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redarrowleft.GIF (53 byte) Arte Marzo 1999 (a cura di Giovanna Grossato)

APPUNTAMENTI D’ARTE

 

CREMONA – L’arte e il torchio

valentini_p.jpg (18647 byte)yoshizumi_p.jpg (11891 byte)Dal 7 marzo al 7 aprile, presso la sede dell’A.D.F.A. casa Sperlari di Cremona, si terrà la "I° Rassegna Internazionale dell’incisione di piccolo formato" a cura dell’incisore Vladimiro Elvieri e con il patrocinio, del Comune e della Provincia di Cremona. Saranno presenti 165 opere a stampa eseguite a partire dal 1990 ad oggi da 83 tra i più significativi incisori contemporanei provenienti da 27 Paesi di 4 continenti.

La mostra sarà accompagnata da un catalogo bilingue italiano-inglese con testi critici del filosofo dell’arte Dino Formaggio, del critico dell’arte yamamoto_p.jpg (15036 byte)grafica Marco Fragonara e con note sulle principali tecniche utilizzate a cura di Vladimiro Elvieri il quale ci fa anche conoscere gli obiettivi dell’iniziativa, "un tentativo di far conoscere ed apprezzare al pubblico, cremonese e non, opere ….che rappresentano un ampio panorama delle diverse tendenze nell’ambito della ricerca incisoria contemporanea internazionale. Si tratta di lavori eseguiti con metodologie in cui la componente manuale ed artigianale svolge un ruolo preminente e che utilizzano, per la resa finale dell’immagine (come indica il titolo della mostra), il torchio calcografico o la pressa xilografica. Lo stesso torchio (a parte qualche piccola modifica) che per 4 secoli ha stampato le immagini che hanno costituito, sino all’avvento della fotografia, la più importante fonte di divulgazione e di scambio culturale nella storia dell’uomo. Non solo come riproduzione di monumenti e sculture o pitture, ma zaric_p.jpg (10109 byte)anche come tecnica autonoma d’invenzione, capace di esprimere e comunicare le emozioni più profonde dell’animo martini_p.jpg (18719 byte)umano."

La rassegna cremonese si ispira anche ad un altro e non secondario fine, quello di contribuire a chiarire alcuni dei termini di un’annosa, e mai risolta, diatriba relativa ai metodi della stampa d’arte e che vanno a confluire nella generica definizione di "grafica".
La scelta del torchio come protagonista di questa antologica, infatti, è- prosegue Elvieri- una scelta che non va considerata come discriminante verso altri metodi di riproduzione seriale, quali la litografia o la serigrafia e persino la stampa al computer o alla fotografia, ma una necessaria puntualizzazione per poter far meglio comprendere non solo al vasto pubblico, ma persino a molti operatori del settore, il variegato mondo dell’incisione.

 

MANTOVA – "Raffaello e la sua scuola" a Palazzo Te, capolavoro di Giulio Romano, l’allievo prediletto

Mantova, nella splendida dimora dei Gonzaga a Palazzo Te, propone un nuovo incontro con il Rinascimento attraverso le opere di Raffaello, dopo quelle di Giulio Romano e Leon Battista Alberti.

romanopenni_p.jpg (26542 byte)"Roma e lo stile classico di Raffaello 1515-1527" è promosso dal Centro Internazionale d’Arte e Cultura di Palazzo Te, la Città di Mantova, la Graphische Sammlung Albertina di Vienna e la Regione Lombardia e ha come obiettivo quello di dispiegare ad un pubblico particolarmente attento una specifica fase artistica raffaellesca, in cui il Maestro si avvicina sempre più all’arte classica e, nel contempo, si avvale in modo sistematico dell’aiuto di allievi. L’opera di Raffaello e quella dei suoi giovani scolari diviene, a partire proprio dal 1515, così strettamente connessa che l’attribuzione di alcuni dei disegni ritenuti di Giulio Romano e di Giovanni Francesco Penni è stata rimessa in discussione, con il risultato che, alla fine dell’analisi, essi sono stati restituiti al Caposcuola.

