Index Attualità - Agosto 1998



Sposa mia, ti amerò per 35 ore

Una ricerca tedesca ha scoperto che tra i lavoratori della Volkswagen dal 1993 sono triplicati i divorzi. Cioè da quando è stato introdotta la "settimana corta" di 28 ore per salvare l'occupazione. Motivo: stare troppo a casa manda in tilt anche le coppie più rodate

A rendere - se possibile - più complicato ancora il già difficile dibattito sull'introduzione in Italia delle cosiddette 35 ore è arrivato uno studio dell'Università del Lunenburgh, pubblicato sulla versione tedesca del mensile Capital che potrebbe - se reale - interessare enormemente i sociologi di tutto il mondo. Nonostante il guru dell’economia Jeremy Rifkin abbia spiegato abbondantemente nel suo libro epitaffio di qualche anno fa intitolato significativamente La fine del lavoro che il futuro lavorativo dell’umanità può essere riassunto nello slogan della Cgil "Lavorare meno, lavorare tutti", le sue pagine dedicate all’utilizzo del tempo libero da parte dei lavoratori non devono avere convinto affatto gli operai della Volkswagen.

Sebbene, infatti, Rifkin illustri attentamente che - a causa dell’introduzione delle nuove tecnologie e i bassi costi del lavoro in Estremo Oriente - l’unica arma efficace contro la disoccupazione è quella - non potendo moltiplicare i posti di lavoro - di dimezzare le ore di quelli esistenti e ridurre anche i salari, l’esperimento realizzato nelle fabbriche Volkswagen sembrerebbe avere qualche controindicazione.

Secondo lo studio universitario citato sopra, infatti, la settimana cortissima (28.8 ore) che dal 1993 è stata adottata in tutti gli stabilimenti della casa automobilistica tedesca avrebbe messo in una crisi assai grave i matrimoni degli stessi operai. La riduzione del salario del 20% in cambio del posto garantito avrebbe visto aumentare in maniera esponenziale il numero dei divorzi e del ricorso (soprattutto da parte delle coppie più anziane) all’aiuto di un consulente matrimoniale.

Oltre a questo nella maggior parte dei nuclei familiari dei lavoratori della casa automobilistica dalla doppia V intrecciata si respirerebbe un’aria di grande insoddisfazione al punto che un grande numero di intervistati arriverebbe a porsi sempre la stessa domanda: "A che serve avere più tempo a disposizione per il tempo libero, se non si hanno i soldi per divertirsi?". A questo interrogativo tutt’altro che politically correct il sindacato dei lavoratori risponde con un quesito di maggiore spessore e gravità chiedendosi : " Quanti matrimoni sarebbero andati in crisi se l’Azienda avesse condotto il porto il piano originario di ristrutturazione che prevedeva circa 30.000 licenziamenti ?".

È un dato di fatto, però, che il numero dei divorzi dal 1990 al 1994 sia quasi triplicato tra i lavoratori della Volkswagen e secondo lo studio universitario questo sarebbe stato dovuto unicamente alla prolungata esposizione tre giorni su sette all’ambiente familiare. L’esposizione a un lavoro meno faticoso e pressante con molto più tempo a disposizione per la famiglia e la casa, avrebbe fatto venire fuori i contrasti e le incertezze altrimenti sopite o ignorate il più a lungo possibile con il vecchio orario di lavoro.

Da questo punto di vista Rifkin avrà altri ghiotti elementi di studio che porteranno evidentemente a una controindicazione molto chiara : bisogna abituare l'uomo moderno a una propria vita sganciata dal lavoro e dalle sirene del capitalismo. Una vita sociale sana - dunque - fondata non sul denaro, ma sulla persona. Come dire: "Strutturato il lavoro moderno, vanno strutturati i lavoratori. "

m.s.