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redarrowleft.GIF (53 byte) Arte Gennaio 1999 (a cura di Giovanna Grossato)

"Artisti, tornate a lottare contro
la tv e la massificazione"

Oggi domina l'immagine televisiva e il prodotto di consumo. Proprio per questo è importante che l'artista torni ad essere quell'elemento critico e libero da condizionamenti, capace di ridare all'uomo il senso di sé stesso

In un'epoca in cui l'immagine televisiva è diventata il principale mezzo di condizionamento degli individui, uniformemente replicata in tutti gli schermi video del mondo allo scopo di far digerire una realtà mediata dall'occhio e dalla volontà di qualcun'altro per far consumare alle masse gli stessi prodotti che esse sono costrette a produrre per il profitto di pochi, l'immagine artistica (un'immagine non utilitaristica) può rappresentare un elemento di contrapposizione critica. Soprattutto da parte di coloro che non intendono ancora rinunciare ai propri sogni e alla propria vita, al di fuori delle mode e delle convenienze sociali.

elvieri_p.jpg (8617 byte)Ma se i sogni che vivono nell'arte vengono riciclati sotto forma di pubblicità, che cosa può fare l'artista per opporre resistenza? Quali strumenti di controazione può inventarsi colui che non aspira al potere ma a tutta la vita? Oggi le immagini deformate della televisione organizzano gli spettacoli nel nome dell'audience che regola i costi della pubblicità, che noi tutti paghiamo poi sui prodotti che compriamo nei supermercati. Ogni struttura del linguaggio è condizionata dall'unica logica che è quella del profitto. La televisione rende merce i desideri delle persone che assistono alla rappresentazione falsificata della loro vita, mentre le immagini in cui si specchiano stanno gradualmente modificando le loro menti, stanno deformando i loro stessi corpi.

"Nella società del benessere" come ripete un acuto testimone del nostro tempo, il regista Alberto Grifi, "ogni umanità è bandita, il mercato non sa cosa farsene dell'umanità delle persone che non serve a vendere i prodotti". In questa organizzazione mondiale del profitto, controllata innanzitutto dalle multinazionali in accordo con il potere politico, le immagini costituiscono la grande ipnosi del linguaggio globale, la droga che tutti addormenta e rimbambisce.

E' tempo che gli artisti tentino di riappropriarsi delle proprie immagini, ma per poter fare ciò devono innanzitutto prendere coscienza della loro condizione nel mondo, e scendere dalle torri d'avorio, dove l'arte rimane immobile e dove essi, come uccelli dalle piume sgargianti, cantano perennemente senza mai avere la forza di rompere la gabbia. La storia non ci insegna forse che l'arte e la ribellione sono in fondo la stessa cosa? L'arte non nasce da esigenze merceologiche e non giunge con l'ispirazione da mondi celesti, ma scaturisce dall'intima necessità di dare un senso al proprio mondo, di svelare la propria realtà personale. L'arte è un atto d'amore che ci offre la straordinaria possibilità di essere NOI STESSI, di creare e pensare con la nostra testa.

L'artista cosciente è anche qualcuno che ricerca continuamente una forma, che deve però immediatamente distruggere e reinventare (come insegna Picasso) per non essere da questa imprigionato e condizionato. Solo così potrà creare delle cose del tutto imprevedibili (l'opera va al di là della semplice visione superficiale delle forme), e non ciò che ci si aspetterebbe di vedere. "Se il mondo si fosse liberato dell'arte - scriveva Gombrowicz nel Diario 1957-1961 - il progresso non si sarebbe fermato; le Scienze, il Partito, la Filosofia, le Religioni avrebbero continuato a far sentire la loro stentorea voce, ma non avremmo più udito la voce del singolo, ciò che sente e pensa l'uomo". Ma come può cambiare l'arte se non cambia prima la vita e il pensiero?

Vladimiro Elvieri
(incisore)

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