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redarrowleft.GIF (53 byte) Postint Gennaio 1999

COMUNICATO STAMPA DELL'ADUC

Associazione per i diritti degli utenti e consumatori

URL: http://www.aduc.it

mailto aduc.it{Sostituisci con chiocciola}aduc.it

Tel.055290606 - 0552302266

LE CONVERSIONI IN EURO CONFERMANO CIO' CHE DA TEMPO L'ADUC DIMOSTRAVA: I PREZZI DELLE URBANE IN ITALIA SONO I PIU' CARI IN ASSOLUTO. MEGLIO TARDI CHE MAI: INTERVERRA' IL GARANTE A MODIFICARE LA SUA ULTIMA DECISIONE, CHE ERA PRESA PER ADEGUARE I PREZZI TELECOM A QUELLI DEGLI ALTRI PARTNER EUROPEI?

Firenze, 2 Gennaio 1999. Una vera e propria presa per i fondelli. E' quella che la Telecom ha operato nei confronti dei consumatori e della Autorita' garante delle Tlc, per far credere che i prezzi delle tariffe urbane erano troppo bassi, ed andavano adeguati a quelli degli altri partner dell'Ue. La Telecom non e' riuscita in pieno nel suo piano, ma, grazie ai suoi dati e' riuscita a farsi aumentare il canone. Interviene il presidente nazionale dell'Aduc, Vincenzo Donvito. L'Aduc l'aveva sempre detto e ripetuto, anche con missive specifiche all'Autorita' Garante delle Tlc: i dati Telecom erano drogati, perche' non tenevano conto dei diversi poteri d'acquisto. Ed avevamo cerato di dimostrarlo con vari parametri di riferimento presi da calcoli Ue o della Banca Mondiale. Ma non siamo mai stati presi in considerazione, e sui media passavano e venivano pubblicati i prezzi Telecom, sempre piu' bassi rispetto a quelli degli altri Paesi.

Oggi la maschera e' stata buttata giu'. Tra l'inondazione di tabelline sui vantaggi e sulle semplificazioni della vita dei consumatori grazie all'Euro, ce n'e' una pubblicata dal Corsera di oggi, che, fatti i dovuti cambi in Euro con le tabelle fisse di conversione, quota in questo modo una telefonata urbana di 3 minuti:Austria: 0,23; Belgio: 0,51; Francia: 0,20; Germania: 0,16; ITALIA: 0,78; Lussemburgo: 0,51; Olanda: 0,10; Portogallo: 0,13; Spagna: 0,09; Gran Bretagna: 0,17.

Inviamo questo comunicato anche all'Autorita' Garante per le Tlc, perche' riveda le sue posizioni. La media Ue e' dello 0,28, e il livello Telecom e' piu' alto del 178,6%. Quello che si sta perpetrando e' un vero e proprio furto dalle tasche dei consumatori, con il beneplacito di una scientificita' da azzeccagarbugli che cerca di far confusione per non far conoscere cio' che in realta' e'. L'Euro -su cui noi non abbiamo grandi aspettative- ha avuto oggi questo merito: mettere in brache il piu' arrogante monopolista italiano. Ora aspettiamo l'Autorita' del prof. Enzo Cheli.

 

  LA RIESUMAZIONE DEGLI AVANZI DI MAGAZZINO DEL FEDELE FIDO E' STATA UNA NUOVA OCCASIONE PER VENDERE FISCHI PER FIASCHI E GARANTIRSI IPERBOLLETTE PER I PROSSIMI ANNI.

Firenze, 4 Gennaio 1998. La Telecom, in barba alle direttive dell'Autorita' garante sulle Tlc e della Ue, ha messo in atto una campagna "carbonara" per dar fondo agli avanzi di magazzino del fedele Fido, il telefono a sistema Dect spacciato per cordless.

Giocando sulla sensazionale offerta della vendita di un prodotto a 149.000 lire invece che 349.000, e giocando sull'esclusiva solo ad alcuni rivenditori che avrebbero ripreso lo sconto praticato solo al raggiungimento di un certo numero di vendite .... ammantando, quindi, di eccezionale un fatto che invece era solo un ordinario smaltimento di fondi di magazzino, la Telecom -dice Vincenzo Donvito, presidente nazionale dell'Aduc- ha letteralmente rifilato "un pacco" a decine di migliaia di consumatori, facendo loro credere che gli aveva venduto un cordless omologato, con la piccola differenza che, mentre il cordless, oltre al costo dell'apparecchio, non ha altre spese, il "fedele Fido", ogni volta che si usa in casa ("Chiamate intercomunicanti") costa uno scatto in piu' oltre a quello ordinario della telefonata; non solo ma se questo cordless lo si usa in quel che la Telecom chiama "Ambiente pubblico" (che fino ad un certo ambito comprende anche l'area di copertura di un ordinario cordless), oltre al costo della conversazione, viene addebitato un costo aggiuntivo di 170 lire al minuto, indipendentemente dalle fasce orarie, per cui, ironia della Telecom, mente uno scatto in ora non di punta costa poco piu' di 150 lire per oltre 6 minuti, se lo si fa con Fido, occorrera' aggiungere (170x7)+20%Iva= Lit.1.428.

