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redarrowleft.GIF (53 byte) Società Marzo 1999


Ricercare, oh oh

Può un premio Nobel presentare il Festival di Sanremo? Per Renato Dulbecco evidentemente si. Ma forse ha scordato i pericoli della scienza-spettacolo. O i rischi di mescolare intrattenimento puro a un improbabile "lezione" di genetica via televisiva. O ancora l'inutilità di parlare ad un pubblico non proprio giovanissimo. Che certo, vista l'età, non può rimpinguare le già scarne fila dei ricercatori italiani

La decisione del premio Nobel Dulbecco di condurre il Festival di Sanremo può essere discussa sotto vari punti di vista. Certamente legittimo che lo scienziato, per denaro o per divertimento o per quella sana spensieratezza che è auspicabile spetti a ciascuno di noi a quella veneranda età, abbia ritenuto opportuno partecipare alla scintillante kermesse nella città dei fiori. Più singolare invece, per almeno tre motivi, che egli ammanti la sua scelta in termini di contributo alla promozione e diffusione della cultura scientifica.

1. Se si bollano come deprecabile "sensazionalismo" e "scienza spettacolo" (e lo hanno fatto molti esponenti della comunità scientifica che oggi plaudono all'iniziativa di Dulbecco) le molteplici apparizioni di Di Bella nei dibattiti televisivi, che dire di questa comparsata che avviene oltretutto in un esplicito contesto di intrattenimento? Si potrà obiettare che ben altri titoli scientifici possiede Dulbecco rispetto a Di Bella ma attenzione: se è il Nobel il criterio discriminante, allora bisogna anche ascoltare il premio Nobel Kary Mullis quando quest'ultimo viene a Milano a proclamare che il vaccino anti-Aids è una bufala.

E in definitiva, cosa avrebbe mai potuto dire Dulbecco durante il Festival di tale momento per la cultura scientifica degli italiani: "Ecco a voi 'L'amore è tutto' di Migliacci-Mattone-Pilat. Ne approfitto per ricordarvi che è possibile clonare senza controindicazioni il Dna del ratto comune"? Oppure: "Mentre ascoltate questa bella canzone di Raf, fate un pensierino alle caratteristiche del tessuto connettivo", "Avete visto che simili che sono Paola e Chiara, pensate che abbiano alcuni cromosomi in comune"?

2. Ciò è ancor più singolare se si considera l'esperienza, più volte

sbandierata, di Dulbecco nell'ambito della ricerca degli Stati Uniti. Dove si può mettere in discussione tutto ciò che si vuole ma non l'etica puritana per cui ognuno dà il proprio contributo alla società soprattutto facendo bene il proprio mestiere. Gli storici della scienza hanno più volte argomentato che anche a questo fattore si debba il successo della ricerca angloamericana. Curioso che Dulbecco non sia minimamente sfiorato dal dubbio che proprio l'assenza di questo principio - per cui i professori universitari fanno i politici e viceversa, i calciatori fanno i presentatori - contribuisca a rendere debole la ricerca (nonché un mucchio di altre cose altrettanto importanti) dalle nostre parti?

3. Infine e per giunta. La promozione della cultura e della ricerca scientifica si fa, per l'appunto, soprattutto promuovendo l'istruzione e gli investimenti nell'educazione della collettività e dei singoli, nella fattispecie i giovani. Mi auguro che Dulbecco sia a conoscenza del fatto che quest'anno le matricole iscritte a facoltà universitarie quali Fisica e Matematica in numerosi atenei italiani non superano la ventina. Orbene, il pubblico di Sanremo sarà stato composto di giovani forse ai tempi dei primi transistor (periodo a cui peraltro Dulbecco fa risalire nelle interviste i suoi ultimi contatti con la rassegna canora). Oggi, come potrebbe facilmente spiegargli il suo guru Fazio, a far bene si parte dai cinquant'anni su. I giovani altrove stanno, e non certo incollati davanti al televisore in prima serata.

Faccia bene i suoi conti, Dulbecco, e sappia a quali sacrifici la patria lo chiamerà d'ora innanzi per l'amore della scienza. Il prossimo anno lo vogliamo a presentare il primo maggio con Litfiba e 99Posse.

Crocus Behemoth

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