COMUNICATO STAMPA DELL'ADUC
Associazione per i diritti degli utenti e consumatori
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LE CONVERSIONI IN EURO CONFERMANO CIO' CHE DA TEMPO L'ADUC
DIMOSTRAVA: I PREZZI DELLE URBANE IN ITALIA SONO I PIU' CARI IN ASSOLUTO. MEGLIO TARDI CHE
MAI: INTERVERRA' IL GARANTE A MODIFICARE LA SUA ULTIMA DECISIONE, CHE ERA PRESA PER
ADEGUARE I PREZZI TELECOM A QUELLI DEGLI ALTRI PARTNER EUROPEI?
Firenze, 2 Gennaio 1999. Una vera e propria presa per i
fondelli. E' quella che la Telecom ha operato nei confronti dei consumatori e della
Autorita' garante delle Tlc, per far credere che i prezzi delle tariffe urbane erano
troppo bassi, ed andavano adeguati a quelli degli altri partner dell'Ue. La Telecom non e'
riuscita in pieno nel suo piano, ma, grazie ai suoi dati e' riuscita a farsi aumentare il
canone. Interviene il presidente nazionale dell'Aduc, Vincenzo Donvito. L'Aduc l'aveva
sempre detto e ripetuto, anche con missive specifiche all'Autorita' Garante delle Tlc: i
dati Telecom erano drogati, perche' non tenevano conto dei diversi poteri d'acquisto. Ed
avevamo cerato di dimostrarlo con vari parametri di riferimento presi da calcoli Ue o
della Banca Mondiale. Ma non siamo mai stati presi in considerazione, e sui media
passavano e venivano pubblicati i prezzi Telecom, sempre piu' bassi rispetto a quelli
degli altri Paesi.
Oggi la maschera e' stata buttata giu'. Tra l'inondazione
di tabelline sui vantaggi e sulle semplificazioni della vita dei consumatori grazie
all'Euro, ce n'e' una pubblicata dal Corsera di oggi, che, fatti i dovuti cambi in Euro
con le tabelle fisse di conversione, quota in questo modo una telefonata urbana di 3
minuti:Austria: 0,23; Belgio: 0,51; Francia: 0,20; Germania: 0,16; ITALIA: 0,78;
Lussemburgo: 0,51; Olanda: 0,10; Portogallo: 0,13; Spagna: 0,09; Gran Bretagna: 0,17.
Inviamo questo comunicato anche all'Autorita' Garante per
le Tlc, perche' riveda le sue posizioni. La media Ue e' dello 0,28, e il livello Telecom
e' piu' alto del 178,6%. Quello che si sta perpetrando e' un vero e proprio furto dalle
tasche dei consumatori, con il beneplacito di una scientificita' da azzeccagarbugli che
cerca di far confusione per non far conoscere cio' che in realta' e'. L'Euro -su cui noi
non abbiamo grandi aspettative- ha avuto oggi questo merito: mettere in brache il piu'
arrogante monopolista italiano. Ora aspettiamo l'Autorita' del prof. Enzo Cheli.
LA RIESUMAZIONE DEGLI AVANZI DI MAGAZZINO DEL FEDELE FIDO E' STATA UNA
NUOVA OCCASIONE PER VENDERE FISCHI PER FIASCHI E GARANTIRSI IPERBOLLETTE PER I PROSSIMI
ANNI.
Firenze, 4 Gennaio 1998. La Telecom, in barba alle
direttive dell'Autorita' garante sulle Tlc e della Ue, ha messo in atto una campagna
"carbonara" per dar fondo agli avanzi di magazzino del fedele Fido, il telefono
a sistema Dect spacciato per cordless.
Giocando sulla sensazionale offerta della vendita di un
prodotto a 149.000 lire invece che 349.000, e giocando sull'esclusiva solo ad alcuni
rivenditori che avrebbero ripreso lo sconto praticato solo al raggiungimento di un certo
numero di vendite .... ammantando, quindi, di eccezionale un fatto che invece era solo un
ordinario smaltimento di fondi di magazzino, la Telecom -dice Vincenzo Donvito, presidente
nazionale dell'Aduc- ha letteralmente rifilato "un pacco" a decine di migliaia
di consumatori, facendo loro credere che gli aveva venduto un cordless omologato, con la
piccola differenza che, mentre il cordless, oltre al costo dell'apparecchio, non ha altre
spese, il "fedele Fido", ogni volta che si usa in casa ("Chiamate
intercomunicanti") costa uno scatto in piu' oltre a quello ordinario della
telefonata; non solo ma se questo cordless lo si usa in quel che la Telecom chiama
"Ambiente pubblico" (che fino ad un certo ambito comprende anche l'area di
copertura di un ordinario cordless), oltre al costo della conversazione, viene addebitato
un costo aggiuntivo di 170 lire al minuto, indipendentemente dalle fasce orarie, per cui,
ironia della Telecom, mente uno scatto in ora non di punta costa poco piu' di 150 lire per
oltre 6 minuti, se lo si fa con Fido, occorrera' aggiungere (170x7)+20%Iva= Lit.1.428.