Un cordless che e' un vero e proprio affare!!!!!!????!! Secondo il concetto di affari che Telecom ha nei confronti dei consumatori ......... L'Antitrust avra' tempo per intervenire e sanzionare la Telecom per non aver comunicato questa campagna promozionale, e per aver giocato sul telefono senza fili spacciando un sistema Dect per uno cordless?

 

Roma 4.1.99. Mettiamo diligentemente da parte abiti e scarpe usate pensando che il tutto vada ai bisognosi, alle persone che non possono permettersi di comperare abiti e che soffrono il freddo, ma non e' cosi. In effetti -dichiara Primo Mastrantoni, segretario dell'Aduc- solo il 5% dell'abbigliamento dismesso va alle persone bisognose, il restante 95% e' venduto come prodotto di seconda mano o riciclato; il che non e' uno scandalo ma e' bene saperlo. La raccolta infatti e' superiore ai bisogni e l'usato o il riciclato e' un buon mercato. Riutilizzare il materiale scartato e' d'altronde un modo per inquinare meno l'ambiente e fino a quando non si formera' un vero mercato dell'usato, con i consumatori che ricavano un utile dalla cessione di un bene, anche dismesso, occorre prendere atto della situazione, senza moralismi. E' vero anche che le associazioni del volontariato, da questo tipo di attivita', ricavano utili per le attivita' di carattere sociale ma sarebbe opportuna una maggiore trasparenza del mercato dell'abbigliamento usato.

 

  DOVEROSAMENTE STIMOLATA L'ANTITRUST, CHE HA ANCHE CONDANNATO LA TIM PER PUBBLICITA' INGANNEVOLE, L'ADUC SI DOMANDA: DOVE SONO GLI ORGANI ISTITUZIONALI CHE DOVREBBERO TUTELARE I CONSUMATORI? E CHE FINE HANNO FATTO GLI ARBITRATI TELECOM?

Firenze, 6 Gennaio 1999.  Interviene il presidente nazionale dell'Aduc, Vincenzo Donvito.

Il duetto oligopolista Tim/Omnitel conferma le sue origini di capitalismo arrogante e perennemente in abuso di posizioni dominanti di mercato, grazie al cordone ombellicare Telecom/Olivetti: una volta rifilavano ad enti pubblici compiacenti vecchie centraline meccaniche o sistemi di videoscrittura o telex, mentre il digitale era all'ordine del giorno e il computer era gia' ovunque; oggi fanno finta di essere concorrenti per applicare aumenti nello stesso momento e nello stesso ambito. Ma questo non ci stupisce piu' di tanto. Abbiamo fatto le segnalazioni all'Autorita' Antitrust per il vero e proprio aggiottaggio di mercato, e all'Autorita' Tlc per chiedere quale sia il conto economico, e soprattutto il riferimento comunitario per cui giustificano l'aumento.

