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redarrowleft.GIF (53 byte) Musica Gennaio 1999

 Alla ricerca dell'opera perduta

Continua la coraggiosa operazione "recupero" del teatro Pergolesi di Jesi, che mette i scena lavori poco conosciuti o dimenticati. Questa volta è toccato al "Ruy Blas" di Filippo Marchetti. Che ha, tra l'altro, fatto scoprire le qualità canore di Dimitra Theodossiou

Il Teatro Pergolesi di Jesi, fedele alla propria tradizione nella messa in scena di opere poco frequentate, quest'anno ha proposto una riesumazione di "Ruy Blas" di Filippo Marchetti (Bologna 26 febbraio 1831-Roma 18 gennaio 1902). Operazione di indubbio interesse perché ha riportato alla conoscenza del pubblico un lavoro di sicuro valore.

ruy_p.jpg (13661 byte)Filippo Marchetti è autore di sei opere (tra le quali una "Giulietta e Romeo") ma la sua fama è legata praticamente solo al "Ruy Blas". L'opera, su libretto di Carlo D'Ormeville tratto da Victor Hugo, è stata rappresentata al Teatro alla Scala di Milano il 3 aprile 1869 con Mario Tiberini, Giacomo Rota, Ida Benza, Carmelita Poch e diretta da Eugenio Terziani. Ebbe due sole rappresentazioni in quanto ad una settimana di distanza andò in scena la prima italiana de "La forza del destino" di Giuseppe Verdi che ebbe un enorme successo e cancellò l'opera di Marchetti. Il lavoro fu ripreso nel novembre del 1869 al Teatro Pagliano di Firenze riscuotendo unanime consenso dal pubblico e dalla critica tanto che si diffuse rapidamente nei teatri italiani e stranieri rimanendo in repertorio fino alla fine dell'ottocento facendo la fortuna dell'editore Lucca che ne acquistò i diritti dopo la seconda rappresentazione milanese.

Il libretto di D'Ormeville (che aveva interessato anche Giuseppe Verdi) focalizza l'attenzione tra il diverso comportamento del nobile corrotto e del plebeo virtuoso. Ne è risultato un lavoro piuttosto prolisso ma che il musicista ha rivestito di pagine pregevoli come il finale del primo e terzo atto ed il famoso duetto "O dolce voluttà" tra Donna Maria e Ruy Blas. Certamente Marchetti risente del clima del grand-operà meyerbeeriano ma si inserisce abilmente nel solco verdiano, tanto che evidenti sono le analogie con "Un ballo in maschera" e "Don Carlos". La ballata in stile andaluso "C'era una volta una duchessa" riprende per situazione e per andamento ritmico la "Canzone del velo" della Eboli del "Don Carlos".

ruy1_p.jpg (12151 byte)L'edizione di Jesi aveva come protagonista il tenore Mario Malagnini che ha ricoperto il difficile ruolo con slancio e con ottima interpretazione del personaggio. Donna Maria era Dimitra Theodossiou che ha dimostrato di avere tutte le carte in regola per un'ottima carriera: voce sicura, importante, bene impostata ed una bella presenza scenica. Buono, anche se alquanto monocorde, il Don Sallustio di Albero Gazale. Completavano la compagnia Stefano Consolini, Roberto Mencini, Gabriele Monici, Elena Marinangeli, Alfio Rosti, Sylvia Marini e Giovanni Brecciaroli. Puntuale il Coro lirico marchigiano diretto dal maestro Emanuele Pedrini. Daniel Lipton ha diretto con buoni risultati l'Orchestra filarmonica marchigiana. Peccato che ha ecceduto nei tagli sulla partitura per cui non si è potuta apprezzare in pieno l'arte di Filippo Marchetti. La regia era di Paolo Bessegato e le scene e i costumi di Giacomo Andrico. Ci si augura che la direzione artistica del teatro Pergolesi di Jesi continui coraggiosamente nella riscoperta di lavori dimenticati e degni di essere riportati alla luce.

l.m.

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