Un cordless che e' un vero e proprio affare!!!!!!????!!
Secondo il concetto di affari che Telecom ha nei confronti dei consumatori .........
L'Antitrust avra' tempo per intervenire e sanzionare la Telecom per non aver comunicato
questa campagna promozionale, e per aver giocato sul telefono senza fili spacciando un
sistema Dect per uno cordless?
Roma 4.1.99. Mettiamo diligentemente da parte abiti e
scarpe usate pensando che il tutto vada ai bisognosi, alle persone che non possono
permettersi di comperare abiti e che soffrono il freddo, ma non e' cosi. In effetti
-dichiara Primo Mastrantoni, segretario dell'Aduc- solo il 5% dell'abbigliamento dismesso
va alle persone bisognose, il restante 95% e' venduto come prodotto di seconda mano o
riciclato; il che non e' uno scandalo ma e' bene saperlo. La raccolta infatti e' superiore
ai bisogni e l'usato o il riciclato e' un buon mercato. Riutilizzare il materiale scartato
e' d'altronde un modo per inquinare meno l'ambiente e fino a quando non si formera' un
vero mercato dell'usato, con i consumatori che ricavano un utile dalla cessione di un
bene, anche dismesso, occorre prendere atto della situazione, senza moralismi. E' vero
anche che le associazioni del volontariato, da questo tipo di attivita', ricavano utili
per le attivita' di carattere sociale ma sarebbe opportuna una maggiore trasparenza del
mercato dell'abbigliamento usato.
DOVEROSAMENTE STIMOLATA L'ANTITRUST, CHE HA ANCHE CONDANNATO LA TIM PER
PUBBLICITA' INGANNEVOLE, L'ADUC SI DOMANDA: DOVE SONO GLI ORGANI ISTITUZIONALI CHE
DOVREBBERO TUTELARE I CONSUMATORI? E CHE FINE HANNO FATTO GLI ARBITRATI TELECOM?
Firenze, 6 Gennaio 1999. Interviene il presidente
nazionale dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Il duetto oligopolista Tim/Omnitel conferma le sue origini
di capitalismo arrogante e perennemente in abuso di posizioni dominanti di mercato, grazie
al cordone ombellicare Telecom/Olivetti: una volta rifilavano ad enti pubblici compiacenti
vecchie centraline meccaniche o sistemi di videoscrittura o telex, mentre il digitale era
all'ordine del giorno e il computer era gia' ovunque; oggi fanno finta di essere
concorrenti per applicare aumenti nello stesso momento e nello stesso ambito. Ma questo
non ci stupisce piu' di tanto. Abbiamo fatto le segnalazioni all'Autorita' Antitrust per
il vero e proprio aggiottaggio di mercato, e all'Autorita' Tlc per chiedere quale sia il
conto economico, e soprattutto il riferimento comunitario per cui giustificano l'aumento.
La situazione non e' piu' nell'ambito di una dialettica
economica, ma siamo in presenza di continue violazioni ai danni dell'utente e delle leggi.
E' dell'altro giorno la condanna dell'Antitrust contro Tim per pubblicita' ingannevole:
veniva propagandato il passaggio dal sistema Tacs a quello Gsm Timmy a scheda, dicendo che
non c'erano canoni aggiuntivi da pagare ... e semplicemente non era vero, perche' andavano
comunque pagati i canoni residui. Ma siamo abituati che il vocabolario d'italiano
Tim/Omnitel, e i loro libri di analisi logica e grammatica, hanno alcune pagine mancanti.
