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redarrowleft.GIF (53 byte) Cinema Febbraio 1999

I film di febbraio (I parte)

Monicelli scivola sui Panni sporchi
Hackman, attenti al Grande Fratello

Amori e incantesimi (Practical magic)

Sandra Bullock - Nicole Kidman - Dianne Wiest - Stockhard Channing - Aidan Quinn Sceneggiatura Robin Swicord e Akiva Goldsman e Adam Brooks tratto da Il giardino delle magie di Alice Hoffman Regia Griffin Dunne Anno di produzione 1998 Distribuzione Warner Bros. Durata 102’

 

Amoriincantesimi_p.jpg (11819 byte)È uno strano film questo Amori e incantesimi. Potenzialmente valido, si perde sui sentieri tortuosi di una sceneggiatura e di una regia che danno più volte l’idea di non sapere affatto dove andare a parare. Purtroppo il cinema non premia quasi mai le buone intenzioni e - alla fine - nonostante la storia possibilmente divertente (anche se un po’ ritrita) si sfilaccia eccessivamente risultando - soprattutto nel finale - a tratti noiosa. E dire che Sandra Bullock e soprattutto la fascinosissima Nicole Kidman ce la mettono proprio tutta per ammaliare gli spettatori non solo con le loro magie di streghe pasticcione, ma anche con un fascino e un’avvenenza davvero notevoli. Amori e incantesimi risulta - dunque - essere un imprevedibile passo falso anche per il regista Griffin Dunne, già come attore protagonista di Fuori Orario e autore del graziosissimo Innamorati cronici. Un film - dunque - che nonostante tutto risulta eccessivamente slegato e che trova nella bellezza (e bravura) delle sue protagoniste l’unico motivo veramente valido per essere visto.

 

Panni sporchi

Paolo Bonacelli - Marina Confalone - Alessandro Haber - Benedetta Mazzini -Mariangela Melato - Gianni Morandi - Michele Placido - Gigi Proietti - Pia Velsi - Angelo Orlando Sceneggiatura Suso Cecchi D’Amico - Masolino D’Amico - Mario Monicelli Regia Mario Monicelli Distribuzione Buena Vista International Durata 110’

Panni sporchi 00_p.jpg (10026 byte)Mario Monicelli è un vecchio leone del cinema ed è - sicuramente - il piú importante regista italiano vivente. Ottantatré anni, ha firmato la regia di pellicole indimenticabili come Un borghese piccolo, piccolo , I Picari, Totó cerca casa, L'Armata Brancaleone e tante altre che sono diventate vere e proprie pietre miliari nostro cinema. Purtroppo Panni sporchi non è tra i film più riusciti di questo indiscusso maestro. Lento, televisivo, incompleto e inconcludente, nonostante l'ottimo cast di attori, Panni sporchi è vecchio, scontato e si sente che appartiene a un'altra epoca. La provincia italiana, i suoi abitanti, i suoi finti giovani che agiscono cosí solo al cinema risultano finti, artefatti e vuoti.

Panni sporchi 01_p.jpg (10372 byte)Malignamente qualcuno potrebbe pensare che vista l'età del regista e dei suoi co-sceneggiatori (Oltre due secoli di vita in tre...) questo era il risultato prevedibile per questa pellicola. Non siamo affatto d'accordo: Monicelli ha sempre realizzato film indimenticabili che di molto precorrevano l'epoca in cui venivano mostrati. Il suo gusto e il suo umorismo raffinati non sono mai stati segnati dal tempo. Panni sporchi è un film antiquato e sostanzialmente stantìo, ma è anche solo un errore di percorso di una carriera sostanzialmente perfetta. Puó capitare e capita a tutti. Non è una colpa. A un "mostro sacro" del nostro cinema come Monicelli gli si puó perdonare anche questo.

