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redarrowleft.GIF (53 byte) Arte Maggio 1999 (a cura di Giovanna Grossato)


APPUNTAMENTI D’ARTE

MILANO – Galleria Blu, LUCIO FONTANA,  23 marzo – 20 maggio

fontana1_p.jpg (11777 byte)"Stasera inauguro la mia mostra da Palazzoli" è il titolo del catalogo, edito da "All’insegna del Pesce d’Oro" di Vanni Scheiwiller, che accompagna la mostra di circa una ventina di opere fondamentali di Fontana, più alcune sculture in bronzo, ceramica e ferro, scelte da una memorabile esposizione del 1964 che il gallerista Peppino Palazzoli aveva allestito per l’amico artista.

L’occasione di riproporre alcune delle opere dello straordinario pittore e scultore argentino, nasce dalla ricorrenza del centenario della nascita di Lucio Fontana (Rosario di Santa Fè 1899 – Comabbio, Varese 1968) e vuole essere una conferma dell’amicizia, della fiducia e della condivisione che vincolavano Palazzoli e Fontana, non solo professionalmente.

fontana2_p.jpg (9153 byte)I pezzi in mostra, partendo da alcuni famosi "Concetto spaziale" dei primi anni Cinquanta, si estendono lungo un arco di tempo che si protrae fino al 1967-68 e comprendono una panoramica di buchi, aniline, pietre, barocchi, oli, fino ad una significativa sequenza di quei tagli tagli in virtù dei quali Fontana divenne famoso presso il più vasto pubblico.

La proposta, dunque, oltre ad approfondire alcuni aspetti meno ovvi dell’opera di fontana, vuol essere un riconoscimento a quelle figure di galleristi illuminati i quali riescono ad intuire come alcuni artisti non ancora giunti al successo, siano in grado di presagire, come accadde a Fontana, le svolte fondamentali dell’arte.

 

LOCARNO – Pinacoteca Casa Rusca, MARINO MARINI, 27 marzo – 15 agosto

marini1_p.JPG (9098 byte)L’importante antologica dedicata a Marino Marini si inserisce nel filone di proposte a carattere europeo che hanno improntato le mostre allestite in anni recenti negli spazi museali della Pinacoteca Casa Rusca di Locarno.

In modo particolare questa occasione si giustifica anche con il fatto marini2_p.JPG (11493 byte)che Marino Marini (Pistoia 1909 – Viareggio 1980) ha avuto molti e significativi legami con il territorio Ticinese, avendo sposato, nel 1939, una locarnese ed avendo trascorso a Tenero gli anni della guerra dal 1942 al 1946. Furono, quelli, anni che segnarono la sua evoluzione artistica, che videro sue opere esposte in mostre a Basilea e a Zurigo e nel corso dei quali egli intrattenne significative relazioni anche con altri artisti che operavano allora in Svizzera come gli scultori Fritz Wotruba e Germaine Richier.

La rassegna odierna, curata da Pierre Casè, direttore della Pinacoteca, presenta oltre centomarini3_p.jpg (15704 byte)sessanta tra sculture di varie dimensioni e materiali composte in arco di tempo molto ampio, pitture e disegni. Vi è inclusa anche una serie di opere grafiche realizzate da Marini nell’atelier di Nesto Jacometti o da lui collezionate e che appartengono a raccolte della città di Locarno.

La mostra è accompagnata da un bel catalogo edito da Skira con testi critici di Giorgio Soavi e di Luigi Cavadini e che include anche la riproduzione anastatica di uno scritto di Gianfranco Contini, introduzione ad una monografia sull’artista pubblicato a Lugano nel 1944. Il saggio è completato da una esauriente nota biografica curata da Laura Lorenzoni.

 

VICENZA - Basilica Palladiana, ex Borsa merci – EDUARDO SOUTO DE MOURA, Temi di progetti - 26 marzo 16 maggio

souto_p.jpg (6816 byte)La mostra, curata dall’Accademia di Architettura di Mendrisio e dal Centro de Documentaçao Alvaro Siza, non si pone come obiettivo solo di offrire in visione al pubblico l’opera dell’architetto portoghese, ma anche, e soprattutto, di tessere un discorso critico sulla contemporaneità, sul pensiero architettonico e sui processi creativi che portano alla sua formulazione. L’esposizione è, dunque, una dichiarazione di metodo di Souto de Moura sui principi della pratica architettonica da lui praticata e si avvale di un’antologia di opere che ne esemplifica i contenuti. Ogni progetto è, infatti, presentato da un plastico e da un pannello con disegni, fotografie e schizzi che permettono anche ai visitatori non specificamente "addetti ai lavori" di poter comprendere e visualizzare il filo conduttore che anima gli interventi architettonici.