Motivo centrale della mostra è, inoltre, la rappresentazione degli sviluppi dell’arte a Roma dalla morte di Raffaello, nel 1520, fino al Sacco romano_p.jpg (19253 byte)di Roma, nel 1527; a partire da tale data, infatti, la diaspora degli artisti dalla Capitale favorì a diffondere gli stilemi raffaelleschi non solo in Italia ma anche presso le più prestigiose corti europee.

Le quasi 300 opere in esposizione nella rassegna mantovana, provenienti dalle più importanti Collezioni d’Europa e degli Stati Uniti, forniranno esaurienti motivazioni al percorso proposto, quello di un’analisi globale delle molteplici relazioni ed interazioni di artisti quali Giovanni da Udine, Perin del Vaga, Polidoro da Caravaggio, Marcantonio Raimondi ed altri, oltre, naturalmente, l’imprescindibile e prediletto allievo di Raffaello, genius loci di Palazzo Te, Giulio Romano.

 

SIENA – Jacopo della Quercia e la Fonte Gaia

Un’interessante mostra–cantiere didattico apre dal 1 marzo fino al 30 ottobre, al "fienile" del complesso di Santa Maria della Scala, in Piazza Duomo, a Siena.

Si tratta di una mostra in progress che documenta l’iter dei lavori della famosa FONTE GAIA, opera straordinaria di Jacopo della Quercia. L’iniziativa è stata promossa dall’Istituzione Santa Maria della Scala e dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze che, dieci anni fa dette inizio al progetto di restauro. Il progetto partiva da una prima fase diagnostica, e, via via, attuava il ripristino dei vari pezzi della fontana di piazza del Campo senese. L’ipotesi ultima era quella di rimontare il monumento restaurato all’interno di una adeguata struttura, identificata nel complesso di Santa Maria del Fienile.

Alla metà del secolo scorso, infatti, le condizioni della fonte erano talmente compromesse da far nascere l’idea di sostituire il monumento con una sua copia. Nel 1858 ne venne affidato l’incarico esecutivo a Tito acca_p.jpg (17817 byte)Sarrocchi così che, nel 1869, la "nuova" fontana poté essere ricollocata in Piazza del Campo, in una posizione leggermente diversa da quella originaria e priva delle due statue e dei pilastri terminali, e solennemente inaugurata.

L’esposizione odierna, comprende i pezzi fin qui restaurati dall’Opificio delle Pietre Dure, le copie esistenti (disegni e gessi), spesso assai più completi degli originali, ed offre informazioni sul progetto finale di ricomposizione della struttura, ove i singoli pezzi ritroveranno, ciascuno, una propria sistemazione. La qualità artistica dell’opera appare a tutt’oggi in tutta la sua integrità, nonostante il degrado del tempo, ed in modo particolare in una delle più affascinanti figure del complesso, quella di Acca Larentia che è anche tra le sculture più significative del primo Rinascimento italiano.

 

 

MILANO – L’anima e il volto. Ritratto e fisiognomica da Leonardo a Bacon

anguissola_p.jpg (14789 byte)Chiuderà i battenti il 14 marzo la ricchissima mostra di Palazzo Reale dedicato ad oltre duecento capolavori di arte europea attraverso i quali si sviluppa il tema della rappresentazione del volto umano quale portavoce di un'interiorità.

Cinque secoli di pittura che narrano il concetto che l’uomo occidentale ha avuto del sé esteriore, del corpo e del volto, che ribera_p.jpg (13006 byte)traduce iconograficamente l’evoluzione del pensiero relativamente all’esistere su questa terra.

