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redarrowleft.GIF (53 byte) Musica Febbraio 1999

 L'elisir? Meglio in musica

Scrisse la partitura in appena quattordici giorni. E quando andò in scena nel 1832 non pensava certo di aver creato un capolavoro. Invece l'Elisir d'amore divenne l'opera prima di Gaetano Donizetti. Riproposta ora dal teatro Astra di Bassano

L' Elisir d'amore è una delle poche opere di Gaetano Donizetti che erano rimaste in repertorio costantemente prima della ormai famosa "Donizetti renaissance". Sulla genesi di quest'opera si hanno scarse notizie da parte del compositore, mentre una ricostruzione della nascita della partitura può essere fatta scorrendo la biografia del librettista Felice Romani redatta dalla moglie Emilia Branca. Nel 1832 al direttore del Teatro alla Cannobiana di Milano era venuta a mancare un'opera nuova promessagli da un altro compositore (e mai realizzata) ed allora si rivolse a Donizetti affinché lo togliesse da questo impiccio. Donizetti chiamò per la stesura del libretto il fido Felice Romani ed insieme scelsero un argomento che Scribe aveva composto per Daniel Auber ed intitolato Le Philtre, opera che andò in scena con successo all'Opera Comique il 20 giugno 1831.

Autore e librettista lavorarono intensamente ed in accordo; Romani approntò il libretto in una settimana e Donizetti musicò l'opera in soli quattordici giorni. L'unico screzio tra i due artisti ebbe per oggetto l'aria che divenne poi la più famosa di tutta l'opera; alla scena ottava del secondo atto Donizetti propose di introdurre una romanza per il tenore. Romani si oppose perché gli sembrava che la cosa raffreddasse l'azione ma Donizetti fu irremovibile e nacque così una delle più belle romanze del melodramma italiano e cioè "Una furtiva lacrima". L'opera è un capolavoro sia per il brioso libretto e per il perfetto taglio dei personaggi sia per la capacità della musica di passare dal tono burlesco e farsesco a quello idilliaco-sentimentale ed a quello agreste e semplice dettato dai cori.

Donizetti non credeva nella bontà del suo lavoro; dopo l'enorme successo della prima avvenuta al Teatro alla Cannobiana il 12 maggio del 1832 e che sfociò in ben trentadue repliche, egli scriveva al suo maestro Simone Mayr: "La Gazzetta giudica dell'Elisir d'amore e dice troppo bene, troppo, credete a me, troppo!". Giulio Ricordi chiese a Donizetti a chi intendeva dedicare l'opera ed egli rispose galantemente: "Già che a me, per tua gentilezza, lasci la dedica dell'Elisir, io te ne sono gratissimo e questa sia al bel sesso di Milano. Chi più di quello sa distillarlo? Chi meglio di quello dispensarlo?".

Nell'edizione andata in scena al Teatro Astra di Bassano del Grappa Adina era Valeria Esposito un giovane soprano che è ormai una certezza, voce ben timbrata, facilità nella tessitura acuta e nelle agilità ed una bella presenza scenica. Roberto Juliano ha interpretato la parte di Nemorino disimpegnandosi discretamente ma senza lasciare un particolare segno alla sua interpretazione. Ottimo il Belcore di Fabio Previati. Angelo Romero con la sua consumata esperienza ha tenuto nei giusti limiti la sua interpretazione del dottor Dulcamara senza cadere in esagerazioni o sciatterie. Donato Renzetti, a capo della Filarmonia Veneta ha dato una lettura bene aderente allo spirito donizettiano ed ottenendo un buon equilibrio tra orchestra e palcoscenico. Bene il coro diretto da Giuliano Fracasso.

Luciano Maggi

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