indice ARTE - a cura di Giovanna Grossato - Settembre 1998


Donne nell’arte (24)

"FORMA" - Carla Accardi

Tra le più significative espressioni artistiche in Italia sul finire della seconda Guerra, Il Fronte Nuovo delle Arti, che ben presto si divise nelle due scuole dell’Astrattismo e del (Neo)realismo, fu forse quello che aprì all’arte italiana di questo periodo la possibilità di maggiori confronti. Attorno al problema del rapporto tra arte, realtà e società si aprì, infatti, un lucido e spesso appassionato dibattito e si mossero gruppi e movimenti di orientamento diverso che tentarono di esprimere valori culturali e sociali di sincero e profondo impegno.

acc1p.jpg (16788 byte)Nell’inverno del 1946 si era costituito a Roma, primo in Italia nel dopoguerra, un gruppo astrattista che si denominò FORMA per sottolineare come programmaticamente si volesse puntare sul linguaggio e sul recupero di una dimensione formale (strutturale), nell’intento di superare sia il Realismo celebrativo, sia l’espressionismo ormai "deviato" e di riportare l’arte del nostro Paese "sul piano dell’attuale linguaggio europeo".

Il 15 marzo 1947 Piero Dorazio, Carla Accardi, Pietro Consagra, Achille Perilli, Ugo Attardi, Mino Guerrini, Antonio Sanfilippo e Giulio Turcato firmarono il Manifesto che pubblicarono sul numero unico "FORMA" in cui il concetto di formalismo si abbina con quello di marxismo e di progressismo, contro il realismo spento e conformista.

Del gruppo è Carla Accardi che, a somiglianza di un altro grande artista "segnico", Capogrossi, insiste nel cercare la forma non in un segno libero, conseguente all’automatismo psichico, come avviene nella maggior parte della pittura informale, ma in un segno organizzato, quasi come una cifra, un acc2p.jpg (17234 byte)geroglifico; ne deriva una "scrittura" composta da caratteri che si dispongono in posizioni ordinate, talora simmetriche tra loro, talaltre speculari o invertite ; esse si moltiplicano, mutando solo le dislocazioni nello spazio e le combinazioni cromatiche, senza mai cadere nel rischio di un decorativismo arabescato.

L’assenza, poi, nella maggior parte delle opere, di un titolo "naturalistico" che dia indicazioni di una realtà diversa dalla semplice sottolineatura dell’utilizzo dei colori, "Verde-azzurro-arancio" o "Yellowredblack", conferma come sia proprio solo la forma (ed una delle principali forme della pittura è, appunto, il colore) a fornire contenuto all’espressione artistica.

Questa ricerca artistica della Accardi e dei suoi amici sintetizzerà, nella prima metà degli anni Cinquanta, aspirazioni di altri gruppi e correnti anche fuori dall’Italia. Essi, pur con indirizzi di ricerca diversi, tendono tutti ad un rinnovamento formale che consentisse all’arte di porsi all’altezza delle novità presentate in campo scientifico e sociale: sarà, ad esempio, il caso del parigino "Group Espace" che, ispirato alla sintesi delle arti di Le Corbusier, espose nel 1953 all’82° mostra dell’Art Club di Roma, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, con alcuni rappresentanti del gruppo di FORMA tra cui la Accardi, Colla, Dorazio, Capogrossi, Burri, oltre che con Astrattisti torinesi, fiorentini, napoletani e ai membri del Mac.

G.G.