Ma essere abituati non significa rassegnazione, anzi, ci aiuta a meglio intendere il loro
linguaggio. Ma c'e' una cosa che ci preoccupa anco di piu': gli organi istituzionali di
tutela del consumatore, che fine hanno fatto? Nei mesi passati siamo stati inondati da
notizie che decantavano le bonta' di questi organi, composti dalle associazioni
"buone", e saremmo stati contenti di vederli all'opera. Ma cosi' non e' stato,
probabilmente perche' stanno ancora discutendo la quantita' di compensi monetari che
ognuno deve percepire per la propria funzione istituzionale. E altrettanto ci saremmo
aspettati grazie agli accordi di arbitrato (consultabili in qualunque avanti-elenco della
Telecom) che diverse associazioni di consumatori hanno sottoscritto con il gestore
monopolista ... ma anche qui, forse, cerano ancora di capire come dividere i compensi
Telecom per i loro servizi. La nuova legge che hanno chiamato sul "diritto al
consumo", sta mostrando tutta la sua articolazione di demagogia corporativa. Sancito
l'obbligo per il consumatore che vuole far valere i suoi diritti, di farlo solo tramite le
associazioni "buone", questo consumatore si ritrova "cornuto e
mazziato", perche' queste associazioni obbligate sono guidate, nella loro funzione
istituzionale, da quel ministero dell'Industria che avvalla tutti gli aumenti di questi
giorni: la funzione di controllore e controllato sta dando i suoi frutti, con un bel
sonnifero proprio quando dovrebbe intervenire.
La via giudiziaria al diritto al consumo, la faremo passare
anche da qui: i nostri avvocati stanno sfogliando i codici e dando fondo alle loro
conoscenze e capacita'.
COMINCIA LA DISCUSSIONE DEL NUOVO DDL: RISPONDERA' ALLE ESIGENZE DEI
CONSUMATORI O CONTINUERA' AD ASSECONDARE LE CORPORAZIONI DEI GIORNALAI E DEI DISTRIBUTORI?
UN INVITO DELL'ADUC PERCHE' IL PARLAMENTO SI RICORDI CHE SE OGGI IN ITALIA SI LEGGE MENO
CHE NEGLI ANNI PASSATI, E' ANCHE PER LA NON-LIBERALIZZAZIONE DEL SETTORE. L'ADUC CHIEDE
L'INTERVENTO DELL'ANTITRUST: QUESTO DDL LIBERALIZZA O RIAGGIUSTA IL MONOPOLIO?
Firenze, 7 Gennaio 1998. Lunedi' prossimo comincia alla
Camera la discussione del DDL sulla sperimentazione di nuovi punti di distribuzione per la
vendita di giornali. "E' una buona occasione che non conviene farsi sfuggire".
Cosi' interviene il presidente nazionale dell'Aduc, Vincenzo Donvito. "Perche',
migliorando la stessa proposta, si possono aprire prospettive di consumo, di occupazione e
di crescita dell'informazione che ci potrebbero far recuperare il gap che abbiamo nei
confronti di tutti gli altri Paesi del cosiddetto mondo occidentale. Gli indici di
diffusione dei quotidiani nel mondo (fonte Wan, World Press Trends 1997) danno l'Italia in
regresso: nel '95 si vendevano 108 copie ogni 1000 abitanti, mentre nel '96 le copie
diventano 105; negli Usa -dove il giornale si compra ovunque a qualunque ora- nel '95 si
vendevano 226 giornali ogni 1000 abitanti, e nel '96 le copie diventano 297. Un trend che
in Italia e' bloccato dal monopolio clientelare dei distributori di giornali che, da buoni
conservatori, ostacolano qualunque modifica, senza rendersi conto che dell'aumento di
vendite se ne avvantaggerebbero anche loro, puntando sulla qualita' e non sulla mera
quantita', cosi' come fanno oggi. Ma la legge che va in discussione non va bene. C'e' un
limite: i nuovi punti sperimentali di distribuzione dovrebbero essere almeno a 300 metri
di distanza dalle attuali edicole. Questo significa che in citta' -dove c'e' la massima
concentrazione di vendite- non verrebbe aperto neanche un nuovo punto-vendita. Se il DDL
fosse approvato cosi' com'e', non aprirebbe alcuna sperimentazione, ma consoliderebbe
l'attuale situazione di privilegio delle corporazioni dei distributori e degli edicolanti.
Ma non solo andrebbe abolita la finta norma liberalizzatrice dei 300 metri, ma anche il
fatto stesso che le nuove norme debbono essere sperimentali. Perche' parlare di
sperimentazione di fronte ad un preciso impegno liberalizzatore del Governo in sede
comunitaria? Per queste ragioni abbiamo chiesto l'intervento dell'Antitrust: verifichi se
queste norme "sperimentali" del DDL in discussione non siano solo un palliativo
per far rientrare dalla finestra cio' che si dice di voler far uscire dalla porta.
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