel 1938 in Italia, e quel che
è accaduto è stato preparato con cura e per tempo, almeno dal 1926. E tutto ciò avvenne
nonostante che gli ebrei avessero dato prova dimmenso amore per ciascuna Patria e
per la civiltà; diversificandosi anche nelle scelte politiche in modo tale che era del
tutto risibile ogni tesi che propagandava la minaccia di un complotto mondiale ebraico.
Limpegno a difesa dei diritti civili degli ebrei italiani è stato sottolineato nel
diario di Ernesta Bittanti, vedova di Cesare Battisti. Questa tesi trova un ulteriore
riscontro nel coinvolgimento del mondo ebraico durante la guerra di secessione americana
del 1865: allora furono 6.000 gli ebrei a combattere tra i nordisti mentre sul fronte
opposto vi furono 1.200 soldati sudisti dorigine ebraica. A quel tempo il rabbino
americano Einhorn - già nel 1855 - aveva proclamato: "Rompiamo le catene
delloppressione, lasciamo liberi i popoli oppressi e distruggiamo ogni giogo".
Questi e altri dati (cfr.
http://www.nautilus.tv/9904it/.../ebrei.asp)
rendono del tutto incompatibile laffermarsi di una dittatura con la civiltà
ebraica. Certamente non si può nascondere che vi furono tanti ebrei che aderirono sin
dalla prima ora ai regimi totalitaristi dellItalia e della Germania; il filologo
Giorgio Levi Della Vida che rifiutò di giurare fedeltà al fascismo scriveva che "vedermi
messo in un fascio con loro - dopo le leggi razziali del 38 - (il vocabolo è
qui appropriato quanto mai) mi fa provare un certo senso di disagio". Non diversi
furono i sentimenti di Einstein nei confronti del dottor Haber, premio Nobel per la
chimica nel 1918. Lo scienziato aveva contribuito in modo determinante ad incrementare la
produzione agricola mediante i fertilizzanti chimici. Haber diresse poi - dal 1910 - un
centro di ricerca in Germania ove riuscì a far lavorare anche Einstein. La foga per le
invenzioni aveva cancellato ogni sentimento di civile prudenza poiché lo
scienziato aveva aspramente condannato la dichiarazione di Einstein che, dagli Stati
Uniti, aveva fatto sapere che la Germania non garantiva più "ai suoi cittadini
né le libertà civili, né la tolleranza e leguaglianza davanti alla legge".
Così mentre Einstein si impegnava a difendere i diritti civili il dottor Haber continuò
a dedicarsi alla produzione di armi chimiche sino al 1933 quando si rese conto che nella
sua Germania in virtù delle terribili leggi razziali tutti i suoi colleghi ebrei erano
perseguitati. Si trattò di una tardiva presa di coscienza giacché anche Haber aveva un
cognome ebraico e per questo fu costretto allesilio.
Nel
frattempo, in Italia e in Germania, gli istituti scientifici erano stati tutti indirizzati
verso una politica apertamente razzista: lIstituto Italiano di Statistica varò sin
dal 1926 un programma di controllo della razza.Simili intenti erano stati
annunciati nel 1925 con listituzione dell Opera Nazionale Maternità e
Infanzia. Alla fondazione dellIstat seguì quella dellIri. Questo istituto
avrebbe dovuto promuovere lindustria italiana; tuttavia - a dispetto di quanti
credono oggi di ravvisare nelle scelte economiche di Mussolini elementi di
modernità - questo organismo ebbe il compito di controllare il mercato
finanziario italiano e soprattutto di impossessarsi e di sottoporre a censura
leditoria: lintento era quello non solo di controllare una possibile fonte di
dissenso, ma anche quello di trarre un profitto economico per la dittatura. Del resto le
malversazioni economiche del regime fascista erano state già denunciate da Giacomo
Matteotti il 6 giugno 1923 in un discorso alla Camera dei Deputati.
Ora, con la pubblicazione delle infinite circolari (cfr.
anche http://space.tin.it/scienza/atourno/index.asp)
che stabilivano la censura, ci si rende ben conto come quelle leggi razziali del 38
furono preparate con una pianificazione accurata: già dal 1934 le autorità di polizia
provvedevano al sequestro di libri che offendevano la "dignità della razza";
del resto il Testo Unico di Pubblica Sicurezza del 1926 (rivisto nel 1931) si erano ben
fondate le premesse della persecuzione che prevedeva la censura preventiva per difendere
il "sentimento nazionale" (in G. Fabre, Lelenco. Censura fascista e
editoria, Torino 1999). E i quotidiani ormai tutti assunti dalla propaganda fascista
commentarono con orgoglio che - nel 1933 - non cera bisogno dei roghi con cui i
libri venivano distrutti dai nazisti giacché la lungimiranza dellItalia aveva
provveduto a istituire una censura preventiva così rigida che già nel 1927 tutto era
sotto controllo. E laccanimento censorio fu tutto orientato verso chi era sospettato
di inquinare la purezza della 'razza italiana'.
La politica di controllo delle pubblicazioni per la
difesa della razza fu così accanita che - nel 1934 - si arrivò al sequestro
di un romanzo davventure che narrava lamore di un colto africano con una donna
italiana. Cresceva intanto la diffusione della cultura antisemita e già nel 1937 si
diffusero indagini che denunciavano come oltre il 41% dei letterati, degli storici e dei
giornalisti fosse ebreo; mentre solo il 24% era da classificarsi cristiano.
II parte |