La situazione non e' piu' nell'ambito di una dialettica economica, ma siamo in presenza di continue violazioni ai danni dell'utente e delle leggi. E' dell'altro giorno la condanna dell'Antitrust contro Tim per pubblicita' ingannevole: veniva propagandato il passaggio dal sistema Tacs a quello Gsm Timmy a scheda, dicendo che non c'erano canoni aggiuntivi da pagare ... e semplicemente non era vero, perche' andavano comunque pagati i canoni residui. Ma siamo abituati che il vocabolario d'italiano Tim/Omnitel, e i loro libri di analisi logica e grammatica, hanno alcune pagine mancanti. Ma essere abituati non significa rassegnazione, anzi, ci aiuta a meglio intendere il loro linguaggio. Ma c'e' una cosa che ci preoccupa anco di piu': gli organi istituzionali di tutela del consumatore, che fine hanno fatto? Nei mesi passati siamo stati inondati da notizie che decantavano le bonta' di questi organi, composti dalle associazioni "buone", e saremmo stati contenti di vederli all'opera. Ma cosi' non e' stato, probabilmente perche' stanno ancora discutendo la quantita' di compensi monetari che ognuno deve percepire per la propria funzione istituzionale. E altrettanto ci saremmo aspettati grazie agli accordi di arbitrato (consultabili in qualunque avanti-elenco della Telecom) che diverse associazioni di consumatori hanno sottoscritto con il gestore monopolista ... ma anche qui, forse, cerano ancora di capire come dividere i compensi Telecom per i loro servizi. La nuova legge che hanno chiamato sul "diritto al consumo", sta mostrando tutta la sua articolazione di demagogia corporativa. Sancito l'obbligo per il consumatore che vuole far valere i suoi diritti, di farlo solo tramite le associazioni "buone", questo consumatore si ritrova "cornuto e mazziato", perche' queste associazioni obbligate sono guidate, nella loro funzione istituzionale, da quel ministero dell'Industria che avvalla tutti gli aumenti di questi giorni: la funzione di controllore e controllato sta dando i suoi frutti, con un bel sonnifero proprio quando dovrebbe intervenire.

La via giudiziaria al diritto al consumo, la faremo passare anche da qui: i nostri avvocati stanno sfogliando i codici e dando fondo alle loro conoscenze e capacita'.

 

COMINCIA LA DISCUSSIONE DEL NUOVO DDL: RISPONDERA' ALLE ESIGENZE DEI CONSUMATORI O CONTINUERA' AD ASSECONDARE LE CORPORAZIONI DEI GIORNALAI E DEI DISTRIBUTORI? UN INVITO DELL'ADUC PERCHE' IL PARLAMENTO SI RICORDI CHE SE OGGI IN ITALIA SI LEGGE MENO CHE NEGLI ANNI PASSATI, E' ANCHE PER LA NON-LIBERALIZZAZIONE DEL SETTORE. L'ADUC CHIEDE L'INTERVENTO DELL'ANTITRUST: QUESTO DDL LIBERALIZZA O RIAGGIUSTA IL MONOPOLIO?

Firenze, 7 Gennaio 1998. Lunedi' prossimo comincia alla Camera la discussione del DDL sulla sperimentazione di nuovi punti di distribuzione per la vendita di giornali. "E' una buona occasione che non conviene farsi sfuggire". Cosi' interviene il presidente nazionale dell'Aduc, Vincenzo Donvito. "Perche', migliorando la stessa proposta, si possono aprire prospettive di consumo, di occupazione e di crescita dell'informazione che ci potrebbero far recuperare il gap che abbiamo nei confronti di tutti gli altri Paesi del cosiddetto mondo occidentale. Gli indici di diffusione dei quotidiani nel mondo (fonte Wan, World Press Trends 1997) danno l'Italia in regresso: nel '95 si vendevano 108 copie ogni 1000 abitanti, mentre nel '96 le copie diventano 105; negli Usa -dove il giornale si compra ovunque a qualunque ora- nel '95 si vendevano 226 giornali ogni 1000 abitanti, e nel '96 le copie diventano 297. Un trend che in Italia e' bloccato dal monopolio clientelare dei distributori di giornali che, da buoni conservatori, ostacolano qualunque modifica, senza rendersi conto che dell'aumento di vendite se ne avvantaggerebbero anche loro, puntando sulla qualita' e non sulla mera quantita', cosi' come fanno oggi. Ma la legge che va in discussione non va bene. C'e' un limite: i nuovi punti sperimentali di distribuzione dovrebbero essere almeno a 300 metri di distanza dalle attuali edicole. Questo significa che in citta' -dove c'e' la massima concentrazione di vendite- non verrebbe aperto neanche un nuovo punto-vendita. Se il DDL fosse approvato cosi' com'e', non aprirebbe alcuna sperimentazione, ma consoliderebbe l'attuale situazione di privilegio delle corporazioni dei distributori e degli edicolanti. Ma non solo andrebbe abolita la finta norma liberalizzatrice dei 300 metri, ma anche il fatto stesso che le nuove norme debbono essere sperimentali. Perche' parlare di sperimentazione di fronte ad un preciso impegno liberalizzatore del Governo in sede comunitaria? Per queste ragioni abbiamo chiesto l'intervento dell'Antitrust: verifichi se queste norme "sperimentali" del DDL in discussione non siano solo un palliativo per far rientrare dalla finestra cio' che si dice di voler far uscire dalla porta.

 

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