indice ARTE - a cura di Giovanna Grossato - Agosto 1998



Donne nell'arte (23)

TINA MODOTTI, una strada a sinistra tutta in salita

La popstar Madonna le ha dedicato e sponsorizzato, nel centenario della sua nascita, una clamorosa retrospettiva al Philadelphia Museum of Art e una sua foto "Due calle" callep.jpg (8608 byte), del 1925 viene battuta da Christie’s, nel 1993, per 303.2 milioni di lire.

Numerosi sono i rapporti che legano questa interessante figura di intellettuale con la cultura più avanzata ed irrequieta dei primi quarant’anni del secolo: da Diego Rivera a Hemingway, da Malraux a Dos Passos, a Rafael Alberti a Neruda che, nella lunga ode dedicatale alla morte, incisa sulla pietra della tomba di Tina, definisce la sua "una vita fragile". Tina Modotti visse, infatti, assai intensamente le lacerazioni e le passioni del periodo forse più pregnante e violento di questo secolo lasciandosene, infine, travolgere.

L’inizio della sua avventura umana, artistica e politica, tramandata dai biografi è quella di una ragazzina che, nata a Udine nel 1896, si imbarca su di un mercantile assieme ad altri emigrati per raggiungere il padre e, possibilmente, cercare nel Nuovo Mondo una risposta alla propria vita. Le condizioni nella città natale sono, infatti, durissime, come per molti in quegli anni, del resto: il padre meccanico, emigrato a San Francisco, la madre sarta, la necessità, a dodici anni, di lavorare in fabbrica per mantenere la famiglia.

San Francisco la premia, dopo i primi tempi trascorsi come operaia in una industria di abbigliamento, coinvolta nei primi movimenti sindacali, facendole conoscere l’amore per il teatro e poi la stabilità ed il benessere attraverso il matrimonio, avvenuto nel 1918, con il pittore e poeta Roubaix de l’Abrie Richey, detto Robo.

rosep.jpg (13964 byte)Poco dopo, nel 1921, si verifica anche un altro importante incontro, quello con il grande fotografo Edward Weston, e con la sua arte, la fotografia. Suo mentore, Weston avrà tuttavia occasione di affermare, a proposito dell’immagine "rose", del 1924: "Tina ha una fotografia che vorrei firmare col mio nome - e non è una cosa che mi capita spesso".

Hollywood, pur tra le inquietudini esistenziali, ne farà, negli anni Venti, anche una diva del muto, ma l’istinto pasionario di Tina la sospinge, assieme a Weston, nel frenetico ambiente del Messico post-rivoluzionario, a contatto con intellettuali, scrittori, poeti e artisti, come Diego Rivera che la celebrerà in numerosi suoi murales: quello del Palacio Nacional di Città del Messico, ad esempio, in cui la Modotto è raffigurata nell’atto di distribuire armi ai rivoluzionari, o nell’altrettanto famoso mural "La terra", dell’Università di Chapingo.

riverap.jpg (17127 byte)Esaltata dagli Estridentisti (una sorta di futuristi americani che annoveravano nel gruppo tra i più interessanti artisti di quegli anni), Tina diviene, una reporter attenta ed appassionata di questa realtà. Le sue fotografie, che denunciano la violenza e l’ingiustizia, sono pubblicate sulle più importanti riviste europee e americane; esse consacrano il suo nome alla fama mondiale e il suo cuore alla causa del comunismo, rafforzato anche dal nuovo amore con il giovane dirigente cubano Julio Antonio Mella, che verrà assassinato dalla controrivoluzione nella notte del 10 gennaio 1929.

Dopo quel tragico evento, Tina viene arrestata dalla polizia messicana che le scatena contro la stampa e l’opinione pubblica esibendo fotografie di Weston che la ritraggono nuda. Accusata dalla morale dell’epoca per la sua trasgressività, un anno dopo viene considerata responsabile di aver attentato alla vita del presidente messicano ed espulsa dal Paese. Rifugiata in Germania, ne fugge quasi subito il clima di follia imminente e si trasferisce a Mosca dove, come funzionaria del Soccorso Rosso, vive gli anni più oscuri del comunismo post-rivoluzionario, senza tuttavia mai rinunciare a credere nei fondamentali valori del comunismo: né il suicidio di Majacovskij, né l’esilio di Trotzkij, la fine di Bucarin o il suicidio di Kirov riescono, infatti, a convincerla del tutto del fallimento dei suoi ideali politici. Nel 1936 lascia l’unione Sovietica e si arruola nelle Brigate Internazionali che combattono in Spagna, accanto a Norman Bethune, Dos Passos e Robert Capa che non riesce a convincerla di riprendere più in mano la macchina fotografica.

Dopo la sconfitta ritorna a Città del Messico, stanca, delusa e separata dal suo passato. Qui, nel gennaio del 1942 muore : ufficialmente per un "attacco cardiaco", secondo gran parte della stampa vittima, piuttosto delle epurazioni staliniste.

Dagli episodi della sua vita e di quella di personaggi famosi a lei contemporanei, dalle testimonianze non solo artistiche sopravvissutele, Pino Cacucci, autore del romanzo "Puerto Escondido", ricostruì, nel 1991, una biografia intensa come un romanzo, "Tina", che si conclude con un breve capitolo che descrive così il luogo della sepoltura dell’artista: "La tomba di Tina Modotti è un rettangolo di pietra grigia consumata dal tempo, sperduta in un angolo dell’immenso Pantheòn de Dolores, alla periferia nordoccidentale di Città del Messico: Amici anonimi l’hanno comprata nel gennaio del 1942, ed essendo "perpetua", nessuno se n’è preso cura da allora. L’erba cresce alta tutt’attorno e nelle fessure, polvere e foglie morte la rendono indistinguibile a chi non ne abbia chiesto prima l’ubicazione. E per ottenerla, occorre riesumare il registro delle sepolture nell’archivio del cimitero che è tra i più grandi del mondo. Il bassorilievo col profilo di Tina è ormai una vaga parvenza appena intuibile, corrosa dalla pioggia e dal vento di mezzo secolo : Una spaccatura attraversa il coperchio sprofondato nel terreno, e le parole dell’ultima poesia a lei dedicata [di Pablo Neruda n.d.r.] sono quasi illeggibili, disperse in un velo di muschio. "

G.G.