In ciò consiste, dunque, il particolare pregio della mostra, promossa dall’Assessorato ai servizi Culturali del Comune e dall’Ordine degli Architetti di Vicenza, organizzata dall’Associazione culturale Abaco, oltre che l’aver messo la città nella condizione di prendere conoscenza dell’opera di uno di quegli architetti che la critica internazionale indica ormai come uno dei più interessanti in Europa dell’ultimo decennio, per la "modernità" del suo stile, per la semplicità dei mezzi e materiali impiegati - pietra, legno, mattone, ferro- per la classicità delle soluzioni spaziali.

 

CITTADELLA (Padova)Carlo Dalla Zorza "Il paesaggio e il suo ricordo"

zorza_p.jpg (13559 byte)In collaborazione con la Galleria d’Arte "Ponte Rosso", il Comune di Cittadella propone al pubblico negli spazi museali del Palazzo Pretorio, una nutrita rassegna di opere del pittore veneziano Carlo Dalla Zorza (1903- 1977).

Si tratta, infatti, di 45 dipinti e 10 disegni che illustrano la particolare intensità con la quale l’artista vedeva i paesaggi di Burano, di Asolo, di Teolo, della Riviera del Brenta.

La mostra, patrocinata dalla Regione Veneto e dalla Provincia di Padova, si sviluppa lungo un interessante percorso espositivo, curato da Marcello Colusso, che permette al visitatore di seguire l’itinerario dell’artista a partire dagli anni Quaranta sino alle sue più tarde espressioni che rielaborano il tema del paesaggio.

Carlo Dalla Zorza, dopo un esordio che privilegiava l’applicazione della tecnica calcografica, si occupò sempre più specificamente alla pittura, presenziando, sin dal 1932, alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma.

Vincitore, nel 1946, del 1° Premio Burano , nel 1950 del 1° Premio Volpi alla Biennale veneziana e nel 1953 del Premio Suzzaro, Dalla Zorza giunge agli anni Sessanta pronto a rivedere temi antichi secondo un nuovo, vigoroso linguaggio poetico personale

 

VICENZA Palazzo Leoni Montanari – ICONE RUSSE - permanente da venerdì a domenica ore 10.00-18.00 (http://www.palazzomontanari.com)

Il barocco Palazzo Leoni Montanari, dopo un impegnativo intervento di ercole_p.jpg (9987 byte)restauro e di qualificazione tecnologica, apre nuovamente al pubblico le sue sale per offrire la visita delle sue pregiate collezioni d’arte. Nelle sale del piano nobile, ricche di decorazioni a stucco e a fresco che trattano temi mitologici secondo un preciso gusto secentesco, è allestita la raccolta di dipinti di scuola veneta del Settecento. Il nucleo principale è costituito da quattordici tele di Pietro Longhi (1702-1785) e della sua scuola, provenienti dal Palazzo Corner Spinelli di Venezia, venier_p.jpg (9349 byte)idealmente collegabili con le collezioni longhiane dei musei veneziani Ca’ Rezzonico e Querini Stampalia; un altro gruppo di opere comprende tele di vedutisti quali Canaletto (1697-1767), Michele Marieschi (1710-1743), Francesco Albotto (1721-1757), Luca Carlevarijs (1663-1730), Francesco Guardi (1712-1793) ed altri non meno interessanti maestri del secolo dei Lumi.

La vera novità delle Gallerie di Palazzo Leoni Montanari è, però, la straordinaria raccolta di antiche icone russe, ospitata al secondo piano dell’edificio, in un suggestivo allestimento che sollecita ad una fruizione intensa con più di qualche indicazione sulla condizione nella quale tali dipinti su tavola di carattere devozionale, le icone, trovavano collocazione nelle strutture chiesastiche delle regioni della Russia.

Le 120 opere esposte (selezionate dalle quasi 500 che compongono l’importante raccolta) ricoprono un vasto arco cronologico che si snoda dall’alta epoca medievale, nel XIII secolo, al XIX secolo e che rappresentano non solo famose scuole tra cui quella di Mosca, di Novgorod, Vladimir, Tver’ e Pskov, ma anche aree della Russia centrale e settentrionale situate lungo le vie dei commerci, nelle quali operavano botteghe di iconografi provinciali.

pl1_p.jpg (12937 byte)Il percorso museale è organizzato secondo un’impostazione tematica: nella prima sala sono presentati alcuni esempi di iconòstasi, vere e proprie pareti costituite da icone che, nella chiesa ortodossa, separano il presbiterio dalla navata; la sezione seguente è dedicata alle icone delle feste della liturgia cristiano-orientale, la quale, nel corso dell’anno, segue un itinerario spirituale che va dalla nascita di Cristo fino al Giudizio Universale; si passa poi alle icone dedicate alla Madre di Dio, che esemplificano la forza del culto mariano nei territori della Rus’; un’altra sezione è dedicata ad una particolare iconografia, quella del Pokrov, o "Protezione della Vergine", che illustra la fede della particolare benevolenza esercitata dalla Madre di Dio sull’umanità attraverso il suo sacro velo, conservato nella chiesa costantinopolitana delle Blacherne. Alle icone dei Santi è dedicata la parte di tavole che raffigurano sia santi della chiesa indivisa, sia a quello il cui culto è particolare o esclusiva prerogativa del popolo russo. Conclude il percorso una sezione dedicata ai rivestimenti metallici che spesso ricoprivano le icone, basme e rize, non di rado in materiali preziosi e specialmente in argento finemente lavorato a cesello, oppure niellato o nel quale venivano incastonate pietre preziose o perle, veri e propri capolavori di arte orafa.