Riprendendo le parole di Leonardo, Flavio Caroli, curatore del consistente catalogo che il Comune di Milano ha voluto dedicare alla memoria di Federico Zeri, cita: "Farai le figure in tale atto il quale sia sufficiente a dimostrare quello che la figura ha nell’animo; altrimenti la tua arte non sarà laudabile". Indizio chiaro di come l’evoluzione dello studio della Psicologia – che affonda le sue radici nella preistoria della Fisiognomica,- abbia un percorso parallelo a quello dell’arte.

dix_p.jpg (16838 byte)Anzi, ed è la tesi che apoditticamente si auto certifica nel percorso della mostra, il fondamento stesso dell’arte occidentale si pone come individuazione personale dell’interiorità dell’uomo. Ciò non avviene in altre culture figurative: non in quella cinese "lirica e naturalistica. Non a quella bizantino-russa, trascendente e spiritualistica. Non a quella islamica, iconoclasta. Non a quella indiana, plastica e decorativa. E nemmeno a quella africana, sintetica e, a suo modo, formalistica"(F.Caroli).

L’itinerario della mostra, già di per sé straordinario per la possibilità d’incontro che bacon_p.jpg (12597 byte)offre con i capolavori di artisti europei famosi nel mondo, trova un ulteriore gratificante sostegno nei saggi del catalogo, edito da Electa. Oltre alla già menzionata introduzione di Flavio Caroli, "Cinque secoli di pittura verso il Profondo", sono di Marcello Cesa-Bianchi e Carlo Cristini "Fisiognomica, arte e psicologia". Ed inoltre, vi si trovano analisi relative ai ritratti nell’arte di varie epoche e regioni ed altre che indagano sullo stretto rapporto esistente tra fisiognomica e psicologia. Vi è inclusa anche un’interessante ed aggiornata relazione sul restauro della "Testa di Medusa" di Caravaggio, le cui precarie condizioni hanno impedito partecipasse alla mostra milanese.

PASIANO (Pordenone) – "Dalle radici il volo" personale di Vittorio Buset a Villa Saccomani

buset1.jpg (24402 byte)Non si tratta di astrattismo, sebbene alcune figure siano talmente semplificate ed esemplari nelle loro geometrie pulite, da indurre a credere che il naturalismo formale sia stato sostituito con la sola "forma" degli oggetti che Buset usa utilizzare per le sue composizioni.

In esse, invece, è sempre presente la storia, anche se si tratta di una storia personale e spirituale che si serve come veicolo espressivo di materiali, spesso poveri, sabbie, legni, graniglie sassose, tritume di pietrisco che, stranamente, ben si prestano a narrarla.

Difficile non vedere in opere quali, ad esempio "Radici del volo" un pensiero, un’analisi o forse soltanto un’esplicitazione inconscia di un vissuto, un’esplorazione dell’io interiore: La base della composizione è costituita da un intenso elemento sotterraneo, una vita primigenia, una specie di mito della caverna, dove la caverna rappresenta il ricettacolo di un’energia tellurica e ctonia e raffigura contemporaneamente (e forse fin dall’epoca delle caverne paleolitiche) il centro spirituale del macrocosmo, progressivamente oscurato, e quello del microcosmo del mondo e dell’uomo. Un sottile filo bianco che promana dal mondo cresce sopra la caverna, traccia un’asse che non si ferma ai confini fisici dell’universo, ma continua nel suo viaggio e si incarica di unire il cielo e la terra, di pacificare il presente e il passato.

buset1.jpg (24402 byte)Verrebbe la tentazione di applicare ad opere come questa il termine di neometafisica, se non fosse che qualsiasi etichetta rischia di divenire riduttiva e limitante per uno che, come Vittorio Buset, non considera certamente chiusa la sua ricerca. Assemblando sostanze materiche che raccoglie dalla quotidianità di un passato trascorso tra le cose semplici di un mondo semplice ma ricco di stupore, di scoperte, di affetti, egli cerca di ricostruire una storia spirituale presente, una storia che è pure ugualmente legata al mondo ma che è anche in grado di percorrere una via di armoniosa separazione da esso, di immersione in un silenzio che solo permette l’incontro con se stessi.

G.G.

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