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redarrowleft.GIF (53 byte) Musica Gennaio 1999

Il ritorno del corsaro

A 150 anni di distanza dalla prima, Trieste ripropone un'opera di Giuseppe Verdi dai due volti. Perché il maestro l'amò molto all'inizio ma scrisse poi senza entusiasmo dopo aver litigato con l'editore. Un lavoro forse "minore", questo de "Il Corsaro". Ma che non manca di alcuni momenti di grande interesse

Il 25 ottobre 1848 al Teatro Grande di Trieste andava in scena "Il Corsaro" di Giuseppe Verdi con interpreti Marianna Barbieri Nini, Carolina Rapazzini, Gaetano Fraschini e Achille de Bassini; bene ha fatto quest'anno il Teatro Verdi di Trieste a riproporre quest'opera a 150 anni di distanza dalla prima assoluta. "Il Corsaro" fu scritto da Verdi nell'inverno del 1847-1848 senza entusiasmo ma per onorare un contratto che l'editore Lucca gli aveva strappato per la rappresentazione di un'opera in un teatro italiano. Già da questo tipo di contratto si deduce la relativa importanza che il Maestro dava a quest'opera. Verdi infatti, salvo eccezioni, prima di scrivere una partitura voleva sapere dove il suo lavoro sarebbe stato rappresentato e con quali interpreti.

Va tenuto presente che al "Corsaro" Verdi pensava con entusiasmo già dal 1843; in una lettera del 6 giugno 1843 il Maestro proponeva al conte Nani Mocenigo, che lo richiedeva per un'opera alla Fenice di Venezia, il "Re Lear" oppure "Il Corsaro" pur di avere un artista della forza del Ronconi. Ancora nel corso del 1846 continuava a difendere la bontà del progetto contro le critiche di Giovannina Lucca, moglie dell'editore: Verdi rispose seccamente "O Il Corsaro o niente ". Le cose cambiarono quando, esaminato il libretto che Francesco Maria Piave aveva tratto dal poema "The Corsair" di Lord Byron, il Maestro si dimostrò tiepido verso questo tema che aveva interessato anche Ludwig Van Beethoven.

A parziale giustificazione si deve tener presente che Verdi nel 1847 era impegnato per la messa in scena a Londra de "I Masnadieri" (22 luglio 1847 ) e si preparava a conquistare altre piazze come Parigi con la "Jerusalem" ( 27 novembre 1847 ). Inoltre i rapporti col Lucca si erano guastati, tanto che in una lettera alla contessa Appiani confidava: "Io non comporrò mai un'opera importante per questo esosissimo e indelicatissimo signor Lucca". Per queste ragioni l'opera fu scritta affrettatamente e di malavoglia e, caso unico, Verdi non si recò a Trieste per la messa in scena come viceversa faceva per tutte le sue opere.

La partitura rileva tuttavia diversi motivi di interesse. L'opera si apre con un preludio in forma tripartita molto bello con la parte centrale affidata al clarinetto. Il conflitto tra Corrado e Seid e l'amore infelice di Gulnara vengono posti in adeguato rilievo conferendo all'opera un taglio conciso. Di notevole interesse l'aria di Medora all'inizio del secondo quadro del primo atto. Nell'edizione triestina Corrado era Alberto Cupido; la sua voce è squillante ed omogenea ma tende a cantare sempre sul forte senza quindi dare una certa morbidezza alla sua linea di canto. Discreta la Medora di Sonia Corsini che però è parsa in difficoltà nella sua aria. Voce interessante e ben preparata quella di Sun Xiu Wei, interprete di Gulnara. Seid era Mauro Buda che ha interpretato il suo ruolo in modo efficace.

Completavano il cast Iorio Zennaro, Nicolò Ceriani, Dario Zerial e Saverio Bambi. Daniele Callegari ha diretto con precisione e con un buon equilibrio tra buca e palcoscenico l'Orchestra del Teatro Verdi di Trieste. Ottimo il coro diretto da Luigi Petrziello. Bella e funzionale la regia di Franco Però mentre le scene ed i costumi erano di Sergio D'Osmo.

Luciano Maggi

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