Il coordinamento delle attività culturali delle Collezioni è curato da Fatima Terzo; i testi critici e le schede storico-artistiche relative alle preziose tavole, presenti anche nel catalogo di Electa a corredo dell’esposizione, sono state compilate da un’equipe scientifica di esperti di icone, tra cui Carlo Pirovano, che è anche direttore artistico del restauro e dell’ordinamento museale, Engelina S. Smirnova, Johon Lindsay Opie ed Eva Haustein-Bartsch.

 

VICENZA - Palazzo Barbaran da Porto - Palladio nel Nord Europa. Libri, viaggiatori, architetti – 28 marzo - 27 giugno

 canaletto_p.jpg (12199 byte)La mostra, realizzata dal Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio, trova la sua naturale collocazione in uno dei più significativi palazzi costruiti da Palladio, unico per la sua completezza autografa e per il suo stato di conservazione. Realizzato dal grande architetto rinascimentale tra il 1570 e il 1579, palazzo Barbaran da Porto, riapre, infatti, per l’occasione dopo un accurato restauro durato vent’anni.

L’esposizione si propone di illustrare lo sviluppo dell’architettura palladiana nelle regioni europee di Inghilterra, Olanda, Germania e Paesi Scandinavi tra Sei e Settecento, esplorando le ragioni di tale straordinaria adesione di gusto che si protrae al Nord ben oltre la stagione classicista italiana.

Veicolo di imprescindibile conoscenza del linguaggio palladiano fu il trattato che Palladio pubblicò per la prima volta a Venezia nel 1570, "I Quattro Libri dell’Architettura", che conteneva i progetti dettagliati delle sue opere e che tradotto in francese, olandese e inglese propalò nel Nord europeo la chiara disciplina rinascimentale del grande architetto veneto.

heintz_p.jpg (16549 byte)L’esposizione comprende alcuni pezzi di particolare importanza e di eccezionale bellezza, tra cui tre disegni autografi di Palladio, la copia del "Quattro Libri" con a margine appunti dell’architetto inglese Inigo Jones, del 1614, un modello ligneo della loggia di Augsburg, del 1604, una fantasia palladiana del pittore settecentesco Canaletto ecc.

La cura della mostra e del bel catalogo edito da Skira è stata affidata ad un comitato scientifico coordinato da Werner Oechslin del Politecnico di Zurigo; il gruppo di lavoro, composto da specialisti europei e nord americani, propone schede e testi critici che chiariscono con grande efficacia modi e motivazioni della diffusione e del permanere di questa grande stagione palladianista.

 

VICENZA - CASA SESSO-ZEN-LONGHI- FONTANA - Francesca Vittorelli e Renato Giaretta dal 23 maggio al 6 giugno

La suggestiva dimora trecentesca, uno degli edifici gotici più notevoli della città, ospita in questi giorni, un’antologica contemporanea che dialoga in un interessante gioco di contrasto con l’austera venustà dell’edificio. L’allestimento, assai originale, è stato curato da Resy ingrandimentoAmaglio, presentatrice della mostra, la quale in una breve intervista ha tracciato il profilo dei due artisti: "I due autori – dice- alla loro prima mostra hanno messo efficacemente a confronto due modi del tutto personali di leggere e suggerire la realtà. Francesca Vittorelli, figurativa, conduce il visitatore lungo i sentieri della memoria, mettendo in luce momenti che appartengono al quotidiano di ognuno di noi: paesaggi, fiori, qualche immagine del mondo dello sport. Caratteristiche di questa autrice sono asciuttezza del tratto e l’essenzialità cromatica.

Francesca Vittorelli propone una realtà sgombra del superfluo, razionalizzata, suggestiva perché rigorosa.

ingrandimentoRenato Giaretta sgrana nelle sue tele informali le storie di Gea, la Grande Madre Terra violata dai fuochi del progresso. Sono vere allegorie pittoriche, di forte impatto visivo. Attraverso un cromatismo violento, ricco di contrasti e gioghi plastici di notevole efficacia, Renato Giaretta racconta le ferite che il tempo degli uomini ha inferto al mito e ai suoi significati."

 

G.G.

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