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redarrowleft.GIF (53 byte) Primopiano Aprile 1999


A scuola guida da Freud

Città assediate dalle auto, mancanza cronica di parcheggi, paura di fare tardi, lunghi viaggi solitari in macchina. Quanto viene toccata la nostra psiche da tutto questo? Nautilus lo ha chiesto al professor Aldo Carotenuto, uno dei maggiori psicoanalisti italiani. Che per evitare la "sindrome da traffico" ha una sua ricetta: siate un po' masochisti e fate volare i pensieri. Anche in mezzo al più angosciante degli ingorghi

La nostalgia della memoria.jpg (9214 byte)Aldo Carotenuto è uno dei maggiori psicoanalisti del nostro paese. Docente di Psicologia della personalità alla Sapienza, consultato da giornali e televisioni, è da sempre molto attento alla realtà che ci circonda e che ha analizzato in numerosi volumi. L'ultimo, La nostalgia della memoria (Bompiani, pag.336, lire 16.000), si occupa della psicoterapia come relazione tra medico e paziente. Ed è proprio a partire dalla sua vasta esperienza clinica che abbiamo chiesto al professor Carotenuto di tracciare un bilancio del problema del traffico in relazione ai danni che questo può causare alla psiche di una persona.

Le è mai capitato di avere pazienti con difficoltà psicologiche causate o aggravate dal problema del traffico?

Senza dubbio il traffico rappresenta un pericolo per la nostra salute psichica. Più volte mi sono trovato nella condizione di confrontarmi con persone letteralmente ‘sature’ del cosiddetto stress da traffico. Si tratta sempre di situazioni delicate, soprattutto laddove il traffico va a incidere su un disagio già in atto. I pazienti ansiosi, depressi o soggetti ad attacchi di panico, sono le vittime ideali del traffico nel senso che la loro sintomatologia può risentirne in maniera preoccupante. Il traffico pertanto agisce con il suo potere destabilizzante attecchendo ove il terreno è già fertile, generando nuove difficoltà in individui già deboli e fragili.

Esistono categorie "a rischio" dal punto di vista psicologico? E quanto può essere efficace una terapia per risolvere tali problemi?

Il disagio e malessere psicologico che il traffico può produrre, derivano in primo luogo dalla sensazione di non avere più il controllo della situazione, del proprio spazio, del proprio tempo. Sinonimo di paralisi per eccellenza, infatti, il traffico può essere esperito come un impedimento alla realizzazione dei propri obiettivi. Alcune persone, ad esempio, avvertono dentro di loro un devastante senso di impotenza. Un vissuto di questo tipo è sempre negativo e nella maggioranza dei casi agisce innescando nell’individuo risposte comportamentali inadeguate. Il traffico serale, poi, si rivela molto più nocivo di quello diurno. Le luci che il tramonto del sole impone di accendere giocano brutti scherzi. E’ il caso di persone che affermano di sentirsi circondate, inseguite, frastornate dai tanti bagliori e riflessi che il traffico genera nell’oscurità. Occorre inoltre non dimenticare che il traffico possiede la facoltà pericolosa di scatenare le peggiori emozioni che un individuo ha represso e soffocato dentro di sé.

A quali elementi sono maggiormente legate le patologie che ha riscontrato?

Il traffico è un grave fattore di rischio soprattutto per coloro che in famiglia e nel contesto lavorativo sono continuamente costretti a soffocare le loro sensazioni, a mimetizzarle ‘abbozzando’ e vivendo di continue rinunce. Per gli individui fragili, invece, il traffico assume le sembianze di un gigantesco mostro dinanzi al quale la persona si sente inerme, minacciata, "in pericolo".

Esiste una serie di consigli che si possono fornire ai soggetti "a rischio" per evitare il formarsi di traumi e di patologie legate al traffico?

Non è possibile mettere a punto una soluzione unica, una formula magica per gestire le difficoltà che il traffico scatena. Ogni cittadino ha alle spalle un diverso retroterra psicologico ed è proprio a questo livello che il traffico agisce e attacca. Una terapia psicologica può in questo senso rivelarsi molto valida e aiutare la persona a comprendere cosa di nasconde al di là dello stress, del panico, della rabbia. Tuttavia, in linea generale, il traffico può essere affrontato mettendo in atto due strategie. La prima consiste nel fare appello al proprio masochismo, l’unico strumento utile per incassare i colpi infertici dal traffico. L’altra strategia è di riuscire a concentrare la nostra attenzione non solo sulle automobili che ci circondano o sull’orologio che corre impietoso, ma su altro, su qualunque altra situazione sia degna di accogliere i nostri pensieri. In fondo si tratta solo di equilibrare le energie mentali di cui disponiamo cercando si non canalizzarle mai in un’unica direzione, soprattutto se negativa.

A suo avviso, un’amministrazione comunale seria dovrebbe occuparsi anche dei problemi psicologici, oltreché di quelli sociali e di quelli legati alla salute del corpo quando si perita nello stilare rapporti e documenti su problematiche come quella del traffico?

La nostra dimensione psicologica è sempre esposta a elevatissimi rischi, minacciata da una quantità di fattori pressoché inimmaginabile, ma spesso si tende a metterla in secondo piano dinanzi all’esigenza di affrontare problematiche in apparenza più concrete e pressanti. L’unico modo per risolvere il problema traffico è quello di affrontarlo con una strategia globale, basata su un approccio ad ampio raggio. Ben vengano quindi tutti i tentativi finalizzati ad affrontarne anche gli aspetti psicologici.

Marco Spagnoli

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