Scienza Aprile 1999
Il segreto dei fratelli volanti
Dai biplani ai jumbo, dai jet supersonici
allo Space Shuttle: tutti figli di quel fragile aereo di tela che Wilbur e Orville Wright
fecero volare la prima volta nel 1903. Solo che più nessuno, da quel giorno, è riuscito
a ripetere quella storica planata lunga 120 metri. Tutti i modelli, anche repliche
perfette, si sono miseramente fracassati al suolo. Ora un gruppo di ingegneri spaziali,
con l'aiuto della Nasa, cerca di risolvere un mistero dell'aeronautica che dura da 95 anni
I biplani fatti di tela e legno del Barone Rosso; poi gli
acrobatici Spitfire che difesero Londra dai nazisti, i primi jet militari e per il
trasporto passeggeri, i giganteschi Jumbo, i caccia computerizzati da 3 mila km l'ora e lo
Space Shuttle che va e viene dallo spazio. Tutti diversi ma tutti figli di quell'esile
intreccio di tela, legno e fili di metallo che i fratelli Wilbur e Orville Wright fecero
volare per 120 metri nel dicembre del 1903. Il primo volo della storia. Che, per quanto
incredibile possa sembrare, è anche l'unico che si sia mai riusciti a fare con
quell'aereo.
Un mistero, quello del primo volo, che dura da 95 anni. Pochi
infatti sanno che da quel giorno mai nessuno nel mondo, nonostante le enormi possibilità
tecnologiche di oggi rispetto ai primi del '900, è riuscito a far volare una qualsiasi
replica del famoso biplano dei fratelli Wright. Un mistero che adesso alcuni ingegneri
americani stanno cercando di svelare, addirittura con l'aiuto della Nasa e della sua super
sofisticata galleria del vento.
Se vogliamo è un vero paradosso: abbiamo creato l'aereo
invisibile ai radar, spedito sonde su Marte, mandato uomini sulla Luna. Ma non siamo
capaci di far restare in aria per qualche manciata di secondi il padre di tutti gli aerei,
fatto quasi di spago e cartone. Come se oggi non riuscissimo a far tirare una biga da un
cavallo. Tutti i tentativi sono falliti: "Appena il tempo di alzarsi - ha spiegato
Jack Cherne, responsabile del Wright Flyer Project - e tutti sono ricaduti a terra".
Così, non potendo più chiedere aiuto ai due geniali fratelli americani se non con una
seduta spiritica, non resta che sperare nella tecnologia e nella galleria del vento
dell'agenzia spaziale Usa.
E' dalla fine del 1970 che gli ingegneri dell'American Institute of
Aeronautics and Astronautics tentano di ripetere quel volo miracoloso. "Si tratta di
un aereo molto instabile - ha detto Cherne - Vogliamo capire anche noi di fronte a quali
difficoltà si sono trovati i Wright". Tra l'altro alcuni dei progettisti coinvolti
nella replica del "primo volo" sono attualmente al lavoro nei programmi spaziali
della Nasa. E tutti ammettono che Wilbur e Orville Wright cento anni fa hanno messo
assieme qualcosa di veramente speciale: "Erano geniali, degli ingegneri fantastici -
continua Cherne - Costruirono la loro galleria del vento personale e testarono tutti i
componenti dell'aereo in quella galleria. Anche il motore che usarono era di loro
progettazione e fabbricazione".
Per capire i segreti di quell'aereo si sono letti tutti i
diari e le carte dei fratelli Wright. Che, guarda caso, furono concepiti con lo stesso
criterio usato oggi: quello della "ricerca e sviluppo". Nella galleria del vento
della Nasa (usata anche per alcune parti dello Space Shuttle) proveranno a misurare il
comportamento del velivolo, coperto di centinaia di piccoli fili sulle ali e sulla coda
per vedere i flussi dell'aria. E soprattutto capire da cosa deriva quella tendenza a
salire e scendere ciclicamente (come il nuoto dei delfini in superficie) che ha fatto
fallire tutti i tentativi precedenti. Le prove nella galleria saranno tra l'altro visibili
in Rete dal vivo tramite il sito Internet della Nasa. La replica di quello storico volo,
se tutto andrà bene, è prevista per il centenario, il 17 dicembre del 2003.
Una bella sfida, quella di Wilbur e Orville Wright. Pensare
che alcune delle "trovate" aeronautiche dei due fratelli inventori sono tornate
oggi di uso comune: come le ali "canard" (piccole ali ai lati del muso) o
l'elica sistemata posteriormente al pilota. Insomma una conferma: il mondo cambia perché
ogni tanto nella storia compare qualcuno che vede molto più avanti dei suoi
contemporanei. E a volte anche dei suoi pronipoti. |