 

Nemico Pubblico (Enemy of the State)

Will Smith – Gene Hackman – Jon Voight – Gabriel Byrne - Lisa Bonet Sceneggiatura David Marconi Regia Tony Scott Anno di produzione 1998 Distribuzione Buena Vista Durata 130’

Nemico Pubblico è un buon thriller dalle caratteristiche molto interessanti, perché ci presenta il nostro immediato futuro tecnologico, come una gabbia le cui maglie di ferro sono tenute saldamente da un Grande Fratello pronto a spiarci in ogni momento. Tutto inizia quando l’avvocato interpretato da un simpatico Will Smith riceve per caso un video che mostra come il perfido dirigente dell’Ente governativo voglia privare ogni cittadino del pianeta della sua privacy, arrivando perfino a uccidere il politico repubblicano incaricato dal Congresso di elaborare una chiara legislatura in materia. E opponendo un austero Jon Voight nei panni di un alto dirigente della NSA (Agenzia per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti) a un intenso Gene Hackman che sembra riprendere il ruolo de La conversazione. Nemico Pubblico oltre a essere pieno di effetti speciali interessanti ed essere interpretato da un cast di attori capace di tenere sempre desta l'attenzione, offre una riflessione originale e mai banale sulle controindicazioni della moderna vita tecnologica. L'utilizzo di computer, carte di credito, telefoni è soggetto alla possibilità di essere spiati e controllati dal governo e da chi vuole carpire le nostre informazioni più riservate. Forse qualche volta eccessivamente semplificato, ma pur sempre di valore. Il tema comunque più rilevante del film è comunque quello che riguarda il controllo dei controllori. Cosa vieterà, infatti, a un governo di spiarci per le nostre simpatie politiche opposte a quelle dell'establishment, per la nostra fede religiosa, per le nostre debolezze o più volgarmente per il nostro denaro? Un problema moderno come questa pellicola veloce e divertente dove Gene Hackman conferma - se ce ne fosse bisogno - il suo enorme carisma di attore pieno di fascino e di risorse. Un film capace - nonostante i temi trattati - di essere anche allegro, riuscendo a strappare numerose risate agli spettatori con le buffe schermaglie della strana coppia di turno composta da Will Smith e Gene Hackman.

 

Z, la formica (Antz)

Film d’animazione con le voci originali di Woody Allen – Sharon Stone – Sylvester Stallone – Jennifer Lopez – Gene Hackman – Anne Bancfroft – Dan Aykroyd – Danny Glover – Paul Mazursky – Christopher Walken Sceneggiatura Todd Alcott e Paul & Chris Weitz Regia Eric Darnell, Tim Johnson Anno di produzione 1998 Distribuzione UIP Durata 83’

Geniale, ironico, allegro e pieno di divertenti citazioni Z la formica è una rivisitazione divertita del cinema di Woody Allen operata grazie alla voce del suo autore, dalle formiche "animate" e piene di brio che popolano il formicaio la cui storia viene raccontata in questo film. E così la buffa avventura del lavoratore Z che si finge una formica soldato per amore della Principessa Bala doppiata in originale da Sharon Stone, diventa la metafora di una filosofia di vita. Tra generali golpisti e regine troppo buone, alla ricerca di un luogo di sogno dove non è necessario lavorare, il piccolo microcosmo delle formiche che hanno le voci e molte somiglianze con le star che le doppiano come Gene Hackman, Sylvester Stallone, Anne Bancroft e Christopher Walken, assurge all’emblema di un mondo molto simile al nostro. Come tutte le favole piene di un ottimo gusto della citazione e come tutti i lavori realizzati dalla Dreamworks di Steven Spielberg, Jeffrey Katzenberg e David Geffen, Z la formica è molto di più di un film per bambini o per amatori di pellicole intelligenti e d’autore. Quello che – però – colpisce di più di questa produzione è l’operazione in sé. Fino adesso, infatti, eravamo stati abituati a vedere grandi stelle del firmamento hollywoodiano prestare voce ai personaggi animati di questo oppure di quell’altro cartone animato. Certo, alle volte eravamo rimasti sorpresi di come i disegnatori avessero modellato sul viso dell’attore o attrice doppiatori, i tratti del personaggio. Tutto questo aveva una lontana eco nella versione italiana dove veniva scelto il personaggio famoso, oppure l’attore di grido per prestare la voce all’edizione italiana del film. In Z, la formica questa situazione è stata portata alle sue massime conseguenze. I disegni, le voci, la storia non solo sono modellate interamente sulla fisionomia della star doppiatrice, ma è letteralmente plasmata sul ruolo e sull’impatto che il singolo attore e la singola attrice hanno sull’immaginario collettivo del pubblico in sala.

