Index Attualità - Ottobre 1998


Il muro di sabbia

Da due anni lotta per sapere come e perché è morta la figlia Mlena, rapita e uccisa in Tunisia. Le autorità hanno già condannato il presunto assassino, ma Gilda Bianchi non crede alla loro verità. Piena di contraddizioni e misteri, dice. E anche se stanca e delusa, continuerà nella sua ricerca della verità

milena.gif (5752 byte)Bassano - "Se oggi succedesse la stessa cosa a qualcuno gli direi di fare da solo, arrangiarsi, non parlare con nessuno. Soprattutto con la polizia...". Dopo due anni di sofferenze è l'unica lezione che Gilda Bianchi ha imparato. Due anni passati prima a cercare la figlia Milena, scomparsa nel '96 durante una vacanza a Nabeul, in Tunisia. Poi a riconoscere il corpo sepolto sotto un torrente secco, ascoltato la confessione del presunto assassino, la ritrattazione, i misteri, le stranezze di quell'omicidio e i mille silenzi e ostacoli che le hanno seminato intorno le autorità tunisine. Preso un assassino per loro quella storia è chiusa e sigillata. Per lei, anche se stanca e delusa, non è ancora il momento di dire la parola fine.

Il colpevole ufficiale è quel giovane Ben Mounir invaghitosi della ragazza, che da solo l'avrebbe uccisa, trasportata sulla sua Vespa e sepolta fuori dal paese. Così aveva raccontato dopo l'arresto. Poi, qualche mese dopo, l'inversione di marcia: non è vero, sono stato minacciato e costretto a confessare da alcuni uomini. Forse è vero, forse no. Forse Mounir è solo uno degli assassini di Milena. Comunque qualcosa non va nelle ricostruzioni del delitto. Abbastanza (vedi l'intervista all'avvocato Marazzita, legale della famiglia) per un nuovo processo. Quello negato dalla magistratura della Tunisia, che ha respinto la richiesta di revisione del processo e ha condannato Mounir a 20 anni di galera. Caso archiviato.

Stanca e delusa, Gilda Bianchi: "Con mio marito ci siamo chiesti se vale ancora la pena di continuare - dice - Ha senso lottare contro un muro? E poi, più di così cosa possiamo fare? La legge italiana dovrebbe chiedere qualcosa, intervenire...". Allora è la resa? "No, continuerò per conto mio. Ma perché non esce la verità su mia figlia? Mi sento presa in giro...".

Non è finita, allora. L'ultimo passo potrebbe essere l'ultimo grado di appello possibile nel sistema giudiziario tunisino. Ma cosa possono aspettarsi in casa Bianchi dopo tanti "no"? "Bisognava sentire l'arringa dell'avvocato difensore, per capire: era terribile, ha letteralmente demolito l'autopsia dei periti tunisini (la morte ufficialmente sarebbe avvenuta a causa delle botte subite in testa, ma non c'è traccia di fratture: ndr) - continua Gilda Bianchi - Eppure niente. Ma se ci volevano perfino convincere che Milena era uscita dal paese volontariamente?".

Hanno speso molto, i Bianchi. Sofferenze, fatiche, rabbia. Hanno chiesto aiuto a molti. Sono arrivati fino al Papa, ma quando volevano incontrarlo durante la sua visita in Tunisia la polizia li ha quasi sequestrati. Soprattutto perché non gli piaceva quella maglietta con la foto di Milena che chiedeva giustizia. Ma hanno speso anche molti soldi. Sorride Gilda Bianchi: "Nel '96 in un mese, solo di telefonate, abbiamo speso 5 milioni...". Ha lasciato anche il lavoro, per seguire le tracce di Milena. Ma questi non sono i veri problemi. La pace per Gilda e Bertillo Bianchi tornerà solo quando la morte di Milena avrà una spiegazione. Che forse sarà banale. Ma loro, a Milena, è questo che le devono.

a.m.