Ecco allora che – per esempio - Jennifer Lopez è la formica operaia semplice e ingenua, mentre Ann Bancroft è l’anziana e saggia regina e – ancora – il soldato formica Weaver di Sylvester Stallone ricorda molto alcune situazioni di Rambo e Rocky. Tutto questo discorso è estremizzato nel personaggio modellato su Woody Allen che oltre a essere il protagonista del film, diventa un alter ego digitale del regista di Ombre e nebbia e Crimini e misfatti. Insomma, un film nuovo e di grande qualità che piacerà non solo ai cultori di un certo tipo di cinema o ai bambini interessati unicamente alla bella storia densa di poesia e significati civili. Z la formica verrà semplicemente adorato da tutti coloro che si divertono a seguire nei loro sogni il cammino tracciato nelle storie dei tre proprietari creativi della Dreamworks: David Geffen, Steven Spielberg e – soprattutto – quel Jeffrey Katzenberg che insieme a Il principe d’Egitto – dopo l’esperienza come presidente della Disney – sta segnando sempre di più la storia del cinema d’animazione e d’autore.

 

Vi presento Joe Black (Meet Joe Black)

Brad Pitt – Antony Hopkins – Claire Forlani Sceneggiatura Ron Osborn & Jeff Reno, Kevin Wade e Bo Goldman Regia Martin Brest Anno di produzione 1998 Distribuzione UIP Durata 180’

JoeBla_p.jpg (10739 byte)Incorniciato dalle sontuose scenografie create da Dante Ferretti, il designer italiano candidato all’Oscar per Kundun di Martin Scorsese e accompagnato da una colonna sonora suadente e lineare composta da Thomas Newman già autore de L’uomo che sussurrava ai cavalli, Vi presento Joe Black è una pellicola inconsueta e coraggiosa. Nonostante le tre ore di durata, il film scorre pacato nel raccontare in maniera dettagliata e a tratti ingenua, il transito terreno della Morte. Solenne e sereno, solare ed elegante, con una vaga impronta metafisica Vi presento Joe Black racconta la storia di un magnate delle telecomunicazioni che ha il volto di Sir Anthony Hopkins costretto a stringere un patto con la Morte. Quest’ultima che ha le sembianze di Brad Pitt, chiede al ricco uomo di affari di accompagnarla in giro per New York per comprendere il senso della Vita, assaporandone le gioie, i dolori, le amarezze e le fantasie. In cambio l’uomo guadagnerà il bene più prezioso che si possa desiderare: tempo in più per vivere.

Privo di ogni ansia oltremondana Vi presento Joe Black assomiglia a una sorta di Educazione sentimentale stile New Age della Morte in che – finalmente – dopo millenni ha deciso di conoscere in prima persona le passioni umane. Dal sesso al burro di noccioline, dagli affari al cibo, dal dolore negli ospedali alle piccole gioie quotidiane Joe Black (questo il nome "d’arte" che si sceglie la Morte per il suo soggiorno tra gli esseri umani) vive alcuni giorni intensi e emozionanti. Nonostante tutto il tempo trascorso, nonostante avere visto tutto quello che è accaduto nei secoli è la prima volta che Joe può finalmente capire gli avvenimenti legati all’esistenza dell’uomo. E – ovviamente – la scoperta più grande è quella dell’amore fisico e spirituale. Qualcosa di tanto immenso che è difficile da comprendere e da spiegare e che per Joe ha il volto e il fascino della figlia dell’uomo che è venuto a prendere. Interpretata da una Claire Forlani assolutamente stupenda, Susan Parish è la donna che innamorandosi perdutamente di quel ragazzo misterioso e gentile, rivelerà alla Morte, l’altrimenti inspiegabile mistero dell’Amore.

 

Conflitto di interessi (The gingerbread man)

Kenneth Branagh – Embeth Davidtz – Robert Downey Jr. – Daryl Hannah – Tom Berenger – Robert Duvall – Famke Janssen Sceneggiatura Al Hayes tratta dal romanzo di John Grisham Regia Robert Altman Anno di produzione 1997 Distribuzione Cecchi Gori Durata 115’

Non si potrà mai dire abbastanza bene di Robert Altman, regista iconoclasta, autore di pellicole come M.a.s.h. e America Oggi che hanno segnato in maniera indelebile il nostro immaginario cinematografico collettivo. Ed è proprio per questo che Conflitto di interessi film noioso e prevedibile, diventa ancora più imperdonabile. Nonostante un cast di grande qualità con un Kenneth Branagh, però, non particolarmente in forma, Altman non è riuscito a dare respiro all’intrigante trama costruita sull’ennesimo romanzo a sfondo legale di John Grisham. Certo alcuni virtuosismi registici e determinate situazioni mettono in mostra quanta grinta abbia ancora il vecchio leone, purtroppo sommersi in un andamento molto banale e scontato della pellicola. C’è da dire – pur restando nel campo delle ipotesi – che forse i vari conflitti legali tra la casa di produzione americana e il regista che hanno funestato la postproduzione della pellicola potrebbero avere irrimediabilmente guastato il film (il regista aveva addirittura minacciato di ritirare la sua firma dai titoli di testa e di coda). Eppure il risultato finale rasenta talmente tanto la banalità che si fa fatica a comprendere per quali motivi Altman non abbia davvero messo in atto le minacce. Tra presupposti mancati e un andamento dogmatico della pellicola, la storia dell’avvocato di fama che difende in tribunale una figlia dalla presunta crudeltà del padre risulta abbastanza scialba e di scarso interesse. Un thriller senz’anima che dispiace soprattutto, perché costituisce un’occasione mancata per vedere un intrigante film d’autore.

 

Paura e delirio a Las Vegas (Fear & Loathing in Las Vegas)

Johnny Depp – Benicio Del Toro – Cameron Diaz – Ellen Barkin – Christina Ricci Sceneggiatura e Regia Terry Gilliam Anno di produzione 1998 Distribuzione Cecchi Gori Durata 100’

Vegas_p.jpg (16843 byte)La vita di due drogati, pazzoidi e visionari che – nel 1971 in piena guerra del Vietnam - mettono a soqquadro gli alberghi di Las Vegas è al centro di questa nuova e incomprensibilmente noiosa pellicola dell’ex Monthy Pithon Terry Gilliam. Un film dove ogni immagine è studiata e levigata e dove i contenuti vengono sminuiti e snaturati a favore di un inspiegabile e – stavolta - vuoto vezzo estetico. Una pellicola da andare a vedere solo in virtù di una grande passione per Johnny Depp o per Terry Gilliam e che altrimenti non riesce a dare emozioni di altro tipo. Criptico, inconcludente e misterioso Paura e delirio a Las Vegas è un film che disturba per la storia che vuole raccontare e che - nonostante gli sforzi degli attori - non riesce mai a raccontare veramente. È vero: ci sono i ruoli cameo di Ellen Barkin, Christina Ricci e Cameron Diaz. Ma a che cosa servono semplicemente "buttati lì" in un film del genere ? Certo è che questo Paura e delirio a Las Vegas pur inserendosi perfettamente nel contesto delle opere dell’ex Monty Pithon, ormai regista affermato, sconcerta e annoia allo stesso grado. Stupisce perché con un attore duttile e perfetto come Johnny Depp si poteva fare questo e altro e perché la storia vuota e incomprensibile lancia un messaggio criptico e fuori epoca.

 

Baci e Abbracci

Francesco Paolantoni - Edoardo Gabriellini - Snaporaz (Amaranto Posse) - Paola Tiziana Cruciani - Massimo Gambacciani - Piero Gremigni Sceneggiatura Francesco Bruni e Paolo Virzì Regia Paolo Virzì Anno di produzione 1999 - Distribuzione Cecchi Gori Durata 110’

baci_p.jpg (16176 byte)In una clima di commediole scipite, Baci e abbracci nuovo film del regista di Ovosodo aveva tutte le carte per essere un ottimo film. Il coraggio di Paolo Virzì di occuparsi degli pseudo sconfitti della nostra società è, infatti, encomiabile, per rendere immortale una moderna epopea dei vinti, che poi tali non sono. Visto che le nuove generazioni raccontate in questo film, sono quasi sempre migliori di quelle che le hanno precedute. Un film che ci sembra incompiuto. Più per le occasioni sprecate che per la riuscita finale. Un vero peccato non insistere nel seguire quell’intuizione di raccontare un mondo di pseudo-sconfitti per divertire e fare riflettere un po’ di più. Baci e Abbracci le potenzialità per essere un buon film ce le aveva tutte. Un cast di attori sconosciuti, ma molto capaci, su cui spicca un Francesco Paolantoni dalla recitazione al limite del surreale e una storia - forse prevedibile - ma di qualità. Una commedia degli equivoci basata sull’errore compiuto da due improvvisati imprenditori che venuti a prendere alla stazione un assessore regionale "fidanzato" della sorella hostess, si caricheranno dietro il proprietario di un ristorante fallito per festeggiare il Natale nella loro cascina dove hanno impiantato un allevamento di struzzi. Ovviamente equivoci e incomprensioni si succedono rapidamente in un tourbillon capace di suscitare numerose risate, eppure lo scontato e il prevedibile prendono subito posto lasciando spazio alla noia. È vero, Virzì è uno dei pochi registi italiani che si occupa ancora di gettare uno sguardo tra l’amaro e il divertito su coloro che - nella nostra società - galleggiano appena, risultando quasi dei perdenti. Eppure se il regista avesse saputo osare, sganciandosi dai binari troppo facili di un umorismo di maniera, che con una battutaccia in toscano crede di avere chiuso il conto con tutto e tutti, forse Baci e Abbracci avrebbe avuto un valore del tutto diverso.

 

I Fobici

Sabrina Ferilli – Rodolfo Laganà – Luca Laurenti – Daniele Liotti – Gianmarco Tognazzi Sceneggiatura Giovanni Veronesi – Liliana Eritrei – Giancarlo Scarchilli Regia Giancarlo Scarchilli Anno di produzione 1998 Distribuzione MEDUSA Durata 100’

fobici_p.jpg (16325 byte)Film in quattro episodi, I fobici – nelle intenzioni del regista – vorrebbe mettere in risalto tic, manie e ossessioni degli anni Novanta. E gli episodi sono molto differenti tra loro, anche dal punto di vista del risultato. Mediocre il primo con Luca Laurenti stralunato nottambulo che sa tutto sugli autobus e i loro orari, sufficiente il secondo con Daniele Liotti nei panni di un uomo pieno di tic che a questi deve il successo nella sua vita privata (con un ottimo Marco Giallini), assolutamente pessimo il terzo con Gianmarco Tognazzi maniaco oltremodo, discreto con l’ultimo con Sabrina Ferilli e Rodolfo Laganà in una divertentissimo e strambo duetto. Una pellicola complessivamente banale e prevedibile che mette in mostra numerose falle, soprattutto quando si tratta di dare spazio a un umorismo discutibile. Mentre gli attori in tutti gli episodi sono bravi (molto la Ferilli, Liotti e Giallini), è proprio la sceneggiatura a non convincere e a non divertire. Un film così da andare a vedere solo se si è appassionati di questo oppure quello di attore e dove – in ogni caso – l’inventiva e il gusto della ricerca sono del tutto assenti.

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Marco Spagnoli

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